Silvia Romano liberata oggi dopo 18 mesi, Marchisio: "C'era bisogno del tuo sorriso"

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Dopo la notizia della liberazione di Silvia Romano, Claudio Marchisio è tra i primi a gioire: "In questo momento così difficile c'era bisogno di un sorriso... il tuo. Ora ti aspetta l'abbraccio (simbolico per il momento) più bello che tu possa immaginare"

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“Sono stata forte e ho resistito. Sto bene e non vedo l’ora di ritornare in Italia”. Sono le prime parole di Silvia Romano, la volontaria di 25 anni rapita il 20 novembre 2018 in Kenya, e liberata la scorsa notte. Ad annunciarlo, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, con un tweet: “Silvia Romano è stata liberata! Ringrazio le donne e gli uomini dei nostri servizi di intelligence. Silvia, ti aspettiamo in Italia!”.
 

Il post di Marchisio

Tra i primi a gioire per la notizia, nel mondo dello sport, Claudio Marchisio, che nei mesi della prigionia aveva ricordato la volontaria e la sua vicenda, invitando tutti a non arrendersi. “Cara Silvia, in questo momento così difficile c’era bisogno di un sorriso… il tuo”, ha scritto in un post Instagram. “Ora ti aspetta l'abbraccio (simbolico per il momento) più bello che tu possa immaginare. Grazie a chi ha lavorato in silenzio per far tornare Silvia Romano a casa”.

L'operazione dell'Aise che ha portato alla sua liberazione è stata diretta dal generale Luciano Carta, con la collaborazione dei servizi turchi e somali ed è scattata la scorsa notte. La volontaria ora si trova in sicurezza nel compound delle forze internazionali a Mogadiscio.
 

Silvia Romano, che lavorava come cooperante in Kenya per la onlus marchigiana Africa Milele, era stata rapita nel poverissimo villaggio di Chacama, a circa ottanta chilometri dalla capitale Nairobi, prelevata con forza da un gruppo di uomini armati di fucili e machete. La polizia locale aveva ipotizzato una pista interna, ossia un rapimento ad opera di criminali comuni a scopo di estorsione, magari anche con la possibilità che la ragazza venisse venduta oltre confine, in Somalia, ai jihadisti di al Shabaab.
Tre dei responsabili del blitz erano stati arrestati e dalle indagini, portate avanti in Italia dalla Procura di Roma, era in effetti emerso che la ragazza potesse essere stata trasferita in Somalia subito dopo il sequestro: un trasferimento lampo organizzato da un gruppo islamista legato al Al-Shabaab che aveva fornito alla banda di criminali comuni kenyoti, autori materiali del sequestro, denaro e mezzi. Queste informazioni erano emerse un anno dopo il sequestro, nel novembre scorso, e da quel momento non era trapelato più nulla.