Il suo mondo si è ribaltato totalmente in 6 mesi e 2 sliding doors: è tornato Tek Szczesny

Il 24 settembre scorso un ragazzo lo aveva fotografato in espadrillas e pantaloncini, al supermercato, le mani appoggiate sul carrello della spesa. Sei mesi dopo quelle stesse mani hanno evitato in ogni modo possibile che il pallone entrasse nella porta del Barcellona in una notte di ottavi di Champions League a Lisbona. Da un carrello a una carrellata di parate, una più decisiva dell’altra. All’Estadio Da Luz la luce di Tek Szczesny è stata abbagliante, prima con le parate e poi con le parole. Quando è stato lui stesso ad ammettere ai nostri microfoni - nel post partita - che tutto ciò è molto strano. Ricostruiamo. A fine agosto il portiere polacco - dopo aver rescisso con la Juventus prima e rifiutato una serie di offerte poi - aveva annunciato nello stupore generale l’addio al calcio, a 34 anni appena motivato da una soddisfazione personale per gli obiettivi raggiunti fino a quel momento e una voglia incontenibile di passare più tempo con la famiglia. E così è stato all’inizio in effetti, utilizzando solo parte del tempo per realizzare in prima persona una serie di interviste per un documentario sulla sua carriera. Fino all’infortunio di Marc Andrè Ter Stegen. La prima sliding door di questa storia. Quando il telefono dello svincolato Szczesny è squillato. Il Barça - infatti - aveva bisogno subito di un portiere e il mercato era ormai chiuso. Perché non provare a convincere uno dei migliori portieri degli ultimi 20 anni a rimettersi i guanti allora, in fondo era passato appena qualche mese dall’addio. Qualche dubbio iniziale per Tek, poi cancellato anche dall’invito della moglie a rimettersi in gioco e dalla frase “al Barcellona non puoi dire di no”. Obiettivo: aggiungere qualche trofeo alla bacheca personale e magari vincere quella Champions League che tanto gli manca. L’inizio di Szczesny al Barcellona però non è stato facile, sembrando quasi un filo di continuità con la vita da ritirato che stava facendo fino a quel momento. Zero presenze nei primi due mesi e mezzo, tante partite a guardare Inaki Pena dalla panchina, un periodo che allo stesso Szczesny - come raccontato nella nostra intervista postpartita - è servito per creare un ponte tra la vita da calciatore ritirato e il ritorno in campo, facendolo arrivare pronto al momento in cui sarebbe stato chiamato in causa. Momento per il quale però ha dovuto aspettare qualche mese. Intanto appena messo piede a Barcellona Tek ha subito dovuto gestire una polemica esplosa dal nulla e diventata molto mediatica, dopo esser stato fotografato con una sigaretta tra le mani. Il segreto di Pulcinella eppure il peggiore dei peccati secondo la stampa catalana che non ha parlato di altro per giorni, fino a quando lo stesso Tek non ha rilasciato un’intervista chiarendo un concetto molto semplice: “giudicatemi per quello che faccio in campo, non per quello che faccio nella mia vita privata. Il fumo non influisce in nessun modo sulle mie prestazioni”. Anche se ancora oggi si scherza sul fatto che a Lisbona il portiere polacco abbia giocato bene proprio perché finito tra il fumo dei fumogeni dei tifosi del Benfica alle sue spalle, la polemica è stata messa alle spalle. Restava da risolvere però un’altra questione: convincere Flick a farlo giocare. E qui arriva la seconda sliding door di questa storia. Nel decalogo di regole con cui l’allenatore tedesco ha cambiato il Barça - infatti - ce n’è una insindacabile, più importante di altre: vietato fare ritardo. Chi fa ritardo a una riunione tecnica, finisce fuori. Guarda caso a fare ritardo a una riunione prima della Supercoppa di Spagna è… Inaki Pena. Così, per Szczesny arriva l’occasione. Dopo diverse ottime partite l’ottavo giocato al Da Luz da salvatore assoluto di un Barcellona rimasto in 10 subito per l’espulsione di Cubarsì - concluso con otto parate decisive e una delle migliori prestazioni individuali di un portiere nella storia della Champions - è stato il segnale chiaro che Tek è tornato. Fin qui in blaugrana ha giocato 14 partite, non ha mai perso. 12 vittorie e 2 pareggi. In più quello del Da Luz è stato l’ottavo clean sheet in queste 14 partite, curiosamente in una serata in cui il suo secondo alla Roma Alisson ha fatto una prestazione simile a Parigi contro il PSG. Il contratto di Szczesny terminerà a fine anno, non è ancora chiaro cosa farà e non ha voluto dirlo neanche a nostra domanda diretta, ma la certezza è che il suo mondo si è ribaltato totalmente in sei mesi e due sliding doors. Nel periodo di inattività, quello da ‘pensionato’, Szczesny si era recato tra i tanti posti a Zurigo a intervistare Arsene Wenger, che gli aveva detto: “sono sicuro che tornerai a giocare”. Invincibile. Ma se Ter Stegen non si fosse fatto male, se Szczesny non fosse stato libero a ottobre e se Inaki Pena non avesse fatto tardi a quella riunione, noi non saremmo qui a raccontare questa storia. Quella di Tek Szczesny, il primo calciatore di sempre a fare la miglior partita della carriera dopo essersi ritirato.

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