New England-Jacksonville e Philadelphia-Minnesota: saranno queste le finali di Conference (diretta su Fox Sports domenica dalle 21.05). I Divisional games hanno regalato spettacolo, soprese e una costante: sono state le difese a decidere le gare, nel bene e nel male
Qualche settimana fa ci eravamo chiesti dove portassero arrivare le orme dei Jaguars. Pensare allora che la destinazione potesse essere il Championship Game a Foxborough era una follia, oggi un’incredibile realtà. Non ci credeva nessuno neanche in città tanto che l’entusiasmo dopo il clamoroso successo sugli Steelers è stato incredibile, coinvolgente. Addirittura il sindaco della città Lenny Curry ha fatto aprire le stadio Ever Bank Field affinché si potesse onorare in stile il ritorno della squadra.
I Jaguars, prima di quello con Buffalo, non vincevano un match di playoff dal gennaio 2008, venivano da una stagione con sole 3 vittorie e 13 sconfitte e per tutti avevano il grosso problema del quarterback. Premesse non certo straordinarie. Invece proprio Bortles li ha portati ad una stagione da sogno. Un sogno che non è ancora finito. In stagione regolare ha lanciato per 3687 yards con 21 TD pass e solo 13 intercetti poi, nella post season, altre 301 yards in 2 partite con zero intercetti e un rating di 85,5. Improvvisamente sembra diventato saggio ed affidabile. E’ vero che un solido gioco di corsa col fantastico rookie Leonard Fournette (a Pittsburgh sopra le 100 yards e 3 touchdown) e TJ Yeldon decisivo come non mai all’Heinz Field, lo ha aiutato ma, nel momento in cui ha dovuto rischiare lo ha fatto senza sbavature. Andare a vincere una volta in stagione in casa degli Steelers è un’impresa, farlo addirittura 2 volte straordinario. Si perché ad ottobre Jacksonville aveva già espugnato Heinz Field forzando addirittura Roethlisberger a 5 intercetti.
Pochissimo si è parlato anche del coach Doug Marrone. Classico paisà newyorkese che sfruttando il fisico si è creato un futuro nello sport. Qualche apparizione in NFL con Dolphins e Saints poi la breve carriera di uomo di linea offensivo si è conclusa in Europa a Londra coi Monarchs. Come spesso accade per chi non è esattamente baciato in fronte dal talento, da giocatore Marrone ha sviluppato quella cultura del lavoro e quell’attenzione che gli hanno permesso di avere poi successo da allenatore. Una scalata progressiva. Prima assistente in piccole università, poi nella NFL con NY Jets e Saints quindi nel 2009 la grande occasione di fare il capo allenatore in un grande College, la sua alma mater di Syracuse. Con gli Orange 2 Bowl vinti in 4 anni hanno attirato nuovamente le attenzioni del piano superiore e a Buffalo nel 2013 è arrivata la prima chance da Head Coach nella NFL. L’anno dopo ha sfiorato i playoff prima di esser stato costretto a lasciare l’incarico per un cambio di proprietà. Appena tornato a Jacksonville con pieni poteri dirigenziali Tom Coughlin, che lo aveva affrontato da avversario sulla panchina dei Giants, lo ha però subito promosso capo allenatore ai Jaguars. Una combinazione tra di loro che funziona a perfezione.
Tom Coughlin, Executive VP dei Jaguars, e Doug Marrone, Head Coach, il giorno della presentazione
Due menti offensive, due uomini poco flessibili che con decisione hanno dato una scossa a tutto l’ambiente. Hanno resistito alle pressioni su Bortles, hanno scelto meravigliosamente Fournette nell’ultimo draft e il resto lo ha fatto la difesa. Reparto dove hanno investito bene i soldi sul cornerback free agent AJ Bouye e sviluppato il talento e la fisicità di quel Calais Campbell che, con 14,5 sacks suoi, ha contribuito a far ribattezzare la squadra Sacksonville.
Chiaro che New England, in casa, sarà super favorita e anche in America praticamente nessuno da una chance ai Jaguars nel Championship, ma i Patriots in stagione regolare hanno concesso una media di 4,7 yards a portata sulle corse e quella è l’arma più appuntita dell’attacco di Jacksonville e se Bortles dovesse continuare a limitare gli errori allora il resto potrebbe farlo la difesa e si potrebbe quantomeno avere una partita.
“Gli attacchi vendono i biglietti, ma le difese vincono i campionati” Vecchio adagio dello sport americano confermato ancora una volta dal weekend NFL. E’ con la difesa che Philadelphia ha sopperito all’assenza di Carson Wentz e battuto Atlanta che per molti era favorita, è con la difesa che (a parte un incredibile, folle e bellissimo finale di partita) Minnesota ha indirizzato la sfida con i Saints dalla sua parte almeno fino alla metà del terzo quarto ed è non fidandosi della difesa, chiamando un onside kick, che Mike Tomlin ha dato il colpo di grazia definitivo alla sconfitta dei suoi Steelers.
Vero che nel weekend Diggs, Thielen, e Antonio Brown hanno fatto ricezioni da circo, vero che Fournette e Ajayi sono a tratti parsi incontenibili, che Brady è stato la solita perfezione assoluta, ma alla fine sono state le difese a fare sempre la differenza. Perfino per New England che con blitz continui, anche con 3-4 giocatori, hanno impedito a Mariota, il quarterback più mobile dei playoffs, praticamente di uscire con efficacia dalla tasca.
La storia più bella ? Quella di Millie Wall. Arzilla e scatenata tifosa dei Vikings che ha assistito, invitata dalla franchigia che ha risposto ad una lettera della famiglia, al primo match di post-season della sua vita chiacchierando amabilmente anche col Commissioner Roger Godell. Si è presentata allo stadio con la nipote e con due striscioni d’incoraggiamento alla squadra che aveva preparato lei stessa. Quest’anno compirà 100 anni e il regalo speciale…….lo ha già chiesto!