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Lara Lugli, giocatrici di volley protestano con il pallone sotto la maglia

Volley

Bellissimo gesto di solidarietà durante la finale di volley femminile Coppa Italia A2 tra Mondovì e Macerata: le due capitane sono scese in campo col pallone sotto la pancia in sostegno di Lara Lugli, pallavolista citata per danni dalla sua società dopo essere rimasta incinta

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Un gesto semplice, ma dal grande impatto. È quello di cui si sono rese protagoniste le capitane di Mondovì e Macerata, avversarie nella finale di Coppa Italia dell’A2 femminile di volley ma unite nell’esprimere solidarietà scendendo in campo con un pallone sotto la pancia. Un messaggio bellissimo di vicinanza a Lara Lugli, pallavolista che nei giorni scorsi aveva raccontato di essere stata citata per danni dalla società per essere rimasta incinta. Prima di loro, anche altre atlete e atleti in giro per i palazzetti di tutta Italia avevano offerto il proprio sostegno con lo stesso gesto, preceduto dal lancio della campagna social #iosolo, promossa dall’Aip, l'associazione italiana pallavolisti, e da Assist, l’associazione nazionale atlete.

La storia di Lara Lugli

Lara Lugli, pallavolista con un passato nella massima serie tra Ravenna, Soliera, Mazzano, Firenze, Sassuolo e Casalmaggiore, aveva raccontato la sua storia sui social, sottolineando la stortura di una regola non scritta che pone le donne nella condizione di dover scegliere tra la maternità e la carriera e denunciando il contenzioso legale che la vede protagonista con il Volley Pordenone, squadra di B1 nella quale militava nel 2018/19. Fu allora che rimase incinta e, una volta comunicata la notizia al club, il suo contratto venne risolto. Un mese dopo finirà per perdere il bambino a causa di un aborto spontaneo, ma la querelle con la dirigenza si ripresenterà due anni dopo quando la dirigenza citerà per danni Lugli, in risposta a una sua ingiunzione sul mancato pagamento dello stipendio di febbraio “per il quale avevo interamente lavorato e prestato la mia attività senza riserve” scriverà su Facebook la pallavolista. “Le accuse sono che al momento della stipula del contratto avevo ormai 38 anni (povera vecchia signora) e data l’ormai veneranda età dovevo in Primis informare la società di un eventuale mio desiderio di gravidanza – aggiungerà la schiacciatrice classe ’80 -, che la mia richiesta contrattuale era esorbitante in termini di mercato e che dalla mia dipartita il campionato è andato in scatafascio”. Decreto ingiuntivo che il presidente del Pordenone ha definito iniquo, un’altra tappa di una storia che deve ancora conoscere la fine.

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