Jefferson Louis ha smesso di giocare (dopo 51 trasferimenti in carriera)

Se la carriera di "Jeffo" fosse stata un libro, allora sarebbe stato uno di quei romanzi di formazione che ruotano intorno alle avventure di un personaggio centrale, forte, pieno di sorprese. Qualcosa uscito dalla penna di Daniel Defoe o di Robert Louis Stevenson. Un romanzo d'avventura, sempre in viaggio, alla ricerca di qualcosa di nuovo e di magico. Perché allora non il gol? - visto che Jefferson Louis è stato, allo stesso modo, una punta centrale, forte anche quella e, se possibile, piena di sorprese. Ne ha segnate più di duecentocinquanta di reti. E da poco ha detto basta col calcio giocato, dopo 51 trasferimenti in carriera. Io, vagabondo E no, il suo nome non è nel Guinness dei primati come calciatore nomade per eccellenza, visto che il primato spetta al Loco Abreu: trentuno club professionistici diversi dal 1993 al 2021 per il pazzo attaccante uruguaiano che è passato anche dalla Spagna, oltreché da gran parte del Sudamerica. Jefferson Louis di club diversi ne ha cambiati anche di più , ma spesso senza la qualifica da "pro" che lo priva del record. Poco male, ha giocato fino a quarantasei anni e talmente a lungo che tre sue ex squadre non esistono più: il fu Rushden & Diamonds, dissolto nel 2011; il Darlington FC e lo Yeading FC . Come una sorta di santone del gioco che vede le epoche scorrergli sotto gli occhi. Robinson Crusoe applicato al mondo del pallone Se Abreu vanta anche una fama di globetrotter, giramondo, appunto, "Jeffo" ha girato più che altro il Regno cambiando mille volte maglia tra le serie inferiori inglesi: il punto più alto in League Two, quella che nella patria di sua maestà combacia con la quarta serie nazionale, una D insomma; poi tantissima National League e inferiori, quelle dalla quinta in giù, per intenderci, e che in Inghilterra fanno parte del pittoresco universo delle "non-league", dove il mondo del pallone torna all'autenticità dei secoli scorsi e dove il professionismo è più un'eccezione che la regola. Tante partite, per lui, nel Wrexham la squadra gallese oggi cool più che mai, marchiata Hollywood e di proprietà degli attori Rob McElhenney e Ryan Reynolds. Jefferson - un Robinson Crusoe applicato al mondo del pallone - in carriera ha fatto anche l'allenatore-giocatore, il vecchio cult molto british del player-manager, nel suo caso nel 2023, nella "South National League", con lo Slough Town. Quella volta mezzo nudo per il suo Arsenal Oltre ad aver girovagato per le serie inferiori d'oltremanica, "Jeffo" vanta anche gettoni e gol nella nobile FA Cup, forse i suoi veri quindici minuti di celebrità profetizzati per ognuno di noi da Andy Warhol. È la stagione 2002/03 e — in quel puzzle che è il suo storico trasferimenti in carriera — Louis sta indossando la maglia dell'Oxford. Siamo a dicembre ed è suo il gol partita nel match televisivo del replay del secondo turno contro lo Swindon Town: un colpo di testa vincente che concentra le attenzioni del suo piccolo club all'immediato sorteggio sul successivo avversario da affrontare nel torneo. Si sa, è il bello della coppa più antica del calcio: nessun sistema di teste di serie, tutti liberi di affrontare tutti. Boato: l'Oxford pesca il fortissimo Arsenal di Wenger e Henry che sta incantando l'Europa del calcio e che, solo una stagione dopo, avrebbe dominato la Premier da invincibles senza mai perdere una singola partita. Per di più, ad Highbury. Altro boato. Nella storia "Jeffo" ci entra anche perché, quel giorno, la BBC aveva deciso di installare una telecamera all'interno dello spogliatoio del Kassam Stadium di Oxford per seguire la reazione dei giocatori al sorteggio, auspicando un abbinamento da serata di gala: pallina numero 39, "Arsenal", fu a quel punto che un estasiato Jefferson Louis dimenticò completamente la lente dei media dentro lo spogliatoio e iniziò a saltellare euforico e, soprattutto, mezzo nudo. Solo un asciugamano garantì la fascia protetta. I sei mesi di prigione e il Mar dei Caraibi Jefferson Louis, ovviamente, era tifosissimo dei Gunners e stava per sfidare i suoi idoli di sempre. Ovviamente vinsero gli idoli: 2-0, con gol dell'olandese non-volante Bergkamp e un'autorete. Quell'Arsenal, per di più, vinse proprio l'intera edizione dell'FA Cup, partendo anche da quel successo dove "Jeffo" entrò soltanto a gara in corso. Una vita da romanzo di formazione, quasi da Conte di Montecristo, e infatti anche nella sua storia c'è il carcere, sei mesi scontati a Woodhill, condannato per guida pericolosa senza patente. Tutto questo solo un anno prima della partita della vita contro l'Arsenal. Un match internazionale con la sua nazionale: la Dominica, un puntino nel mezzo del Mar dei Caraibi, e poi tante maglie diverse in Inghilterra. Una collezione forse irripetibile. Jefferson Louis ha smesso di giocare. Il romanzo è concluso.

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Marco Salami