I retroscena dell’ultimo grande Maradona

L’ultimo vero Maradona in campo ha appena compiuto trent’anni, ma nessuno ha pensato di ricordarlo . L’ultimo vero Maradona in campo è quello del breve e disperato Mondiale 1994, il fulminante debutto con la Grecia, la gara fatale con la Nigeria, la squalifica per doping e il lungo addio al pallone: Diego tornò a fine ‘95 per giocare qualche altra partita nel Boca Juniors, e lì ritirarsi. Ma è l’amara conclusione del Mondiale americano a toccarci ancora nel profondo, perché quando ormai nessuno lo riteneva più possibile venimmo ingolositi da un dono, la possibilità - la prospettiva, addirittura - di un Maradona grande ed estremo. Perché Diego non era ancora finito e aveva iniziato a dimostrarlo. Fucilate ai giornalisti Sparito dai radar dopo la prima squalifica del 1991, quella subita in Italia per positività alla cocaina, la sua traiettoria discendente era poi passata per Siviglia per arenarsi a Rosario, cinque partite col Newell’s prima del nulla. Ingrassato e infiacchito, Maradona semplicemente non aveva più voglia. Un gruppo di giornalisti argentini si installò fuori casa sua nel febbraio del 1994 per ottenere un’apertura al ritorno nella Seleccion per il Mondiale: Diego rispose che non ci pensava nemmeno, e siccome quelli, non contenti, non se ne andavano, sparò loro con un fucile ad aria compressa, minacciando di passare ad armi più definitive. Il gol alla Grecia Poi però successe qualcosa - occhio, questo è il nodo del racconto - perché a primavera Maradona da una parte si mise a stecchetto e dall’altra riprese ad allenarsi. Ogni giorno più convintamente. Ogni giorno più furiosamente. L’Argentina del c.t. Alfio Basile, detto Coco, si era qualificata soltanto dopo uno spareggio intercontinentale con l’Australia, ma era una nazionale forte: davanti giocavano Batistuta e Balbo, in mezzo Redondo e Simeone, in porta c’era ancora Goycoechea. Maradona tornò in tempo per il debutto con la Grecia, finito 4-0 con tre gol di Bati e uno suo, e se volete emozionarvi ripescate la telecronaca della rete di Diego nella voce del grande Victor Hugo Morales: col suo ritmo inimitabile descrive i triangoli che portano il pallone sul sinistro del numero 10, si interrompe di botto quando parte la magnifica traiettoria arcuata che si insacca all’incrocio, e lì esclama soltanto “gol!”, col punto esclamativo a troncare l’escalation di entusiasmo. Pura felicità C’è un attimo di silenzio che pare lunghissimo, nel quale Morales chiaramente elabora l’enormità di quanto ha appena visto: altro che finito, se Maradona è ancora in grado di realizzare capolavori del genere nessun traguardo gli è precluso. Scatta allora un “goool” infinito, alla sudamericana, che accompagna la famosa corsa di Diego verso la telecamera, dove ruggisce il suo “sono tornato”. E’ del tutto naturale il brivido di piacere che fa vibrare l’universo degli appassionati di calcio: che tu sia argentino o italiano, americano o australiano, hai appena rivisto in azione il più grande di tutti, e non speravi che potesse succedere ancora. Il ricordo di quei momenti - 21 giugno 1994 - è di pura felicità. Diego e l'infermiera Quel giorno non sono a Boston, ma a New York al seguito dell’Italia. L’Argentina vince anche la seconda partita, 2-1 alla Nigeria ancora a Boston con doppietta di Caniggia, e poi si sposta a Dallas. Di quel match resta in memoria l’immagine curiosa dell’infermiera dell’antidoping che a fine gara prende in consegna Maradona per condurlo al prelievo: una scena che in genere non si vede, accade tutto negli spogliatoi. Sul momento la si nota appena, ma quando due giorni dopo deflagra la notizia della positività di Diego all’efedrina in molti ragionano su quell’infermiera che pareva in missione: non perdere di vista Maradona nemmeno per un attimo, per evitare uno scambio di urine. "Grondona me lo deve..." Volo a Dallas qualche ora dopo, come centinaia di altri giornalisti: la storia del Mondiale è diventata improvvisamente quella. Saremo almeno in 500 nella hall dello Sheraton Park: l’Argentina, che intanto ha perso la terza partita contro i bulgari, è asserragliata al settimo piano. Il presidente federale Julio Grondona ha sospeso Maradona in via cautelativa - ci sarebbero ancora le controanalisi - e lui non riesce a farsene una ragione. Dopo molte ore di attesa, e un lavoro sotterraneo per riuscire a parlare con Diego, scendono nella hall Fernando Signorini, il suo preparatore atletico storico, e Salvatore Carmando, l’altrettanto storico massaggiatore. Assieme a Maradona hanno scelto tre giornalisti italiani - Diego in Argentina ha un’esclusiva già assolta con una tv - per l’intervista: con me, che sono lì per la Gazzetta dello Sport, salgono Francesco Marolda del Mattino di Napoli e Pina Debbi di TeleMontecarlo. Non dimenticherò mai la disperazione di Maradona: nega qualsiasi peccato, giura di essere pulito sulla testa di moglie e figlie, inchioda Grondona a un intervento “perché me lo deve”, e quell’intervento non arriverà mai. Qualche mese dopo, invece, Grondona verrà nominato vicepresidente della Fifa. "Ormai Maradona è eliminato" Per quanto la tesi sia sempre stata smentita, non ho mai smesso di sospettare che tra Maradona e la Fifa fosse stato stipulato un accordo inconfessabile: tu partecipi al Mondiale salvandolo dal fallimento che si profilava, per rimetterti rapidamente in forma prendi qualche prodotto a base di anfetamina, e noi facciamo in modo di non sorteggiarti all’antidoping. Dopo il 4-0 alla Grecia, però, invece di godersi la vittoria Diego aveva sparato a zero sugli orari delle partite , accusando la Fifa di essersi venduta alle tv europee. E la Fifa aveva reagito mandandogli la famosa infermiera. Di recente Signorini, che è stato il più fedele degli amici di Diego, ha raccontato in un documentario che il medico della Seleccion, Roberto Pedrò, aveva trovato l’escamotage per annullare le analisi: aveva infatti scoperto che sulla provetta era stata applicata un’etichetta col nome della sostanza da cercare, il che era ovviamente vietato dal protocollo. L’aveva detto subito a Grondona, il quale gli aveva intimato di non farne parola con nessuno “perché ormai Maradona era stato eliminato”. Argentina-Nigeria del 25 giugno 1994 è stata l’ultima partita in nazionale di Diego.