Il ritorno di Vardy: "La Premier è il mio posto"

Dopo un anno di Purgatorio in Championship, Jamie Vardy e il Leicester sono tornati tra i ‘grandi’ d’Inghilterra. Nella prima giornata di campionato l’attaccante inglese, attuale secondo miglior marcatore della storia del campionato inglese tra i giocatori in attività, è subito tornato protagonista con un gol e una presa in giro all’indirizzo dei tifosi degli Spurs. Vardy è intervenuto su Sky Sport per parlare – tra ricordi e futuro – del suo ritorno in Premier League. Jamie, bentornato in Premier League! Quanto ti è mancata? “È mancata molto a tutti, ma la cosa bella è che siamo tornati subito, al primo tentativo. Quello era l’obiettivo più importante per il club e lo abbiamo raggiunto. Da ora in avanti non vogliamo trasformarci in uno ‘Yo-yo club’ che va su e giù. Questo è il posto in cui siamo e in cui vogliamo essere. Ora tocca a noi giocatori confermarci in Premier League”. Ti senti ancora più giovane ora che hai un’altra sfida così grande davanti? “Io mi sento sempre giovane. Per dirti, l’anno scorso in Championship ho giocato 48 partite più le coppe. Credo che non ci sia cosa più tosta, ma ora c’è una nuova sfida, sempre bellissima, e non vedo davvero l’ora”. Ora in panchina c’è Steve Cooper, che allenatore è? L’anno scorso invece hai lavorato con Enzo Maresca… “Steve Cooper appena arrivato ha organizzato una riunione. Voleva tornare sulla scorsa stagione, gli è piaciuto molto quello che abbiamo fatto. Sicuramente ha le sue idee ma vuole che ci sia una continuità e fare un passo in avanti. Con Ranieri eravamo molto difensivi e poi ripartivamo in contropiede, era la nostra forza. Maresca invece ha basato la nostra idea di gioco sul possesso, ci insegnava i tanti modi per arrivare alla porta. Ci diceva: ‘Così è come segneremo’. Hanno avuto un approccio totalmente diverso da un punto di vista tattico”. Pensi che Maresca sia l’uomo giusto per il Chelsea? “Solo il tempo ce lo dirà. Così è il calcio. Lui ha i suoi principi di gioco, ma non è che in uno schiocco di dita i giocatori riescono ad assimilarli. Servono tempo e lavoro giornaliero”. Hai sentito Claudio Ranieri dopo che si è ritirato? “No, lui ora usa un numero di telefono italiano mentre io ho ancora il suo numero inglese, quindi non sono riuscito a sentirlo”. Pensi ancora qualche volta a quella sera in cui hai invitato i tuoi compagni a vedere Chelsea-Tottenham a casa tua e a quei festeggiamenti incredibili al fischio finale? C’è qualcosa nella tua mente, una scintilla che a volte ti ricorda quella notte, la più bella di sempre oppure è qualcosa di molto lontano? “No, come hai detto tu: appartiene al passato. Certo, senza dubbio fu una notte bella ma nel calcio non è che ci siano tante possibilità di guardarsi indietro, o quanto meno io non lo faccio mai. Per esempio: una stagione finisce e hai un po’ di tempo per dimenticarti totalmente del calcio e far riposare la testa. Poi le vacanze finiscono e sei di nuovo catapultato in preseason e concentrato sulla nuova stagione. Il calcio è come un frullatore: la stagione finisce e poi ricominci”. Hai mai immaginato, anche ai tempi del Fleetwood Town, che il tuo percorso potesse essere così ricco? “No, per niente. Mai avrei immaginato succedesse e invece è successo davvero. Ci penserò bene quando avrò smesso di giocare. Lì mi prenderò tutto il tempo per realizzare quanto grande sia stato questo viaggio”. Probabilmente hai visto questo gioco sui social: devi dare un ranking ai giocatori. Te lo farò sugli attaccanti italiani. Ti dico il nome e tu li collochi nella tua personale classifica da 1 a 5. Iniziamo? “Vai”. Partiamo con Francesco Totti. Dove lo piazzi nella tua classifica? “Terzo, in mezzo”. Alessandro Del Piero: “Solo cinque è troppo complicato per l’Italia… due”. Christian Vieri: “Cinque”. Filippo Inzaghi: “Non lo so. Non so chi arriva dopo. Ho paura che il prossimo nome sia ancora più grande, ma dico… uno!”. Roberto Baggio: “Quarto starà benissimo!”.

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