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Trump: "Invito ritirato a Curry". LeBron replica: "Era un onore prima che arrivassi tu"

Sport USA

Steph Curry ha fatto sapere che non sarebbe andato alla Casa Bianca per la tradizionale visita dei campioni NBA, cosa che ha scatenato la risposta di Donald Trump. Le reazioni di LeBron James, della lega stessa con Adam Silver e di altre stelle non sono mancate

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Non accenna a placarsi la polemica a distanza tra il mondo dello sport e il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. La NBA – nella persona di Adam Silver, commissioner della lega – ha dovuto commentare con un comunicato ufficiale il fatto che la Casa Bianca ha cancellato la tradizionale visita della squadra campione alla sede della presidenza USA. “Ero a favore del fatto che la squadra [i Golden State Warriors, ndr] visitasse la Casa Bianca e pensavo che fosse una rara opportunità per quei giocatori per condividere le loro opinioni direttamente col Presidente. Sono deluso per il fatto che non succederà. Ancora di più, sono orgoglioso che i nostri giocatori prendano un ruolo attivo nelle loro comunità e continuino a parlare pubblicamente di questioni incredibilmente importanti”. Opinione ribadita, con parole più dure, anche dall’Associazione Giocatori: “La NBPA difende i suoi membri e la possibilità di esercitare il loro diritto di parola contro quelli che cercano di reprimerla. La celebrazione della libertà di espressione – e non la condanna – è ciò che rende davvero l’America grande”.

Le parole di Steph Curry: “Non andremo alla Casa Bianca”

Queste parole arrivano a seguito delle dichiarazioni di Stephen Curry, che seguendo l’esempio già dato da Kevin Durant aveva annunciato che gli Warriors non avrebbero partecipato alla visita nel caso in cui fosse arrivato l’invito. "Abbiamo deciso di non partecipare alla cerimonia con il nostro presidente per ciò che lui è, per le cose che ha detto e soprattutto per quelle che ha deciso di non pronunciare. Per questo non andremo alla cerimonia. Potremo parlare a lungo di tutti gli sportivi che hanno provato a loro modo a lanciare un segnale, un messaggio. Da Colin Kaepernick a ciò che è accaduto a Michael Bennet, tutti hanno provato a scuotere questa nazione. E anche noi vogliamo farlo utilizzando la nostra piattaforma, la cassa di risonanza che abbiamo a disposizione. Questo è il motivo per cui abbiamo fatto questa scelta; sono consapevole del fatto che non andando alla Casa Bianca non ci saranno miracolosamente degli effetti benefici per il mondo, ma questo è il modo che abbiamo per far sentire la nostra voce".

La risposta di Trump e quella di LeBron James, Chris Paul e Kobe Bryant

A seguito di quelle parole, Donald Trump su Twitter ha scritto che “Essere ricevuti alla Casa Bianca dovrebbe essere considerato un grande onore per i vincitori del titolo NBA. Curry sta esitando all’idea, perciò l’invito è ritirato”. Quella presa di posizione così netta, arrivata peraltro solo un giorno dopo parole molto criticate sui giocatori di football NFL, ha scatenato la reazione rabbiosa di LeBron James: “Fannullone [il termine utilizzato è stato “bum”, ndr], Steph Curry ha già fatto sapere che non sarebbe andato e perciò non c'era nessun invito. Andare alla Casa Bianca è sempre stato un onore finché non sei arrivato tu!”. Opinione condivisa anche da Chris Paul (“Con tutto quello che succede nel nostro paese, perché TU sei così concentrato su chi si inginocchia e visita la Casa Bianca? #StaiNelTuo. E dubito che sia uomo abbastanza da chiamare quei tipi di giocatori ‘figlio di p…’ in faccia”) e Kobe Bryant (“Un Presidente il cui nome da solo crea divisione e rabbia, le cui parole ispirano dissenso e odio, non può ‘Rendere di nuovo grande l’America’”). Ma non solo: anche Draymond GreenRobin LopezBradley BealDavid WestC.J. Watson e Baron Davis si sono espressi pubblicamente sui social.