Il Nottingham Forest, Garibaldi e le imprese

Le camicie rosse sono pronte ad una nuova rivoluzione. No, non siamo tornati indietro di 160 anni e la rivoluzione in questione è solo calcistica. O meglio, di una classifica, quella inglese. Dove il Nottingham Forest sta provando a fare proprio come i Mille di Garibaldi. Sbarcato in Premier nel 2022, ha intenzione di conquistare sempre più, non territori, ma posizioni. Per ora è la sorpresa della stagione: terzo con 19 punti, la miglior partenza degli ultimi 25 anni. Una sola sconfitta in dieci partite e soprattutto un successo che è già storia: contro il Liverpool ad Anfield, cosa che non accadeva da 45 anni. Il parallelo con Garibaldi non è casuale. Perché proprio da quelle camicie, o giubbe se preferite, arriva il colore della divisa del Forest. E’ una storia che per essere raccontata richiede un salto indietro nel tempo. Autunno 1865, quindici uomini che erano soliti incontrarsi per giocare a shinney, uno sport molto simile all’hockey, si incontrano in un locale, il Clinton Arms: si vota la mozione di uno di loro, JS Scrimshow che propone di mollare lo shinney e passare al football, uno sport che comincia a diffondersi sempre di più nel centro dell’Inghilterra, dove sono già nate le prime squadre. La mozione viene approvata, così nasce il Nottigham Forest. Al momento di scegliere i colori della maglia, i quindici non hanno dubbi: troppo affascinati, quasi rapiti dall’utopia realizzata da quel personaggio che ha da poco riunito l’Italia e che è da quelle parti talmente apprezzato che a Garibaldi sono state intitolate strade e pub, uno peraltro nato proprio di fronte al Clinton Arms. Non c’è bisogno nemmeno di votare, il ‘red Garibaldi’ diventa un simbolo del Forest e di tutto il calcio di quel periodo. Capace anche di influenzare altre squadre, che adottarono quel colore per la loro maglia. Quella dell’Arsenal o addirittura quella degli argentini dell’Independiente, che incontrano il Forest in un’amichevole. Ma queste sono storie lontane. L’eroe dei due mondi di oggi si chiama Nuno Espirito Santo. Portoghese nato in mezzo all’Oceano sull’isola di Sao Tomè, e tornato dall’Arabia. Lì ha vinto il suo unico campionato in carriera, guidando l’Al Ittihad, giusto l’anno prima dell’ingresso potentissimo degli arabi sul mercato europeo. Ma Espirito Santo aveva già fatto bene in passato con Valencia e Wolverhampton. Ha preso il Nottingham a dicembre 2023, al diciassettesimo posto in classifica. Lo ha salvato senza problemi nonostante i 4 punti di penalizzazione. Il resto è cronaca di oggi. Il punto di forza della squadra è senza dubbio la difesa, basata su una coppia di ferro: il ventiduenne brasiliano Murillo e l’ex Fiorentina Milenkovic. Appena 7 i gol subiti, meglio solo il Liverpool, che l’unica sconfitta l’ha subita proprio contro il Nottingham. Ma senza segnare, di punti non se ne fanno così tanti. A quello ci pensa Chris Wood, trentaduenne nazionale neozelandese, con una buona carriera alle spalle. In Premier, il suo record è di 14 gol, raggiunto l’anno scorso e ai tempi del Leeds. Quest’anno è già a quota 8 in 10 partite. Una media pazzesca, non da Wood. Haaland l’unico ad essergli davanti nella classifica marcatori. Emblema di un’annata che sembra eccezionale. Per lui e per il Forest. Qualcuno già parla di ‘nuovo Leicester’. Di sicuro è presto, troppo. Anche se questo club già una volta ha prima stupito in patria, diventando la prima neopromossa a laurearsi campione d’Inghilterra, e poi ha lasciato a bocca aperta tutta l’Europa: nei due anni successivi arrivarono due coppe dei Campioni. L’eroe tra il 1978 e il 1980 era un mito, come Brian Clough. Oggi è un altro calcio. Altri protagonisti. Altre avversarie. Ma il Nottingham ha una base solida: fa parte del gruppo di squadre del magnate greco Marinakis. E a certificare la validità del progetto c’è l’imminente arrivo dell’ex football director dell’Arsenal Edu Gaspar, che potrebbe diventare una sorta di responsabile di tutte le squadre. Uno sguardo al futuro, una speranza per il presente. Rimanere così in alto oggi sembra utopia. Ma chi indossa una maglia ‘red Garibaldi’ ed è nato nella terra di Robin Hood, sa bene che tra quelle foreste nessuna impresa è impossibile.

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