David Raya, grandi sogni in grandi mani

Quando l’Arsenal, nell’estate del 2023, su espressa richiesta di Arteta prese David Raya dal Brentford, molti tifosi storsero il naso. La prima stagione di Aaron Ramsdale era stata un successo. L’Arsenal era tornato competitivo e aveva passato in testa alla classifica il doppio dei giorni del Manchester City. Con la profonda convinzione che alla squadra mancasse un numero 9 per colmare il gap con Guardiola e la sua corazzata, l’arrivo di un alter ego di Ramsdale sembrava più un pericolo per un gruppo così coeso, come dimostrano gli abbracci ormai tradizionali pre kickoff, il contatto reciproco prima di ogni partita. Arteta ha sin dall’inizio improntato il suo stile manageriale sulle orme di Arséne Wenger. Guida tecnica fortificata da un controllo delle strategie del club condiviso con il direttore sportivo, Edu. In poche parole, Arteta individua profili specifici per costruire la sua squadra e dopo un lasso ragionevole di tempo, li vuole vedere in carne e ossa al centro sportivo di Colney. E così è stato con Raya. Ragazzo di Barcellona, ma cresciuto calcisticamente nel Blackburn Rovers, una nobile così decaduta da essere ormai finita nel dimenticatoio della ripida piramide calcistica inglese. È lì che nasce ed evolve l’attuale portiere dell’Arsenal. Raya, uno dei migliori interpreti del gioco con i piedi e dunque bramato dai manager che riconoscono vitalità nella costruzione dal basso, arriva in prestito all’Arsenal il giorno di Ferragosto del 2023. Alla firma del contratto non arriva da solo ma è accompagnato dalla sua famiglia. Un segno di riconoscenza per il supporto lungo tutto il percorso. C’è anche il nonno, Joaquin, 91 anni. L’età non frena la gioia della condivisione di un momento così importate della carriera di suo nipote. Joaquin vuole esserci. Arteta lo sa e lo accoglie con una maglia dell’Arsenal con il nome Joaquin sulle spalle. È un dono che merita. Arteta vuole grandi uomini prima di grandi calciatori. E la presenza della famiglia di Raya ha un forte impatto nella valutazione dei valori del ragazzo. Arteta ed Edu scatteranno poi a Joaquin una foto che ha conquistato immediatamente la parete più visibile della casa di Barcellona. L’Arsenal era nel destino e tatuato sulla pelle di Raya. Per un incredibile scherzo della sorte, infatti, tra i tanti tatuaggi di Raya ce n’è uno sul collo che recita 13 agosto 2021. È il giorno del suo debutto in Premier League che coincide con la prima vittoria del Brentford in Premier League. Un club dell’ovest di Londra così piccolo da essere identificato dalle altre tifoserie in modo dispregiativo con il coro “you’re just a bus stop in Hounslow” - “Siete solo una fermata dell’autobus di Hounslow”. Ecco perché tutti impazziscono quando il 13 agosto 2021, nella partita inaugurale della stagione 2021/22, il Brentford batte l’Arsenal di Arteta 2 a 0 con i gol di Canòs e Noorgard. Era un’altra era calcistica. Se pensate che l’Arsenal perderà anche le successive due partite di Premier League scatenando l’ira dei tifosi che popolano l’Emirates con i cartelli "Arteta out”. Quindi sì, l’attuale guardiano della porta dell’Arsenal ha tatuato sul collo una sconfitta dell’Arsenal. Ma è una data troppo importante nella sua storia professionale. Il Brentford diventa una realtà solida, costante, interessante della Premier League. Altro che fermata dell’autobus di Hounslow! In pochi anni, non solo l’Arsenal ma anche Manchester City , Liverpool, Manchester United , Chelsea e Tottenham cadranno davanti alla piccola ma organizzatissima banda di Thomas Frank. David Raya è un elemento centrale di quella squadra. Incarna alla perfezione il coraggio delle Bees. Dal modo in cui comanda la difesa alla solidarietà offerta ai compagni nella gestione del possesso di palloni bollenti. Nell’estate del 2023, l’Arsenal lo acquista in prestito nonostante la presenza di Ramsdale. Arteta specifica che per il portiere vige la stessa logica che accompagna gli altri ruoli. Gioca chi sta meglio e in base alle caratteristiche dell’avversario. La fiducia di Ramsdale crolla. A metà settembre, Raya è già titolare inamovibile. Il dualismo si trasforma presto in una solida amicizia. Ramsdale soffre ma offre a Raya tutto il supporto che merita. Anche l’Emirates è scettico. In primis per l’affezione a Ramsdale. Poi, perché non tollerano questo passaggio dogmatico e costante dai piedi del portiere. Nella partita vinta per 1-0 dall’Arsenal contro il Manchester City dell’8 ottobre 2023, Raya viene sommerso di fischi quando in pochi minuti rischia di regalare il vantaggio al Manchester City. A fine partita, ho la possibilità di chiedergli come ha vissuto il clima di ostilità ogni volta che gli arrivava la palla. La risposta è secca: “Questo è quello che vuole il manager, che piaccia o no. Io devo ascoltare lui, non i tifosi”. Comanda il gaffer, il piano gara deve essere applicato alla lettera. È per questo che è stato preso. I dubbi saranno presto spazzati via. Raya è affidabile, ha personalità. Ha fatto la gavetta, ulteriore elemento che stimola il rispetto del manager. Diventa eroe nel ritorno degli ottavi di finale di Champions League quando para 3 rigori contro il Porto. A fine partita diventa virale la sua intervista a CBS quando mostra la grandezza delle sue mani. Enormi quando confrontate con quelle di Micah Richards e Jamie Carragher. È una sua caratteristica. Grandi sogni in grandi mani. La cessione di Ramsdale nell’estate del 2024 è un ulteriore upgrade nella sua fiducia. Come diceva Wenger, “nel calcio la fiducia è la cosa più difficile da conquistare e più facile da perdere”. 12 lunghi mesi dopo è cambiato tutto. Per il popolo è un eroe. La creatura più vicina a David Seaman, come scrive qualcuno. Un’associazione fedele se uniamo alcuni punti. Sulla doppia parata su Retegui, Gian Piero Gasperini urla: “è un gatto, è un gatto”. A qualche navigato tifoso dell’Arsenal sarà venuta in mente la parata di Seaman contro lo Sheffield United nella semifinale di FA Cup del 2002. Una delle più belle della storia dei Gunners. Ma nell’impresa eroica su Retegui, David Raya ha semplicemente rivisto sé stesso. È un déjà-vu dell’incredibile salvataggio su Watkins di 3 settimane prima. Momenti che certificano un inizio di stagione scintillante avvalorato da 4 nomine di “Man of the Match” in 6 partite stagionali dell’Arsenal. Contro il Manchester City, la saracinesca crolla al 98’ ma senza di lui forse l’Arsenal sarebbe tornato dall’Etihad a mani vuote. E sono punti che pesano. Quando Petr Cech varcò la porta di Cobham, il capitano del Chelsea John Terry disse: “Cech ci garantirà 10 punti in più in classifica”. Dando uno sguardo alla classifica finale dell’anno scorso, all’Arsenal ne basterebbero 3 in più per azzerare il conto ormai ventennale dall’ultimo Arsenal campione d’Inghilterra. Quella squadra era Invincible dalla testa ai piedi. Forse l’unica cosa che mancava erano mani così grandi.

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