Sei casi di positività al coronavirus nel Rostov, squadra costretta ad andare in quarantena. Contro il Sochi va in campo un undici con la media-età più bassa di sempre (17,2 anni) e la partita finisce 10-1
Il calcio riparte un po' in tutta Europa, anche in Russia è ricominciato il campionato ma non senza problemi. Pochi giorni prima del ritorno in campo, infatti, il Rostov ha riscontrato ben sei casi di positività al coronavirus tra i giocatori, essendo costretta a mandare in quarantena tutta la squadra, oltre ai dirigenti, allo staff tecnico e agli altri dipendenti. Una situazione d'emergenza, che però non ha portato al rinvio della gara contro il Sochi. La Federazione russa ha deciso di far giocare regolarmente l'incontro, con il Rostov costretto a far scendere in campo una squadra di 17enni. Ne è venuta fuori una sonora sconfitta, con il Sochi che ha vinto addirittura per 10-1. Per il Rostov la consolazione del gol del vantaggio, ma un risultato pesante che complica la rincorsa alla zona Champions (prima di questa gara il club russo era infatti quarto a -3 dal Krasnodar).
Media-età da record
Popov (17 anni); Kalistratov (17), Kolotievskiy (19), Girnyk (17 e due mesi, il più giovane), Gorelov (17), Abramov (18); Romanov (17), Kupriyanov (18), Rogava (17), Khromov (17); Topuriya (18): questa la formazione schierata in campo dal Rostov. Un undici da record: la media età infatti era 17,2 anni, la più bassa di sempre nel campionato russo. Nonostante la sonora sconfitta, alla fine il premio come miglior giocatore della partita è stato assegnato a Roman Romanov, autore del gol del momentaneo vantaggio del Rostov dopo appena un minuto di gioco. L'unica nota lieta di una notte difficile.