Perché il basket è così importante per la Lituania

Alzi la mano chi sa dov’è, chi saprebbe indicarla con sicurezza sul mappamondo. Sembra un banale quiz di geografia ma per la Lituania tanto banale non è. Anzi, trovare un posto fisso, identificabile sul mappamondo è sempre stato, storicamente, il grande cruccio di questo popolo. Il basket però cosa c'entra? C'entra eccome e non solo perché è la grande passione dei lituani. Infatti, se oggi il mondo sa dove si trovi la Lituania, lo sa grazie alla pallacanestro, grazie ai fantastici successi che questo piccolo paese baltico ha saputo conquistare nella sua breve storia. Già prima della Seconda guerra mondiale, in un raro momento di indipendenza, la Lituania seppe vincere due delle prime tre edizioni dei campionati europei, nel 1937 e nel 1939. Poi, dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica, sono arrivate abbastanza rapidamente, nel giro di una trentina d’anni, addirittura nove medaglie, tre bronzi olimpici, un oro, tre argenti, un bronzo agli Europei e una medaglia di bronzo ai Mondiali. E se è vero che dal 2015 in poi la nazionale lituana non ha più portato a casa successi, è altrettanto vero che ogni volta è stata tra le protagoniste principali, capace per esempio di battere Team Usa al Mondiale 2023 e la nostra nazionale al Preolimpico del 2024. E poi lo Zalgiris, la meravigliosa squadra di Kaunas vincitrice, tra l’incredulità generale, della Saporta Cup 1998 e dell’Eurolega 1999. Di vittorie, poi, non ne sono arrivate più ma non per questo lo Zalgiris ha smesso di stupire: nel 2004, per esempio, quando andò ad un centimetro dall’eliminare, a casa sua, il Maccabi dalle Final 4 che avrebbe poi ospitato a Tel Aviv; oppure nel 2018 quando un Saras Jasikevicius alle prime armi come allenatore portò la Foresta Verde alle Final 4 di Eurolega, negandole a vari, ambiziosi squadroni come Olympiacos, Khimki e Barcellona. Lo Zalgiris appunto, forse è questo il vero simbolo del popolo lituano: perché, nel lungo e difficile periodo sovietico, di lituano era rimasta solo questa squadra che spesso batteva l'Armata Rossa. Grazie ad essa sono rimasti vivi lo spirito, l'identità e l'orgoglio di una nazione che in quel periodo non esisteva. La medaglia d'oro sovietica a Seul ‘88, almeno per metà, era lituana: in quell'URSS giocava tutto lo Zalgiris di quegli anni, giocava soprattutto Arvidas Sabonis, il vero simbolo planetario di questa piccola nazione, l'uomo che ventenne seppe dire di no al regime e all'Armata Rossa che voleva portarlo via da Kaunas. L’uomo che ancora oggi gravita, leggendario, al di sopra del basket lituano e dello stesso Zalgiris. Un po’ di tempo è passato però da quando giocava il Principe del Baltico: a poco a poco la società, una ventina di anni fa sull’orlo del fallimento, si è data un’impronta sempre più moderna, quasi di stampo americano. Nel 2011 è arrivato un nuovo, meraviglioso Palazzo dello Sport arena, la Zalgirio Arena, che il Comune di Kaunas ha dato in concessione allo Zalgiris per venticinque anni. Forte degli introiti di partite, concerti e convention, con un occhio sempre molto attento al bilancio, lo Zalgiris a poco a poco si è rimesso in sesto senza perdere però un milligrammo della sua fortissima identità. Tanto che anche coach Trinchieri, a Kaunas dal gennaio 2023, nonostante una carriera che lo ha portato in mezza Europa, è stato sin dai suoi primi giorni lituani travolto dalla forza clamorosa che questi colori esprimono e rappresentano, dalla capacità che un popolo ha avuto di sopravvivere e diventare grande nonostante una storia difficile e dolorosa. In fondo quando giochi contro lo Zalgiris giochi contro un’intera nazione. Andrea Trinchieri lo ha capito bene e ora cerca di incanalare tutto questo in potenza cestistica, diventando un pochettino lituano anche lui. Non sarà ancora Trinchierivicius. Ma poco ci manca.

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