Barcellona-Inter: come gioca la squadra di Flick e come i nerazzurri possono batterlo

Probabilmente per spiegare che cos’è oggi il Barcellona basterebbe una foto. 115 minuti intensi alle spalle, una palla persa, nove giocatori negli ultimi 40 metri avversari, tutti con la stessa idea: riaggredire. Recuperare immediatamente il pallone. Koundé non corre all’indietro, non pensa ad Araujo che si trova uno contro uno con Mbappé con tanti metri di campo da difendere. Koundé pensa offensivo, pensa positivo. Il resto lo conoscete: da quella scelta nasce il gol vittoria nella finale di Copa del Rey contro il Real Madrid. Quella scelta è l’essenza del Barcellona di Hans-Dieter Flick: attaccare, sempre. Per ottenere vantaggi si devono correre dei rischi, anche quando il rapporto con il beneficio è sbilanciato. Ed è proprio questo spirito che ha reso il Barça la squadra più spettacolare del mondo: ogni momento di gioco è vissuto sul filo, ogni secondo è spettacolo. Ed è proprio su quel filo che possiamo entrare in campo. Nessun’altra squadra al mondo utilizza il fuorigioco come primo pensiero difensivo. La linea è altissima, sempre. Difendere così richiede concentrazione, tempismo e coordinazione. Il dato è eloquente: circa 5 fuorigioco provocati a partita, contro una media di poco superiore a 1,5 nei top 5 campionati europei. In Champions League, la media del Barça sale a 5,67. Per intenderci, all’opposto troviamo la Juventus a 0,49. Per l’Inter, questo è un aspetto cruciale: dovrà imparare a sfruttarlo. Il problema? È la squadra che finisce più volte in fuorigioco in Serie A, e la terza in Europa dopo Lens e Lipsia. Serviranno movimenti coordinati, corse ‘esca’, e soprattutto letture intelligenti dalla seconda linea. Il primo ad attaccare la profondità dovrà creare indecisione nei difensori del Barça: lo seguo? Assorbo il movimento? Lo lascio andare? La risposta dev’essere uguale per tutti. Basta un errore e il filo si spezza. Qui Cubarsí e Martínez alzano la linea per mettere in fuorigioco Sabitzer e Guirassy, ma non solo loro i protagonisti di questa azione. Il vero pericolo è Gross: attacca la linea da lontano, riceve palla e serve un assist facile per Guirassy, solo adesso attore principale. È bastato un movimento in più, una lettura errata, e la linea si è aperta. Spazi sugli esterni La profondità si può trovare più facilmente sulle corsie laterali, sfruttando il cambio di gioco. Ed è una soluzione che si adatta perfettamente alle caratteristiche dell’Inter. Il Barça si muove con una linea di quattro molto stretta: sugli esterni si apre spazio. Il Benfica lo dimostra: palla a destra, cambio gioco a sinistra, Carreras ha spazio e tempo per crossare. Cubarsí arriva in ritardo, Pavlidis segna. Difficile ritrovare la posizione corretta in area dovendo correre all’indietro. L’Inter potrà replicare questa idea soprattutto a destra, ma servirà un Dumfries in buona forma. La pressione del Barça Poi c’è la pressione. Se prendiamo il modello Build-up Disruption di Soccerment, vediamo come nessuna squadra pressa con la stessa costanza e aggressività del Barcellona. Gli avversari, contro i ragazzi di Flick, vedono crollare di circa il 10% la percentuale di passaggi completati nella propria metà campo. Il secondo club per intensità di pressione è il Bologna, poi Monaco e Bayern Monaco. Squadre che Inzaghi conosce bene. La prima pressione del Barça solitamente è così: Yamal e Raphina si occupano dei centrali di difesa. Da notare la postura di Raphinha, pronto a scattare, Ferran Torres e Dani Olmo sui centrocampisti, i terzini sui terzini. Pedri marca Bellingham. I centrali di difesa sono alti e spesso larghi. Alle spalle di Ceballos, il calciatore più vicino a Flick c’è Cubarsi. Su Mbappe c’è De Jong. È una pressione spregiudicata e rischiosa. L’Inter dovrà provare, come spesso ha fatto in stagione, a trasformare il pressing in un’opportunità. Uscire puliti può essere complicato, ma la palla lunga può diventare un’opzione utile, soprattutto se dovesse recuperare Thuram anche per pochi minuti. Una sponda, una seconda palla, può essere l’inizio di un’occasione pericolosa. L’attacco di Flick Quando si parla di gestione del pallone e attacco, c’è poco da contestare: il Barcellona è una macchina quasi perfetta. 155 gol in 53 partite, una media spaventosa di 2,9 reti a gara. A differenza del Bayern Monaco, il Barcellona sa aggirare con costanza il blocco avversario. Lo fa con il palleggio, con la pazienza, ma anche con le intuizioni dei suoi talenti. Pedri, in particolare, è la luce. Ogni sua giocata accende una scintilla, crea un vantaggio, apre uno spazio. È la mente che illumina il gioco catalano. Lo spazio Il Barca è, insieme al Psg e al Liverpool, la miglior squadra nello spazio. Spazio che sfrutta in contropiede con velocità, qualità e ferocia: gol anche al Real Madrid da palla recuperata nella propria metà campo. Spazio che crea palleggiando con costanza e precisione con i suoi difensori e centrocampisti. Lo spazio è un caro amico di Raphinha, Il brasiliano sta vivendo la miglior stagione della carriera: 30 reti e 21 assist. Tutto fatto con la massima intensità. Dall’altra parte c’è Lamine Yamal. Il minorenne più forte che c’è. 48 partite stagionali, 14 gol e 20 assist, e mercoledì contro l’Inter giocherà la sua centesima presenza con la maglia del Barcellona. Ha già conquistato 3 trofei con il club e ha dominato un Europeo con la Spagna. Per dare un’idea della sua precocità, basta un paragone: Messi, a 17 anni, aveva totalizzato 174 minuti con un gol segnato, il primo maggio 2005 contro l’Albacete. 20 anni dopo Yamal sta per giocare una semifinale di Champions League da stella più bella. Difficilmente oggi possiamo immaginare che questo ragazzino possa solo avvicinarsi al genio e alla continuità aliena di Lionel Andrés Messi Cuccittini. Solo pensarlo è eccessivo e sbagliato. Però l’inizio è migliore. La precocità di Lamine Yamal è imparagonabile. Il Barcellona di Flick vive nel rischio e mette sempre in campo un'idea estrema. Ma proprio questa estremizzazione del concetto di gioco offensivo può essere la chiave per batterli. L’Inter dovrà essere lucida, sincronizzata e coraggiosa. Dovrà saper soffrire, ma anche colpire. Soprattutto, dovrà sfruttare ogni centimetro di spazio che questo Barcellona per sua stessa natura concede.

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Barcellona-Inter: come gioca la squadra di Flick e come i nerazzurri possono batterlo

Andrea Marinozzi