L'insostenibile fragilità dell'Olimpia Milano

Assago, Milano, 17 ottobre 2024, ore 22.05, alla fine del terzo quarto mancano tre minuti e trenta secondi. Nikola Mirotic segna e l’EA7 vola a +27 sui lituani dello Zalgiris Kaunas, 64-37 con poco più di tredici minuti da giocare. Alcuni tifosi cominciano a sfollare, altri, la maggior parte, si godono la bella serata, lo splendido basket giocato dall’Olimpia, l’imminente seconda vittoria in Eurolega. I giornalisti presenti decidono di chiudere il pezzo per mandarlo alle rispettive redazioni appena finita la partita, un lusso che raramente ci si può permettere. In campo i ragazzi di Messina volano, sembrano non voler abbassare di un centimetro la propria aggressività tanto che il +18 dell’intervallo è diventato, appunto, +27; i giocatori di coach Trinchieri, invece, sembrano non veder l’ora di essere sotto la doccia, irriconoscibili rispetto al sacco di Bologna di 48 ore prima e incapaci di rispondere in qualche modo alla miglior Olimpia della stagione. Tutto questo però non alla fine della partita ma, appunto, a tre minuti e trenta secondi dalla fine del terzo quarto. Da quel momento in poi tutto cambia, neanche in maniera improvvisa, a poco a poco: lo Zalgiris lentamente rimonta, senza, almeno all’inizio dare la sensazione di poter riaprire la partita. Poi accelera e l’Olimpia si inchioda: smette di passarsi la palla, di farla girare, di muovere la difesa, soprattutto smette di difendere, Francisco e soci penetrano con grande facilità, arrivano lay-up facili, triple e giochi da tre punti. Risultato? 37-16 Zalgiris nel quarto quarto e 85-82 finale per i ragazzi di Trinchieri, incredulo alla fine, al pari dei suoi giocatori, di quanto è avvenuto sotto i suoi occhi. Non ci credono neanche i tifosi rimasti, in tribuna stampa i giornalisti buttano via il pezzo scritto qualche minuto prima e si buttano a capofitto in uno nuovo con pochi minuti a disposizione. Fin qui la cronaca di una serata di ordinaria follia cestistica: ma come è stato possibile? Che cosa ha cambiato il corso di una storia che sembrava già scritta? Difficile dirlo come difficile è spiegare la follia, cestistica in questo caso, parola che riassume al meglio tutto l’imponderabile che è successo negli ultimi tredici minuti, tra canestri facili sbagliati da una parte e difficili segnati dall’altra, tra falli in attacco banali da una parte e falli subiti dall’altra. Non può bastare però, c’è anche una componente tecnica nella quale risiedono le principali responsabilità dell’Olimpia, dei giocatori e dello staff: coach Trinchieri per tutta la partita ha usato la difesa pressing a tutto campo sulla rimessa dal fondo degli avversari contro la quale, per tutta la partita, l’Olimpia ha fatto molta fatica, a volte perdendo la palla, raramente superandola bene, nella maggior parte dei casi superandola con grande difficoltà e ritrovandosi a cominciare la propria azione offensiva con pochi secondi a disposizione sul cronometro dei 24”. Di qui l’attacco che via via si è fatto più incerto, farraginoso, affidato ad un singolo, a forzature, a tiri da tre punti presi allo scadere. Infine c’è la parte umana, le debolezze già denunciate dal gruppo Olimpia in questo inizio di stagione, decisamente superiori rispetto ai punti di forza, ed esaltate da questa folle partita: con lo Zalgiris che via via si avvicinava per i milanesi la palla diventava sempre più pesante, la serenità del primo tempo era un lontano ricordo e dall’altra parte i lituani, senza più nulla da perdere, martellavano il canestro, da fuori e in penetrazione. Questa è forse la parte più inquietante: l’Olimpia ha dimostrato di non avere gli uomini adatti, al momento, per gestire le difficoltà, quelli con la personalità necessaria per spazzare via i dubbi e le incertezze che fatalmente il livello altissimo dell’Eurolega ti pone in ogni partita. In campo i ragazzi di Messina giocano sereni solo se le cose vanno bene, al primo intoppo cominciano a pensare e smettono di giocare, perdendo inevitabilmente quell’istinto che spesso è la base irrinunciabile dei successi in questo sport. L’istinto, semplicemente, è la manifestazione concreta del talento, cosa che in questa Olimpia non manca. Il problema è che spesso è soffocato da un clima non sempre sereno, da richieste tattiche forse troppo pretenziose e da un livello di pressione interno alla squadra spesso insostenibile. L’Olimpia ha subito dallo Zalgiris la seconda rimonta di sempre in Eurolega, è dunque entrata nella storia dalla parte sbagliata; a questo punto un esame di coscienza diventa fondamentale, da parte di tutti, giocatori e staff. Sarebbe una base da cui ripartire, sarebbe l’unico modo per rendere comunque utile una serata cominciata bene ma chiusa nel modo più imbarazzante.

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