Nell'Europeo delle sorprese l'unica certezza è stata la costanza della Germania

Settantasei partite, diciannove giorni di pallacanestro divertente, emozionante, con grande equilibrio. A un minuto dalla fine dell’ultima partita ancora non si sapeva chi avrebbe vinto, poi ci ha pensato il genio di Dennis Schroeder, fin lì più sregolatezza che altro. Ha vinto ancora la Germania, già due anni fa Campione del Mondo, e ha vinto al termine di un percorso netto, senza sconfitte, impeccabile ma per nulla semplice. I neocampioni d’Europa, arrivati a Riga dopo un girone dominato, se la sono vista brutta sia contro il Portogallo sia, soprattutto, nei quarti contro la Slovenia. Non si sono fatti sorprendere però e sarebbe potuto accadere in quello che è stato, a tutti gli effetti, l’Europeo delle sorprese: la Finlandia che elimina la Serbia e poi arriva ad un tiro dal terzo posto; la Georgia che manda a casa i vicecampioni olimpici della Francia conquistando uno storico quarto di finale; la Spagna, seppur in una fase di profondo rinnovamento, che non passa la prima fase e coglie il peggior risultato della sua storia, in sessantasette manifestazioni cestistiche a cui ha partecipato. L’Europeo ci ha detto che niente è più scontato, tutti possono vincere o perdere con chiunque, in una pallacanestro in cui la forbice fra le grandi potenze e i movimenti in crescita si sta riducendo in modo drastico. I giocatori NBA continuano a fare la differenza anche se le sfide secche, a eliminazione diretta, restano un’incognita anche per loro, nella quale, come tre anni fa a Berlino contro l’Italia, è inciampato ancora una volta Nikola Jokic con la sua Serbia. Nel 2022 segnò trentadue punti contro gli azzurri, a Riga ne ha fatti trentatré contro la Finlandia e in entrambi i casi non sono bastati a portare la sua squadra oltre gli ottavi di finale. Luka Doncic, dopo aver dominato contro l’Italia, anche per qualche demerito nostro, ha visto la sfida con la Germania fortemente condizionata dai falli e dal suo nervosismo: i suoi 39 punti non sono bastati anche perché sono arrivati con venticinque tiri e, soprattutto, perché, intorno, non ha trovato la collaborazione che ha invece avuto contro gli azzurri. Resta da vedere dove sarebbe arrivata la Slovenia con Nebo e Cancar ma questo fa parte dell’imponderabile che governa gran parte di queste manifestazioni. La Grecia, per esempio, è stata a un passo dal qualificarsi quarta nel girone e avrebbe incontrato agli ottavi la Francia; uno scenario completamente diverso che, magari, avrebbe condizionato favorevolmente anche l’Europeo dell’Italia, in quel caso prima nel girone di Cipro. E poi, se nella finale per il terzo e quarto posto fosse entrato il tap-in di Jantunen e la Finlandia fosse riuscita così a completare un’incredibile rimonta, la Grecia sarebbe tornata lo stesso trionfante ad Atene per festeggiare una medaglia di legno? Sicuramente no e la ripassata presa dalla Turchia in semifinale sarebbe rimasta scolpita nella memoria di tutti, non più addolcita dal bronzo vinto contro la Finlandia. Sono giusto due esempi per spiegare come sia sbagliato prendere superficialmente il risultato per giudicare un intero movimento cestistico: in manifestazioni di questo tipo spesso un canestro in più o uno in meno esaltano o rovinano il lavoro di anni. In questo senso, allora, è giusto che abbia vinto la Germania: nove partite e nove vittorie, contro squadre forti e meno forti, in giornate di forma straordinaria e in altre più complesse. Ha vinto la squadra arrivata all’Europeo più in forma, più compatta e più pronta. Una squadra vera, frutto del lavoro di anni con attenzione al settore giovanile, agli impianti, alla formazione, una squadra con stelle e gregari, con uno staff tecnico a noi poco noto ma di alto livello, capace di andare oltre anche ai problemi di salute del Ct Alex Mumbrù: una squadra così, anche per l’imponderabile, è stata impossibile da battere.

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Nell'Europeo delle sorprese l'unica certezza è stata la costanza della Germania

Geri De Rosa