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Mancini come Pozzo, questa è finalmente Italia

Europei

Matteo Marani

E’ come se i due Ct continuassero, nei record, a rincorrersi ed intrecciarsi. Una bella storia azzurra. E proprio l’Italia di Vittorio Pozzo fu l’ultima, 71 anni fa, a segnare 9 gol contro gli Stati Uniti alle Olimpiadi del 1948

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Solo due volte, nella sua ultrasecolare storia, la Nazionale aveva segnato 9 gol. Giusto per spiegare la portata del trionfo di ieri con l’Armenia. La prima era stata nel 1920, in un’amichevole contro la Francia chiusa 9-4, la seconda e ultima nel 1948, quando iniziò il torneo olimpico di Londra battendo gli Stati Uniti 9-0, il maggiore scarto di sempre, superiore anche all’11-3 contro l’Egitto (primato di gol fatti) che valse il bronzo alle Olimpiadi 1928, primo alloro della Nazionale.

 

Al di là dei record, che Roberto Mancini continua comunque a mettere insieme partita dopo partita, c’è proprio il suggestivo rimando al 9-0 di 71 anni fa, a Brentford, che mette sempre vicini Mancini e Pozzo. L’Italia di quest’ultimo aveva perso due mesi prima in casa contro l’Inghilterra, un 4-0 a Torino rimasto nella memoria per il gol di Mortensen, anzi “alla Mortensen” come si disse da allora, dalla linea di fondo. Pozzo aveva le ore contate e l’esperienza si chiuse in effetti nella gara seguente alla goleada contro gli americani. L’Italia fu sconfitta 5-3 dalla Danimarca, tornò a casa e Pozzo fu allontanato dopo vent’anni vissuti da Commissario unico, coi suoi due Mondiali e le Olimpiadi vinte. Fu un addio duro, traumatico, per il quale il vecchio alpino molto se la prese col presidente del Torino, Ferruccio Novo, che gli succedette alla guida della Commissione tecnica destinata poi a fallire il Mondiale del 1950.

 

Dicevamo: curioso che Pozzo sia stato l’ultimo a registrare 9 gol prima di Roberto Mancini, quasi che la rincorsa tra i due continuasse a intrecciare numeri e record. Con la vittoria in Bosnia di venerdì, il Ct di oggi ha infatti cancellato quello di ieri nelle vittorie consecutive: 9 per Pozzo, fra il maggio 1938 e il marzo 1939, 11 per il Mancio dopo il successo di ieri. A proposito, domani sarà un anno esatto dal primo incontro del filotto da record del nuovo corso: l’1-0 in amichevole contro gli Stati Uniti.

 

La Nazionale di Mancini continua a sommare primati e bel gioco. I gol spettacolari di Immobile, quelli altrettanti belli del prodigioso Zaniolo, e poi la varietà offensiva: sette giocatori diversi a segno al Barbera. La squadra brilla e diverte, fra le geometrie indispensabili di Jorginho, la quantità qualitativa dei vari Barella e Tonali, e con loro la freschezza generale di tutta la squadra, che cambia giocatori ma non perde gioco.

 

Per l’Europeo avremo in campo una squadra davvero Under: da Donnarumma a Chiesa, da Zaniolo allo stesso Tonali, senza tralasciare la classe dei Verratti, dei Bernardeschi, di Pellegrini appena recupererà. L’attacco va spedito, con Immobile e Belotti a giocarsi il posto. Anche a Palermo, dove gli azzurri hanno vinto 13 delle 15 partite giocate nella storia al Barbera (la prima il 28 dicembre 1952 contro la Svizzera: 2-0), si è vista una bella Italia. Ma si è visto anche e soprattutto l’Italia, nel senso che nella formazione iniziale erano rappresentate dieci squadre, nove italiane più il Chelsea di Jorginho. E quando Barella ha lasciato il posto al bolognese Orsolini, anche lui in gol e anche lui altra grande speranza per il futuro, sono diventate undici squadre diverse.

 

Un altro record di Roberto Mancini. Il cui primato principale resta però poco misurabile, ma molto emotivo: aver rilanciato un movimento azzurro che dopo l’esclusione dal Mondiale sembrava spento e senza speranza. E invece ora c’è tutto. Anche un modo differente di poter pensare all’Europeo di giugno.