Nel nome di Puskas: il rilancio del calcio ungherese così caro al governo

Prima di tutto qui viene il pallone, il bene più prezioso e subdolo per accendere i cuori e tenere uniti i popoli. Prima di tutto viene il pallone, in un Paese che del suo periodo d'oro stava rischiando di perdere la memoria, un tempo troppo lontano, ormai, per giunta con un destino da incompiuti. L'Ungheria della prima metà anni Cinquanta è stata la migliore squadra del mondo. Un ventennio prima dell'Olanda di Cruyff diventava la più forte delle nazionali con le tasche bucate, tasche bucate e mani vuote per via di una finale mondiale persa contro la Germania, la stessa avversaria stracciata nel girone qualche settimana prima. Non è tutto. Un rimpianto grosso esiste pure fra i club. Se la Coppa dei Campioni fosse stata inventata cinque-sei anni prima del 1955, oggi nell'albo d'oro avremmo quasi certamente il nome dell'Honved Budapest. Invece la piccola storia del calcio incrociò la storia con la lettera maiuscola, l'Armata Rossa invase Budapest nel '56 e stroncò due sogni in uno, quello di un Paese libero e quello del calcio più elegante del mondo. Le stelle dell'Honved scapparono all'estero. La stella più stella di tutte, Ferenc Puskás, si fece spagnolo. L'Honved era a Vienna quando giunse la notizia dell'invasione, giocò la sua partita internazionale e si guardò bene dal tornare a casa. Tutto finito, così, dalla sera alla mattina. Ecco perché oggi qui prima di tutto viene sempre il pallone. Per ricongiungersi a quella storia. Per sete di riscatto. Se negli anni Cinquanta il calcio doveva essere lo strumento della propaganda socialista, oggi è il più potente degli aggregatori adoperati dal governo di Orban. La sua strategia è chiusa in tre lettera, si chiama TAO e sta per Társasági Adó: imposta sulle società. E' stato lo strumento più efficace al servizio del cosiddetto "decennio della rivincita, 2010-2020", una serie di misure che hanno consentito la deviazione degli utili imponibili verso le società sportive e le istituzioni culturali. Un sistema d’incentivi fiscali in favore delle imprese disposte a promuovere lo sport, per attrarre i fondi di investimento. A capo della federcalcio è arrivato un banchiere, uno degli uomini più ricchi del Paese, Sandor Csanyi, diventato vicepresidente sia dell'Uefa sia della Fifa. E mentre il Paese chiudeva agli immigrati, tagliando gli investimenti nella sanità e nella scuola, le spese per la costruzione degli stadi hanno raggiunto i 700 milioni di euro. Altre decine di milioni vengono spese per finanziare le accademie nei paesi confinanti, Romania, Slovacchia, Croazia, Serbia, per tenere strette alla patria le minoranze etniche magiare. Uno dei frutti di questa semina di Stato nel mondo del pallone è la squadra che incrocia i passi della Fiorentina in Conference League. La Puskás Akadémia porta nel nome l'omaggio al vecchio patriarca, si trova in testa al campionato e finalmente raccoglie quel che era stato previsto dovesse raccogliere. Fino a vent'anni fa non esisteva. E' stata fondata nel villaggio di Felcsút, dove il primo ministro giocava a calcio da ragazzo, a ovest di Budapest e a nord di Székesfehérvár, dove Orbán è nato. Felcsút è un guscio da 1.800 residenti circa, la sua squadra faceva un tempo da satellite al Videoton: ci ha giocato pure il figlio del premier. Tutto è cambiato quando nel 2014 è arrivato lo stadio nuovo, 3.816 posti a sedere: copertura in legno, dormitorio, palestra. Dentro la Pancho Arena, volendo ci sta tutto il paese, compreso un accompagnatore per ogni abitante. L'opposizione lo definisce un monumento alla megalomania. Quando il primo ministro vuole stupire i suoi ospiti, li fa spuntare sul tetto dello stadio attraversando una botola e parlando di calcio, la sua passione. Ma lo stadio non è quasi mai pieno, se non quando arriva in trasferta il Ferencvaros. Budapest ha offerto i suoi impianti all'Uefa in piena pandemia per stringere relazioni col calcio che conta. Bayern-Siviglia si giocò nonostante i contagi stessero di nuovo risalendo. Poi la capitale ha avuto gli Europei di nuoto 2022, i Mondiali di nuoto 2022, i Mondiali di atletica 2023. Ora alla Puskás Akadémia viene chiesto un ultimo passo, un ultimo salto di qualità nella crescita, la qualificazione ai gironi di Conference League ai danni di una squadra dell'élite. Il suo proprietario è Lőrinc Mészáros, amico d’infanzia del primo ministro, per molto tempo un operaio specializzato nell'industria del gas, fondatore poi di un'azienda nello stesso settore, oggi fra i cinque uomini più ricchi e potenti del paese. Per agevolare l'arrivo allo stadio, lo stato ha fatto costruire una piccola ferrovia, passa tre volte al giorno , fa non più di trenta passeggeri di media, due milioni di euro di costo, quasi tutti coperti dai finanziamenti europei. Quando in una intervista hanno chiesto a Mészáros come abbia fatto a far crescere i suoi affari più velocemente di Zuckerberg, ha risposto: “Forse sono più intelligente”.

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