La rimonta dell'Arsenal: il miracolo che può ancora fare Arteta

‘One nil to the Arsenal’. Così recita un vecchio coro entrato ormai nella letteratura del tifo Gunners . Nato nella fase finale dell’era George Graham e per la precisione – a detta della memoria popolare – in un 1-0 sul Manchester City del settembre 1992. Gol-vittoria, per la cronaca, di Ian Wright. Stigmatizzava, non senza una buona dose di autoironia tipica del tifo inglese, la capacità di vincere le partite flirtando spesso con la noia. Diventato poi un tormentone, quasi un mantra, in certe vittorie sofferte negli anni a seguire. Ecco: veniamo al punto. Con qualche ‘1-0’ in più quest’anno l’Arsenal di Arteta sarebbe molto più vicino o addirittura davanti al Liverpool di Slot, dall’inizio la lepre di questo campionato. La prima vittoria per ‘1-0’ di questa stagione di Premier League era arrivata il 15 settembre scorso proprio in casa dei rivali del North London derby: un primo tempo di grande sofferenza passato a difendersi dagli attacchi degli Spurs prima del chirurgico gol da calcio d’angolo al 63’ di Gabriel, il più letale degli specialisti dei gol da palla in attiva. E qualcuno sulla stampa inglese aveva già iniziato a parlare di ‘mourinhizzazione’ di Arteta, esaltandone la capacità di gestire in modo cinico le partite, e scomodando il paragone col primo - e vincente - Chelsea del portoghese . Da allora, invece, fino alla sera del 27 dicembre contro l’Ipswich, l’Arsenal in campionato non è mai più riuscito a vincere né per ‘1-0’, né con un solo gol di scarto. Perché questo Arsenal le partite sembra saperle vincere in un solo modo: dominandole. E allora sono arrivate solo vittorie con almeno due gol di scarto: 4-2 Leicester , 3-1 Southampton , 3-0 Nottingham Forest , 2-5 West Ham , 2-0 Manchester Utd , 1-5 Crystal Palace . Saper soffrire Ben venga quindi per Arteta un 1-0 striminzito contro l’Ipswich penultimo in classifica, anche se in una partita comandata dall’inizio alla fine. Facile dire che sarebbe stato prezioso mantenere il gol di vantaggio in casa del Chelsea nell’1-1 del 10 novembre scorso, andare oltre l’1-1 in casa del Fulham l’8 dicembre o riuscire a far crollare il muro dell’Everton nello 0-0 del 14 dicembre quando pure l’Arsenal tirò 13 volte contro 2 e chiuse con 1.42 di xg a favore e 0.17 contro. Ma è un fatto che i Gunners abbiano perso punti in 6 delle ultime 11 partite di campionato: 5 vittorie, 4 pareggi, 2 sconfitte. Mentre il Liverpool nello stesso periodo volava: 9 vittorie, 1 pareggio, 1 sconfitta. Conquistando 28 punti contro i 19 dell’Arsenal: un tesoretto di 9 punti di vantaggio. Lo stesso margine – guarda caso – che il Liverpool avrebbe sulla squadra di Arteta in caso di vittoria nel recupero con l’Everton. E invece l’Arsenal, che un anno fa di questi tempi aveva 4 punti in più e due anni fa addirittura 11 in più, ora è costretto a inseguire. Difficile, a oggi, immaginare una rimonta. Ma non impossibile a meno di metà del cammino. Il fatto è che l’Arsenal deve avere la forza di alzare il suo rendimento pur facendo a meno per due mesi, o forse qualcosa in più, del suo uomo più continuo quest’anno: Bukayo Saka. Autore di 5 gol e 10 assist in 16 partite di Premier League, con una media di un gol/assist ogni 83’. Dall’inizio della stagione 2022-23 in Premier League Saka ha fatto 30 assist, 2 in più di sua maestà De Bruyne, e solo 3 in meno di Momo Salah. Dura rinunciare a uno così. Più o meno come chiedere al Liverpool di fare a meno dello stesso Salah o al Chelsea di dimenticarsi di Palmer per quasi metà della corsa al titolo da qui alla fine. La partita contro l’Ipswich ci ha detto che l’Arsenal sa vincere anche senza Saka, ma arriveranno test più difficili a cominciare dalla trasferta in casa del Brentford del primo gennaio. Attaccante cercasi Di certo l’Arsenal quest’anno non è stato fortunato considerando la forzata rinuncia ad un altro uomo-chiave come il capitano Odegaard, rimasto fuori da settembre a novembre per un infortunio alla caviglia, e l’operazione al ginocchio che ha messo fuori causa Ben White fino a metà marzo. Le assenze riportano d’attualità soprattutto il tema del mancato rinforzo in attacco nel mercato estivo. Per provare a vincere il titolo dopo due secondi posti forse serviva un acquisto importante davanti, una lacuna non certo colmata dalla scommessa Sterling, evaporato dopo il passaggio dal Manchester City al Chelsea e in campo per soli 146’ quest’anno in campionato. Arteta, per ora, in attesa di eventuali nuovi arrivi nel mercato invernale deve fare con quello che ha. Havertz, che si alterna tra la posizione di centravanti e di interno d’attacco, non sta facendo male: con quello contro l’Ipswich è arrivato a 12 gol segnati in tutte le competizioni, meglio di lui solo Salah con 19 e Haaland con 18 tra i giocatori che militano in Premier League. Gabriel Jesus sembra uscito da un lungo letargo con 5 gol nel giro di tre giorni contro il Palace tra Coppa di Lega e campionato. Ma deve e può fare di più. Come Martinelli, che pure ha dato segnali di rinascita con tre gol, un assist nelle ultime otto partite. Ma la verità è che il miglior attaccante di Arteta resta sempre seduto in panchina. E non può entrare. Perché non è un giocatore. Si chiama Nicolas Jover, è il set-piece genius e gli hanno dedicato persino un murale fuori dall’Emirates. Motivo? Dall’inizio della scorsa stagione in Premier, l’Arsenal ha segnato 32 gol da palla inattiva e 24 da calcio d’angolo. Nessuno come i Gunners. Chissà se basterà per rimontare i Reds.

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