Il trasloco dei campioni: la nuova vita di Ceccon e Martinenghi per il 2025

È un po’ come vivere nell’età dell’oro, e aver voglia di cambiare. Campioni olimpici diversi, ma agitati da pensieri, riflessioni e quella irrequietezza necessaria per ricacciare via la sazietà, l’appagamento post vittoria. Per tornare a mettersi in gioco. È quello che stanno provando a fare Thomas Ceccon, 23 anni, e Nicolò Martinenghi, 25, in questi primi giorni del nuovo anno. Anche se molti progetti ardevano da tempi lontani. Solo a Sydney 2000, l’anno zero del nuoto italiano, si era usciti dalla piscina con due campioni azzurri. Allora furono Massimiliano Rosolino e Domenico Fioravanti, che in carriera vinsero altro ma non riuscirono più a centrare il metallo più importante all’olimpiade successiva. Ora l’Italia ha due gioielli differenti, per caratteristiche, idee, carattere, ma legati bene o male da una storia comune. Più unica che rara. E che hanno l’età per poter vincere ancora dopo aver assaporato l’età dell’oro della nazionale italiana di nuoto più forte di sempre. Campioni europei, mondiali ed infine olimpici. Rispettivamente nei 100 dorso e nei 100 rana. Vincendo praticamente tutto quello che si potesse vincere in acqua, nella loro specialità. Da qui la necessità di sparigliare le carte, come dopo un tuffo che infrange la superficie piatta di una piscina, per trovare l’energia e cavalcare una nuova onda. Non ha fatto molta strada Nicolò Martinenghi, ma cambierà tutto, lasciando il suo storico allenatore Marco Pedoja per spostarsi da Varese e andare a Verona alla corte di Matteo Giunta, marito ed ex allenatore di Federica Pellegrini. Di strada ne ha fatta molta di più Thomas Ceccon volato in Australia, dall’altra parte del mondo, pur restando legato al suo storico demiurgo, Alberto Burlina. Sul volo delle 8.40 da Malpensa di questo 10 gennaio c’era anche lui: resterà almeno dieci giorni per un breve periodo di affiancamento per poi separarsi dalla propria creatura, per alcuni mesi, cosa che mai gli era capitata in carriera. Nella piscina di Sesto Calende non ci sono stati troppo abbracci sabato 4 gennaio tra Nicolò Martinenghi e Marco Pedoja per non lasciare spazio alle lacrime. Il piccolo Tete, soprannome da quando era un bambino, aveva appena 10 anni ed era un giovanissimo ranista, esile e tutto nervi, quando incontrò nella vasca di Mecenate, a Milano, colui che riuscirà ad accompagnarlo sul tetto del mondo. Era un campionato regionale, Pedoja allenava i ragazzini appena più grandi, e Nicolò era lì per seguire le gare del fratello maggiore. Un paio di stagioni dopo nel 2011, diventò a tutti gli effetti il suo allenatore per il Nuoto Club Brebbia. Una vita insieme a Tete, dai 12 ai 25 anni, dopo aver trascorso anche nella stessa stanza di molti hotel una crescita inarrestabile. Non c’era sempre la disponibilità economica del club per pagare due singole, e così allenatore e atleta dividevano le quattro mura in giro per l’Italia. Una conoscenza che è diventata un tutt’uno, divisi solo dalla fede calcistica: Nicolò interista e Marco milanista. Ne sono passati di derby tra battute e sfottò prima di vedere quel bambino diventare sempre più grande. Ma già guardando insieme i Giochi di Londra, per la prima volta il piccolo Martinenghi confessò quei sogni poi divenuti realtà. E’ servita solo molta pazienza, anche se a 17 anni Tete centrava già il record del mondo juniores nei 50 e nei 100 rana, primati tuttora imbattuti. Da lì, poi, superando anche ostacoli e difficoltà, ecco il bronzo olimpico individuale di Tokyo, quello in staffetta, i titoli del mondo a Budapest, i successi europei e in vasca corta, fino all’apoteosi di Parigi. Aveva 15 anni invece Thomas Ceccon la prima volta in cui dichiarò ad Alberto Burlina di voler vincere l’Olimpiade. Del resto, il suo talento era evidente. Aveva 8 anni quando s’incontrarono alla piscina di Creazzo. La famiglia Ceccon aveva deciso di portarlo a nuotare lì, da Schio. Nei primi anni lo seguiva Anna Vallarsa, compagna di Alberto nella vita, per le gare Propaganda e poi quelle da Esordiente B. Anna resterà una presenza fondamentale nella vita di Ceccon, anche se già da allora Burlina buttava un occhio nella corsia di quel bambino così talentuoso. Poco dopo, già da esordiente A, iniziò ad allenarlo in prima persona sempre per la Leosport. Anche qui, come per Tete, c’è di mezzo un fratello maggiore. Da Schio a Creazzo ogni giorno non è proprio una passeggiata, così per razionalizzare le forze e i passaggi, la famiglia Ceccon chiese di portare il piccolo Thomas assieme al fratello Efrem. “Lasciatemi pure El Bocia”, ossia ‘il bambino’, disse Burlina, che oggi chiama Thomas ancora così. E da allora non si sono mai separati: “In oltre 10 anni l’ho lasciato appena un giorno in collegiale con altri tecnici federali. Al massimo cinque giorni con Simone Palombi, l’allenatore di Burdisso, ma seguiva comunque i programmi che gli mandavo da casa”. Adesso lo saluterà per almeno tre mesi, con la consapevolezza che al ritorno le cose possano perfino cambiare in modo più definitivo. Gregorio Paltrinieri di fatto fece così: dopo l’oro olimpico di Rio andò ad allenarsi in Australia, e non molto dopo il ritorno in Italia passò dalla guida di Stefano Morini a quella di Fabrizio Antonelli. Quel che è certo, è che resta l’eccezionalità di due campioni olimpici cresciuti con lo stesso allenatore da quando sono bambini. E ora, in questi giorni, si trovano a percorrere sentieri differenti. Cambiando casa. E vita. Netto in qualche modo il trasloco di Martinenghi. Martedì 7 gennaio il suo primo allenamento nel centro Federale di Verona. La piscina in cui ha preparato i successi Federica Pellegrini, e proprio la stessa in cui Ceccon si è trasferito dal 2017 con Alberto Burlina . Per Tete giusto il tempo d’incrociare Thomas nei giorni di preparazione della valigia per l’Australia, e tuffarsi subito nella sua nuova avventura. “Se c’è poco tempo, in genere cerco di dare continuità al lavoro precedente. Qui il progetto è a lungo temine, quindi con Nicolò ho modo di partire subito con le mie metodologie - ci spiega il nuovo allenatore Matteo Giunta - Sarà difficile perché è il campione olimpico in carica, perché è un atleta dalle potenzialità incredibili, perché le aspettative sono alte. Sarà un percorso tosto, completamente diverso rispetto a quello avuto con Federica. Ma una bella sfida, e a me piacciono le sfide”. La preparazione atletica di Tete sarà seguita alla Magnitudo Treaning da Flavio Di Giorgio, già preparatore delle sciatrici Sofia Goggia e Lara Gut Behrami. Il primo obiettivo è certamente il mondiale in vasca lunga di Singapore a luglio, passando per la qualificazione agli Assoluti di Riccione. A febbraio il primo ritiro in altura, a Livigno, dove già andava frequentemente con Marco Pedoja. Le gare saranno le sue di sempre: i 50 e i 100 rana. Quali gare preparerà per il mondiale, Thomas Ceccon invece lo scoprirà in Australia, a Brisbane. Sarà alla St. Peters Western Swim Club, un’università privata altamente specializzata nello sport, e il nuoto in particolare. A seguire il campione azzurro sarà l’Head coach Dean Boxall, allenatore delle primatiste del mondo Mollie O’Collaghan e Arian Titmus. Boxall è considerato un guru del nuoto, grande motivatore e “un vero e proprio filosofo dello sport”. Ha quattro grandi Assitant Coach che allenano i differenti gruppi di atleti in base alle diverse gare in programma. Visto l’ecclettismo di Thomas non c’è neppure la certezza in quale gruppo venga inserito. “Mi sono confrontato con Boxall, mi ha chiesto a grandi linee l’allenamento seguito finora e se avevamo programmi particolari per la stagione, ma penso sia giusto che faccia qualcosa di completamente diverso a quanto Thomas ha fatto finora, e siano loro a indirizzare il percorso futuro” dice lo storico allenatore di Ceccon. L’idea è che venga inserito nel gruppo dei duecentisti, e questo potrebbe ulteriormente ampliare i programmi e gli obiettivi di Ceccon, il primatista mondiale dei 100 dorso. Un percorso di andata, senza neppure una data di ritorno. Burlina sarà con lui in Australia per i primi dieci giorni, poi tornerà in Italia. “Io vorrei che restasse più tempo possibile, tre mesi è il periodo minimo per iniziare a beneficiare di differenti metodologie”. Inizialmente si pensava potesse restare lì per preparare i mondiali fino a luglio, ma poi sono subentrati limiti della federazione australiana, che proprio per non dare troppi benefici agli atleti stranieri, ha limitato il ‘soggiorno’ ai nuotatori non australiani fino al 25 aprile. Anche perché queste università private utilizzano strutture gestite dalla Federazione Nuoto Australiana. Ceccon non sarà il solo straniero, da qualche giorno è arrivato a Brisbane anche l’altro azzurro Alberto Razzetti, tre finali individuali a Parigi, già campione del mondo in vasca corta, e plurimedagliato anche all’ultimo mondiale di Budapest. Ha accettato l’invito del nuovo mito del nuoto mondiale, Leon Marchant, con cui si era allenato durante i giorni della Coppa del Mondo. Da lì nacque subito una grande intesa, al punto da portare il campionissimo francese a proporre al Razzo italiano di condividere con lui questa avventura australiana, nuova anche per Marchant che aveva preparato i Giochi francesi negli Stati Uniti con Bob Bowman, lo storico allenatore di Michael Phelps. Che un campione capace di vincere pochi mesi prima 4 ori individuali in un’Olimpiade in casa, senta la necessità di cambiare continente e preparazione, rende l’idea di quale sia il fermento nella testa di chi vuole guardare sempre oltre, per andare un po’ più in là. E che il desiderio di queste esperienze non sia un capriccio di atleti nostrani. Marchant sarà nel gruppo di Razzetti e comunque nel grande gruppo sotto la guida di Boxall, con Ceccon. Gl atleti stranieri devono pagare una tassa federale superiore oltre al doppio a quella dei nuotatori australiani che ovviamente potranno finalizzare la preparazione in casa, fino alla vigilia del mondiale di luglio. “La speranza è che Thomas possa restare comunque qualche settimana oltre il 25 aprile, in quel caso ovviamente senza usufruire delle strutture della federazione australiana” spiega Burlina. Razzetti invece, arrivato a Brisbane i primi di gennaio tornerà in Italia a fine marzo. La Federazione Italiana Nuoto ha appoggiato e in gran parte sostenuto le scelte delle proprie eccellenze. Il direttore tecnico Cesare Butini è in costante contatto con tecnici e gli atleti che ha voluto incontrare di persona prima della partenza. “L’idea di andare all’estero per almeno tre mesi l’avevamo in programma già prima di Tokyo, come progetto post olimpico – spiega Burlina - Era qualcosa di indispensabile per la sua autonomia, per allargargli le vedute, per apprendere meglio una lingua e confrontarsi con altre culture, non solo differenti metodologie. Poi con lo slittamento di un anno a causa del Covid non ce la siamo sentita di azzardare un cambio così drastico a ridosso di quella che doveva essere la prima Olimpiade in cui Thomas potesse ambire a qualcosa di molto importante”. Dal successo parigino però il progetto è diventato una necessità. Thomas non ha fatto mistero della difficoltà di buttarsi in acqua e trovare medesime motivazioni nella vita di tutti i giorni. Si è guardato intorno, dagli Stati Uniti fino all’Australia. Il primo nome individuato è stato quello di Michael Bohl, il tecnico di Emma McKeon, che però ha optato per l’anno sabatico in seguito al ritiro della pluricampionessa olimpica. Da qui i contatti con Melanie Marshall, l’allenatrice di Adam Peaty, infine la scelta è ricaduta su Boxall. Stessa idea di Marchant e Razzetti, che comunque torneranno alla casa madre, almeno nell’immediato, al termine di questo trimestre. Scelta diversa invece quella di Martinenghi. Anche se l’idea di cambiare al termine di questo ciclo olimpico era da sempre un’ipotesi in considerazione. Nei giorni successivi al successo di Parigi, e la difficoltà ad allenarsi con la stessa motivazione, il pensiero è diventato un chiodo fisso. Anche lui aveva pensato a Melanie Marshall e ad altri allenatori stranieri. Poi ha scelto di cambiare definitivamente, ma restando in Italia. L’annuncio della scelta i primi di dicembre. Come Ceccon e lo stesso Marchant ha dato forfait ai campionati mondiali in vasca corta. Troppi pensieri per la testa, e poco allenamento sulle spalle per gareggiare ad alto livello. Ma la voglia di rimettersi in gioco. Ha ripreso ad allenarsi con sempre maggiore intensità con Pedoja pur avendo annunciato il divorzio da lui. Lo ha fatto fino ai primi dell’anno, per essere anche atleticamente pronto per iniziare al meglio la nuova avventura. Sabato 4 ultimo allenamento in Lombardia, martedì 7 il primo in Veneto. “E’ una separazione quasi fisiologica, e solo dal punto di vista tecnico - ci spiega lo storico allenatore di Martineghi - Come altri campioni italiani, da Jacobs a Tamberi, dopo un oro olimpico ha sentito la necessità di staccare un po’ la spina e ricercare nuovi stimoli. Anche se sapevo che ci saremmo separati l’ho allenato anche durante queste ultime Feste. Io a Tete auguro il meglio, a lui l’ho già detto, e lo sa”. Ed è quello che si augurano i tutti. Per i campioni che hanno voglia di cambiare, per vincere ancora.

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