Il Brasile non è più il Brasile di una volta: i motivi della crisi della Seleçao

La sconfitta subita al Monumental contro l’Argentina ha destabilizzato il calcio brasiliano. Uno schiaffo in pieno volto, una doccia gelata che ha finalmente aperto gli occhi a un movimento non più capace di dominare, finito in seconda fila nelle gerarchie del calcio sudamericano. Nelle qualificazioni al Mondiale, la Seleçao è scivolata addirittura al quarto posto. La qualificazione non è in discussione ma l’orgoglio è ferito. Cercansi talenti Il Brasile non produce più la strabiliante quantità di talenti di un tempo, anche se questa batosta potrebbe servire ad aprire gli occhi, a far ripartire il calcio verdeoro. Può essere l’occasione per interrogarsi e capire perché, soprattutto in certi ruoli, il talento latita. Partiamo dalla difesa. Il Brasile ha sempre lanciato terzini di straordinario spessore. Ora i titolari sono Wesley e Arana e resta nel giro della Seleçao il bistrattato Alex Sandro. Anche a livello di difensori centrali non c’è abbondanza, nonostante il rientro di Militao al fianco di Marquinhos possa restituire una discreta solidità. Gli emergenti sono Murillo e quel Lucas Beraldo che dopo un avvio folgorante al PSG fatica a fare il salto di qualità. A centrocampo tanti discreti giocatori, nessun fuoriclasse. Ederson, Joelinton, Andrè, Joao Gomes sono bravi ma certo non a livello dei ‘volante’ del passato. La terra che ha visto nascere Pelè e Zico, Rivellino e Gerson, Kakà e Ronaldinho fatica a trovare un numero 10 all’altezza. In questo momento il migliore è Matheus Cunha, uno dei pochi a salvarsi al Monumental, ma il paragone con i grandi del passato è impietoso. E poi il problema del centravanti. C’è un grande talento, Endrick che ha appena 18 anni e poco altro. Si è smarrito anche a causa degli infortuni Gabriel Jesus, a certi livelli non convince Joao Pedro. Il paradosso è sugli esterni. Qui la Seleçao naviga nell’abbondanza. Il talento è debordante: da Vinicius a Raphinha, da Neymar a Rodrigo. E poi Savinho, forse l’unica nota positiva del Manchester City in questa stagione. E già bussa alle porte della nazionale Estevao, talento limpido di appena 17 anni del Palmeiras, già acquistato dal Chelsea per 34 milioni. Forse questa abbondanza di talento sugli esterni ridimensiona un po’ il giudizio negativo sul livello attuale del calcio brasiliano. Forse è solo un momento in cui la nazionale soffre per la carenza di giocatori di livello in ruoli chiave. Caos allenatore E forse è arrivato il momento di tagliare con il passato e dopo 60 anni mettere alla guida della Seleçao un allenatore che non sia brasiliano. La batosta con l’Argentina è costata il posto a Dorival Junior che in 16 partite ha ottenuto 7 vittorie, 6 pareggi e 3 sconfitte. Troppo poco per una potenza del calcio mondiale. Per la sua sostituzione Il favorito è il portoghese Jorge Jesus, che in Brasile ha lavorato benissimo al Flamengo. Ora è in Arabia dove ha allenato Neymar con cui è entrato in conflitto e questo potrebbe essere un problema. Il presidente federale Ednaldo Rodrigues sogna da tempo Carlo Ancelotti. E ad Ancelotti l’idea non dispiace. Sarebbe forse l’unico capace di far coesistere tanti esterni offensivi e rilanciare una nazionale che, alla fine dei conti, non è proprio da buttare.

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Maurizio Compagnoni