Italia, questa Nazionale è finalmente quella di Spalletti

Ora lo possiamo dire, ora sì: questa Italia assomiglia al suo allenatore ed è decisamente l’Italia di Spalletti, molto di più di quanto lo sia stata in passato. Ci ha messo poco Luciano Spalletti a fare di questi ragazzi una squadra. Dopo 4 partite e 10 punti raccolti, quando ne manca uno nelle prossime due gare per essere certi dei quarti di questa Nations League e testa di serie nei sorteggi per il Mondiale del 13 dicembre, balza agli occhi una chiara identità, ci sono princìpi conosciuti e condivisi. Ci sono sorrisi e disponibilità. Il piacere – come ci ha assicurato il solito Frattesi, trasparente e sincero – di giocare insieme. Di provare giocate, movimenti. Merito, intanto, di una condizione fisica generale migliore rispetto al finale di stagione precedente. Di un dialogo nuovo tra squadra e CT che ha saputo intercettare le domande tecnico tattiche dei suoi ragazzi. Il 3-5-1-1 per esempio è sistema di base, ha ora interpreti adeguati: nessuno è fuori posto o adattato. Anzi, ciò che nel club è punto di forza Spalletti lo ha raccolto, portato in azzurro e migliorato, senza creare più conflitti o zone d’ombra. Un nuovo approccio metodologico potremmo definirlo, confermato anche dalle convocazioni di ottobre con i soliti 23 giocatori: 3 portieri e 20 di movimento. Espulso Pellegrini? Dentro Zaniolo, non ancora del tutto recuperato da Gasperini ma in grado di stare in gruppo e alzare comunque la qualità degli ultimi allenamenti. Il tutto, senza andare a prendere un azzurrino dell’Under 21 di Nunziata, impegnata contro la Repubblica di Irlanda per la gara che valeva il pass per gli europei in Slovacchia del prossimo giugno. Pass ottenuto grazie la pari del Nereo Rocco. Ma torniamo alla Nazionale maggiore. A sentire Spalletti su quale sia l’elemento che distingue oggi la sua Italia, su tutti c’è il concetto di miglioramento individuale e di conseguenza un miglioramento generale. A volte esponenziale. Per farla breve, un dato su tutti ci può aiutare: questa squadra, lo vediamo meglio ora, ha grandi potenzialità offensive; costruisce con tre giocatori più uno; fa un lavoro meraviglioso sulle catene; sa stare di là, nella metà avversaria; manda cinque giocatori offensivi con mezzali devastanti negli inserimenti; tira di più e segna di più. Con 11 reti in 4 partite, è il miglior attacco della Nations assieme a Svezia, Romania e Austria. Ma il dato che più intriga è quello degli Expected goals, i ‘gol attesi’. Ovvero la probabilità che una certa occasione di gioco offensiva si trasformi in rete. Quanto crea una squadra, per intenderci. Ebbene, in quattro gare di Europeo, solo in una occasione, contro l’Albania, l’Italia aveva creato di più dell’avversario. In questa Nations, invece, tutto ribaltato: sempre noi, e di tanto, migliori degli avversari. E se Israele vale meno, Francia e Belgio sono avversari di rango. Volete vedere i dati? Eccoli EURO 2024 Italia 1.56 xG Albania 0.50 xG Spagna 2.02 xG Italia 0.16 xG Croazia 1.49 xG Italia 0.90 xG Svizzera 1.25 xG Italia 0.73 xG NATIONS LEAGUE 2024 Italia 1.74 xG Francia 1.05 xG Italia 1.52 xG Israele 0.46 xG Italia 1.84 xG Belgio 0.95 xG Italia 2.77 xG Israele 0.26 xG Miglioramento dei singoli, si diceva. E allora, parlando di gol, veniamo a chi i gol li deve fare per tradizione. Il centravanti, per esempio: Retegui con 2 gol si conferma goleador, anche un po’ sprecone come contro Israele. Abile in area ma capace di uscire e partecipare al gioco, a maggior ragione se supportato da un Raspadori tuttocampista, forse il più completo interprete del ruolo di seconda punta che colleghi i reparti e sia determinante nel pressing. Gli esterni Dimarco e Cambiaso sono un garanzia per corsa, conduzione, cambi di gioco e disponibilità anche a giocare dentro, dove abbiamo trovato il regista: oggi Ricci lo è più di Tonali, che stenta a prendere in mano la squadra, pur avendo una capacità non comune di trovare passaggi chiave in verticale efficaci. Ma il centrocampista del Torino mette personalità nuova, centimetri, difesa del pallone, voglia di essere al servizio della costruzione. Prezioso quando la palla l’hanno gli altri. E poi c’è appunto Tonali: forza e velocità di trasmissione, corsa e letture e ‘un motore’ come pochi hanno, senza cali. Anzi: all’80’ di solito lascia un segno ulteriore. Tonali, a cui, come a Fagioli, è stata data una chance, perché lo sport è pure caduta, consapevolezza dell’errore, rielaborazione della risalita e di cosa voglia dire per un giovane italiano andare a giocare all’estero: può fare solo bene, se i percorsi sono virtuosi e se il palcoscenico, in questo caso, è la Premier. La forza di Tonali, le caratteristiche di Frattesi incursore e la versatilità di Calafiori sono valori aggiunti al 3-5-1-1 che ancora chiede soluzioni e attenzioni su certe palle inattive. Perché certi gol non si devono proprio prendere… Bene Maldini e Pisilli: sono il nuovo che suggerisce la serie A. Il gruppo del Mondiale, perché questo stiamo costruendo, è già nato: è questo e attende di essere vagliato, da qui a maggio 2026, con le finali di Nations e le qualificazioni. Ma anche con i ritorni di Barella, Kean, Scammacca, Chiesa, Zaniolo, Scalvini, Politano e Zaccagni. E poi i nuovi che in Under 21 sono già da Nazionale come Ruggeri, Baldanzi, Fabbian e Casadei, che il CT tiene sotto stretta osservazione con la supervisione del coordinatore delle Nazionali giovani, Maurizio Viscidi, e le nuove mansioni del ‘DS’ Buffon. Tutto bello? Tutto fatto? Ci vuole della ‘Calma’ come suggerisce un geniaccio toscano. E lo sa bene pure Spalletti, che cerca continuità di prestazioni, ambizioni o addirittura di sogni, mettendo in guardia affinché “non si faccia sconfinare in presunzione la tanta qualità che si ha”. Ecco, quel tocco in più, quella corsa in meno, quello spostamento non credibile perché incompleto... Questo è il monito che lascia Spalletti. Le idee ci sono, il campo le ha promosse. Sono le cose che sappiamo fare meglio, insieme… ma guai a pensare che tutto sia compiuto.