In God They Trust: i 50 anni di Robbie Fowler, l’ultimo dio della Kop

“We all live in a Robbie Fowler House A Robbie Fowler house, Robbie Fowler house…” – Coro della Kop sulle note di Yellow Submarine Mai stato un tipo romantico, Rafael Benítez. Sul pragmatismo ha costruito da allenatore quella carriera da campione invano inseguita da calciatore. In viaggio di nozze portò la signora Maria de Montserrat Seara, a Milanello perché lui voleva – doveva – studiare da vicino lo squadrone ai tempi allenato da Fabio Capello. Ovvio che uno così avesse fatto i suoi bravi conti prima di riportare all’ovile, dopo quattro anni, il figliol prodigo più ‘Scouser’ di tutti: Robbie Fowler. Una parabola troppo bella e ‘divina’ per non avere un lieto fine. Liverpudlian dentro e pure fuori, nato e cresciuto nel rione degradato di Toxteth, non a caso teatro dei gravi disordini del 1981 e dove fino a pochi anni fa si poteva trovare casa a poco più di 40 mila sterline, ben sotto la media nazionale metropolitana. È stato, con dieci anni di anticipo, la risposta kopite a Wayne Rooney, il ragazzo di strada di Croxteth poi idolo del Man United più forte di sempre. Tifoso dell’Everton da generazioni come una bella fetta di quartiere, il futuro ‘God’ era poi divenuto il simbolo della sponda rossa del Mersey. E ben oltre la messe di gol segnati: 171 in 330 presenze col Liverpool al primo passaggio, fra il 1993 e il 2002 ; 12 in 39 al suo ritorno dopo le due stagioni al Leeds United e le quattro al Manchester City, così suddivisi: 8 in 30 in campionato, 2 in tre in Coppa di Lega, 2 su sei in Europa. In totale, 183 reti in 369 uscite. Computo facile-facile: una ogni due partite se proprio andava male. In 133 anni di storia del club, più di lui, solo il gallese Ian Rush , Roger Hunt , l’egiziano Mohamed Salah , lo scozzese Billy Liddell e Steven Gerrard . È sempre Natale “Mi sento come un bambino che si sveglia sapendo che tutti i giorni è Natale” dichiarò il 27 gennaio 2006, giorno in cui fu ufficializzato il suo trasferimento a parametro zero dal Manchester City. “Da quando me ne sono andato ho sognato di tornare a vestire questa maglia. È una sensazione incredibile, il sogno diventato realtà”. E che pareva impossibile, anche se Benítez già in estate ci aveva provato. Poi l’ennesimo infortunio di Robbie, quella volta alla schiena, gli aveva impedito di realizzarglielo. Il nuovo debutto con la sua seconda pelle non poteva avvenire che all’Anfield, casa sua, gara rimandata di 24 ore a mercoledì 1° febbraio, vedasi ticket originali, contro il Birmingham City. In vantaggio al 62’ col ‘solito’ Steven Gerrard su assist del ‘Moro’ Fernando Morientes, e coi Blues in dieci dal 28’ per il rosso a Damien Johnson per un tackle criminoso su Daniel Agger, il mago Rafa un minuto dopo il vantaggio estrae dalla manica l’asso Fowler: calato al posto del ‘robotico’ pennellone Peter Crouch. Neanche il tempo, per i 43.851 fedeli in trepidante attesa di vedere il loro idolo ora con la maglia numero ‘11’ e non più i suoi iconici ‘9’ o ‘23’ , ed ecco la perla da raccontare ai nipotini: al limite dell’area piccola s’inventa con una ‘scissor kick’ mancina per il 2-1 che, chissà, poteva significare una vittoria che sarebbe stata un’immediata instant classic, oltre che più fiato sul collo del rivalissimo Man United. Macché. Un guardalinee, con un dustbin al posto del cuore, alza la bandierina e l’arbitro Uriah Rennie – giamaicano trapiantato a Sheffield già nella Storia come primo ref nero della Premier League – annulla. Come ulteriore beffa, i Reds si erano poi fatti raggiungere all’88’ dall’incredibile autogol di Xabi Alonso. Fine-fiaba un po’ meno lieto, anche se Benítez nel dopo partita era contento lo stesso: “L’esordio di Robbie è una delle poche note positive della partita. Ha giocato poco, ma si è visto quanto può essere importante. In area è scaltro, veloce, rapido e ci consente nuove opzioni sottoporta. Il suo gol sarebbe stato la perfetta conclusione della favola”. “It would have been fantastic if Robbie Fowler could have scored. But if the team gets forward he will score goals in the future”. – Rafa Benítez A Star Is Born Cominciata, quella favola, alla Nugent Secondary school, quando Robert Bernard, pargolo del Bobby ferroviere ed ex buon centrocampista da dilettante, viene scartato dai Toffeemen perché “troppo piccolo e gracile: non diventerà mai un professionista”. Destino vuole che Fowler figlio sia invece non solo abile ma pure arruolato per le Liverpool Schools Under 14. Là lo nota l’osservatore Jim Aspinall e tempo un paio di stagioni, il 23 aprile 1992, non per caso l’anno del centenario del Liverpool, un paio di settimane dopo il 17° compleanno, Robbie firma da trainee il suo primo cartellino da professionista. L’estate successiva vince con l’Inghilterra l’Europeo Under 18 e il 22 settembre Graeme Souness, cattivissima leggenda del club prima di svernare fra Samp e Rangers, lo fa debuttare in prima squadra contro il Fulham in Coppa di Lega. Fowler segna un gol nel 3-1 dell’andata e l’intero 5-0 del ritorno; quarto giocatore nella storia del Liverpool a centrare una cinquina. Era nata una stella. Alla quinta presenza in campionato, contro il Southampton, prima tripletta in Premier League. I 12 gol in 13 gare gli valgono l’esordio, allo stadio Olimpico di Serravalle il 17 novembre 1993, nell’Under 21 per le qualificazioni all’Europeo: 4-0 contro San Marino, gli bastano 4’ per aprire le marcature, poi lo imiteranno Darren Anderton, Chris Sutton e Mike Sheron. L’anno da matricola si chiude con 18 gol in 34 partite , nonostante i due mesi persi per la microfrattura a una caviglia, e la vittoria con l’U21 nell’annuale torneo di Tolone. Suo il raddoppio nel 3-0 sugli USA ad Arles il 2 giugno, nel primo turno. In finale. La sua stagione 1994-95 si apre con la hat-trick nel mitico Highbury contro l’Arsenal. David Seaman deve raccogliere il pallone in fondo al sacco tre volte in 4’32”, la tripletta più veloce nella storia del calcio inglese. Nel Boxing Day la prima grana con la Football Association, per l’incidente a Leicester. In campo, invece va sempre meglio: 31 gol, primo giocatore del Liverpool a scollinare il trentello stagionale da sei anni. Sempre presente nella conquista della Coppa di Lega , è Giovane dell’anno per la PFA e convocato in nazionale ‘B’. Nel 1996-97, le sue reti sono 36, nonostante le tante panchine per la concorrenza di Ian Rush e Stan Collymore, che trascinano la squadra alla finale di FA Cup . Finalmente arriva la prima di 24 caps nella nazionale maggiore: il 24 aprile in amichevole a Wembley, Inghilterra-Croazia 0-0. Il 1997-98 è il suo annus horribilis. In uno scontro col portiere dell’Everton, Thomas Myhre, si rompe i crociati del ginocchio destro. Addio stagione e mondiale. A soli 22 anni tornerà, ma non più come prima. L’infortunio di Jamie Redknapp gli consegna i gradi di capitano, alza le 5 coppe del 2001, però con Monsieur Gérard Houllier e soprattutto con il di lui ‘secondo’, Phil Thompson , proprio non si prendono. Diventa così la terza punta dietro Michael Owen ed Emile Heskey. E dopo due operazioni alla caviglia destra in due anni, per 11 milioni di sterline , passa al Leeds United di Terry Venables, dove però deve giocarsi il posto con Mark Viduka, Robbie Keane e Harry Kewell . Dopo 14 mesi e altrettante reti in 31 gare, è al Manchester City. Kevin Keegan mette sul piatto sei milioni di pound per affiancarlo a Nicolas Anelka. Al club allora al Maine Road, più che i suoi 27 gol in 91 gare , ne ricordano però il rigore sbagliato nei secondi finali in campionato che costò al City il posto in Coppa UEFA a beneficio del Middlesbrough. Il resto è storia. Passata, turbolenta e più spesso che no dalla porta sbagliata. Il sedere ondeggiato in faccia a Graeme LeSaux del Chelsea. Le telefonate anonime di tifosi Toffees ai tabloid per dargli del cocainomane. E poi vendicate, dopo il rigore trasformato proprio sotto la loro curva nel derby dell’aprile 2000, con l’immagine – ingenerosamente ma inevitabilmente – che al contempo ne riassume, svilisce ed esalta l’intera carriera: lui che esulta tuffandosi per ‘sniffare’ la striscia bianca dell’area; 60.000 sterline di multa dal club, più le 32.000 e le 4+2 giornate di squalifica dalla FA. Nonostante tutto è facile capire perché Benítez si fosse imbarcato in quell’avventura. Non solo per il basso, per non dire nullo, fattore di rischio. La soluzione faceva comodo a tutti: il Man City risparmiava 750.000 sterline di ingaggio, autoridotto dal giocatore pur di tornare a casa. Il Liverpool si ritrovava, per almeno la seconda metà di stagione, un’arma offensiva in più. E quanto mai necessaria, vista l’idiosincrasia al gol dei vari Djibril Cissé ; Peter Crouch, che per sbloccarsi ci aveva messo sì 24 ore, ma di gioco , e per giunta su autorete del Wigan; Neil Mellor poi prestato al Wigan e Florent Sinama-Pongolle al Blackburn Rovers; e gli acciacchi di Harry Kewell, un attaccante esterno o al più mezza o seconda punta, e Fernando Morientes, delantero sì fra i più completi transitati in Premier League ma mai noto come sfondareti. Quello però fra il piccolo grande uomo-gol e i Reds, garantito per sei mesi , non è mai stato un matrimonio di convenienza. Tutt’altro. La Kop sei tu Per la Kop lui non era solo l’ennesimo Scouser in cui rivedersi in campo come uno ‘Stevie G’ Gerrard o un Jamie Carragher qualsiasi, ma il più kopite di tutti. Uno capace, fregandosene del resto, di sobbarcarsi il viaggio all’Atatürk di Istanbul per tifare Liverpool in finale di Champions League 2005 pur essendo all’epoca... un giocatore del Man City. Lui che due anni dopo la ‘perderà’ nel rematch di Atene senza nemmeno essere a referto. È – e sempre sarà – ‘God’. E pazienza se da quel maledetto incidente non è più stato... Lui. Già vent’anni fa era il quarto giocatore più ricco d’Inghilterra, e possedeva 85 case. Oggi, che ne ha compiuti 50, è ancora idolatrato dal popolo Scouser perché in campo, pur appesantito dagli anni, dai tanti soldi e dai troppi acciacchi, non ha mai fatto calcoli. Solo gol. L’unica legge che vale per tutti. In God They Trust.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

In God They Trust: i 50 anni di Robbie Fowler, l’ultimo dio della Kop

Christian Giordano