La Roma ritrova i tre punti ma cerca ancora la verticalità

Eppur si muove. La Roma di Juric assapora la prima vittoria europea della stagione, ma restano insoluti molti dei suoi problemi. Alcuni sembrano connaturati al sistema di gioco introdotto dall’allenatore croato, altri probabilmente arrivano da molto più lontano. E sono forse strutturali. Legati ad una rosa non pensata e costruita per lui. Di certo la prima vittoria europea della stagione contro una Dinamo presentatasi all’Olimpico con tutti i big in panchina è fondamentale per la classifica. Ma lascia tanto lavoro da fare in vista del prossimo ciclo di impegni prima della sosta di novembre: Fiorentina , Torino , Hellas Verona , Union SG , Bologna . La Roma continua ad avere enormi problemi in fase creativa. Il rigore trasformato da Dovbyk ha messo fine a un digiuno che durava da 142’: proprio dal gol dell’ucraino segnato a Monza, l’unico su azione nelle ultime quattro partite dei giallorossi in tutte le competizioni. Dal vivo la manovra della Roma è sembrata ancora una volta volenterosa, ma incapace di assumere una dimensione verticale. Insomma, la Roma di Juric – soprattutto in Europa – fa un possesso scarsamente produttivo. Dopo le prime tre giornate la Roma è la prima per possesso palla nell’intera Europa League - 65.3% alla pari del Galatasaray - ma solo quattro squadre su 36 hanno segnato di meno: Union SG e Qarabag 1, Ludogorets e Dynamo 0. In più di un’occasione contro gli ucraini la Roma non è riuscita a verticalizzare rapidamente dopo aver recuperato la palla. Più volte si è visto Baldanzi libero sbracciarsi disperatamente per un cambio di gioco che non arrivava. O Dovbyk e Pisilli tagliare inutilmente in profondità per ricevere un passaggio che non è mai stato effettuato. Nelle intenzioni di Juric la costruzione doveva passare soprattutto attraverso i piedi di Le Fée - alter ego di Cristante - ma la sua prima europea in giallorosso è stata deludente. Palleggio basico e poco incline a rischiare la giocata, mobilità ridotta , qualche buona lettura difensiva, ma soprattutto un grave errore che stava per innescare il possibile pareggio firmato Tymchik a fine primo tempo. Non a caso sono stati solo due i passaggi progressivi per il francese in tutta la partita. Troppo pochi per quello che gli chiede Juric: gli stessi di Konè - ottimo nel recupero palla, ma da sempre non un mago delle imbucate – e uno in meno di Cristante, subentrato proprio a Le Fee al 53’. Angelino, tanto per dire, ne ha fatti più di tutti e tre messi insieme: ben 10. Anche per questo Juric non rinuncia mai al galiziano, vero elemento dinamico del sistema di gioco sia quando gioca da braccetto sinistro sia quando – come contro la Dinamo – gioca esterno di fascia. Non a caso è lo stesso Angelino quello che ha fatto più azioni che hanno portato al tiro : 6. E pure quello che ha ricevuto più passaggi progressivi: 7. Tra le note positive le prestazioni di Pisilli e soprattutto Baldanzi, entrambi applauditissimi al momento della sostituzione in una serata dove gli oltre sessantamila dell’Olimpico hanno indirizzato anche qualche fischio a squadra e allenatore. Baldanzi nella posizione di Dybala e Pisilli in quella di Pellegrini – e quindi più avanzata rispetto al solito per lui – sono stati apprezzabili per aggressività e inserimenti senza palla. Baldanzi è stato decisivo nel procurarsi il rigore e Pisilli – 5 azioni che hanno portato al tiro – il più verticale dei centrocampisti. ‘Verticale’ la parola chiave che manca alla Roma di Juric. Una dimensione che la Roma ha avuto soprattutto a sinistra: non a caso con le combinazioni tra Pisilli e Angelino e che hanno spesso coinvolto anche Hermoso in fase di spinta. Ancora poco appuntita la prova di Zalewski, stavolta spostato a destra per permettere a Celik di giocare da braccetto da quella parte. Dovbyk, freddissimo nel trasformare il rigore, va innescato meglio. Hanno provato a supportarlo più del solito proprio Baldanzi – che forse merita qualche minuto in più – e Pisilli. Il centravanti ucraino resta ancora poco servito con i cross per sfruttare le sue doti nel gioco aereo – pensiamo al suo gol di testa contro l’Athletic su cross di Angelino – ma i tre centrali difensivi bloccatissimi dietro della Dinamo in questo hanno avuto certamente un peso. La Roma resta ancora poco pericolosa su palla inattiva e poco incisiva nel tiro da fuori. In questo forse pesa anche a livello stagionale la scarsa mira dei suoi migliori tiratori: Pellegrini – contro la Dinamo determinante soprattutto per un provvidenziale recupero difensivo nel finale – e ovviamente Dybala, che pure è stato sublime nella sua misteriosa giocata vanificata da Shomurodov per il possibile 2-0. La Joya dall’inizio della stagione ha tirato 12 volte trovando lo specchio della porta una sola volta. In una fase del genere della sua carriera costringerlo a lunghe rincorse all’indietro per seguire il suo uomo di riferimento, Bastoni o Mykhavko che sia, forse non è il massimo. Ma questa è un’altra storia.

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