Si sono chiuse sabato le Summer Nations Series che hanno lanciato gli Azzurri verso la rassegna mondiale in Francia. Tra luci e ombre, una sintesi di quanto mostrato dalla nazionale nel mese di agosto. La Rugby World Cup è in diretta su Sky Sport e NOW: Italia-Namibia LIVE il 9 settembre
Con la bella vittoria di sabato 26 agosto sul Giappone per 42-21, l’Italia ha chiuso le Summer Nations Series, ovvero le gare che hanno aiutato le squadre del Sei Nazioni a prepararsi per la Rugby World Cup di scena a partire dal prossimo 8 settembre in Francia. Gli Azzurri di Kieran Crowley esordiranno il 9 settembre contro la Namibia a Saint-Etienne, proseguiranno il mondiale il 20 settembre contro l’Uruguay a Nizza, quindi chiuderanno con la sfida a Nuova Zelanda e Francia a Lione il 29 settembre e il 6 ottobre. L’obiettivo minimo è vincere le prime due gare e assicurarsi il terzo posto nel girone, che significa qualificazione automatica alla prossima Coppa del Mondo; ottenuto quello si può inseguire un sogno: ottenere una vittoria contro una delle due big del girone e qualificarsi ai quarti di finale.
Le Summer Nations Series hanno detto che l’Italia è una squadra pronta per il compito che deve affrontare. Le vittorie su Romania e Giappone delle ultime due settimane hanno confermato la capacità degli Azzurri di battere le squadre che sono loro inferiori nel ranking mondiale. Allo stesso tempo, le sconfitte di inizio mese contro Scozia e Irlanda dicono di una squadra che ancora ha della strada da fare se vuole provare a ottenere una vittoria contro le nazionali top del panorama internazionale.
Cosa si è visto di buono
“Per noi la partita contro il Giappone era la prima vera partita del mondiale” ha detto Michele Lamaro in conferenza stampa, e in effetti si è visto. L’Italia ha effettuato una bella progressione nel proprio gioco offensivo: contro Scozia e Irlanda l’attacco ha balbettato di più rispetto alle uscite della scorsa primavera al Sei Nazioni, complici anche i molti cambi nei due XV, che hanno dato a tutti la possibilità di mettersi in
mostra e ottenere una convocazione; contro la Romania le cose sono migliorate, anche se ci sono stati tanti errori gestuali e la squadra avversaria ha offerto un test relativamente probante; contro il Giappone, invece, l’attacco azzurro è tornato a volare, regalando mete bellissime e spettacolari ai propri spettatori.
L’Italia è capace di essere letale perché gioca benissimo tutte le situazioni tattiche offensive in cui un portatore di palla ha a disposizione tre opzioni: mettersi in proprio e attaccare, servire un giocatore che corre un angolo stretto per penetrare o passare a uno che corre una corsa arcuata per aggirare. Decision making e abilità tecniche individuali fanno la differenza e consentono di fissare la difesa fino all’ultimo secondo possibile, rendendola inefficace. Ha funzionato benissimo, inoltre, la linea arretrata con Tommaso Allan estremo e Ange Capuozzo spostato all’ala, tanto da far pensare che potremmo tornare a vederla come la preferita dallo staff tecnico nelle gare decisive della Rugby World Cup.
Contro il Giappone si è notato anche un miglioramento in un dettaglio del gioco che riveste un’importanza fondamentale: gli Azzurri hanno fatto un ottimo lavoro sulle scorte, come si chiamano in gergo quei giocatori che, dopo un calcio alto degli avversari, formano una sorta di cordone umano a protezione del saltatore che va a ricevere il pallone in aria. L’Italia ha spesso sofferto nella contesa aerea soprattutto per la scarsa protezione offerta ai giocatori del triangolo allargato, mentre con il Giappone si è visto un netto miglioramento nella fattispecie.
Cosa c’è da migliorare
Non è tutto perfetto, però, tra le fila azzurre. C’è una fase di gioco nello specifico che sta soffrendo più del dovuto, ed è il drive da rimessa laterale, sia offensivo che difensivo. In attacco l’Italia non segna una meta con una maul da touche da 14 partite. L’ultima volta ci è riuscita in Portogallo-Italia del giugno 2022. Delle prime quindici squadre del ranking mondiale, probabilmente il drive azzurro è quello che ha ottenuto i risultati peggiori. Se si pensa a come il Sudafrica è riuscito a demolire la difesa della Nuova Zelanda nel test match di venerdì sera, grazie a tre mete arrivate sulle conseguenze di un drive a 5 metri dalla linea di meta, l’importanza di questa arma offensiva risulta subito molto evidente.
Durante le Summer Nations Series, però, l’Italia è tornata a soffrire anche in fase difensiva, laddove aveva ottenuto grandi miglioramenti nel corso delle ultime due stagioni. Scozia, Irlanda e Romania hanno tutte tratto profitto dalle sofferenze azzurre nel contrastare la spinta degli avanti, mentre il Giappone non può dire lo stesso, ma ha comunque trovato le segnature su una giocata studiata a tavolino da un finto drive dopo una rimessa laterale dentro i 22 metri italiani. Urge, per l’Italia, ritrovare compattezza in questo aspetto del gioco. Anche perché se la Namibia, ventunesima squadra del ranking mondiale, ha un punto di forza è quello: un drive forte, con giocatori esuberanti fisicamente. Per Lamaro e compagni due settimane di lavoro per farsi trovare pronti all’appuntamento più importante.
A cura di OnRugby.it