Totti auguri! 40 motivi per cui è già leggenda

Serie A

Vanni Spinella

totti_getty

Il capitano della Roma festeggia i 40 anni: simbolo del club giallorosso e del calcio italiano, campione assoluto dai mille record, ragazzo genuino fuori dal campo. Ecco alcune ragioni per cui nel suo caso si può parlare di "mito"

Quarant'anni, 40 ragioni per cui possiamo parlare di "leggenda" senza temere di esagerare con le etichette. Nato a Roma il 27 settembre 1976, Francesco Totti è già Mito, oltre che bandiera. Trequartista prima, attaccante moderno poi, sempre con una sola maglia addosso, quella giallorossa. In un giorno così, però, è tutto il calcio a dirgli grazie. Per almeno 40 motivi.

 

1. Perché gioca nella squadra per cui faceva il tifo da bambino. Ma lui per davvero

2. Perché provateci voi a dire di no al Real Madrid

3. Perché ha scritto cinque libri, ma non chiedete quanti ne abbia letti (questa è cattiva)

4. Perché quel suo colpo, il lancio di prima no-look in profondità, con la palla piazzata esattamente nello spazio in cui si butterà la punta, lo saprà ripetere anche tra 10, 20, 30 anni

5. Perché probabilmente è il più grande giocatore italiano del Dopoguerra

6. Perché quando era piccolo e andava a giocare a calcio con ragazzi che non conosceva, al momento di fare le squadre «si finiva sempre con “palla o regazzino?”. Poi però dopo 2 minuti di gioco e un paio di tunnel tutti a dire: “Refamo le squadre, refamo le squadre, il regazzino è troppo forte!”»

7. Perché il portiere che ha battuto più volte in carriera è il numero 1 in assoluto: Buffon, al quale ha segnato 11 gol

8. Perché a 38 anni e 59 giorni, segnando contro il Cska Mosca, è diventato il marcatore più anziano nella storia della Champions

9. Perché ha fatto segnare Balbo, Fonseca, Delvecchio, Montella, Batistuta, Cassano, Vucinic, Borriello, Osvaldo, Gervinho… Cambiano le generazioni, e lui è ancora lì

10. Perché… “Mo je faccio er cucchiaio”

11. Perché quel “Zitto, 4, a casa” mimato con la mano a Tudor, un po’ sbruffone ma genuino, come è lui, rivisto a distanza di anni in fondo fa sorridere anche i tifosi juventini

12. Perché il più brutto infortunio della sua carriera l’ha subìto nella stagione che portava al Mondiale e 81 giorni dopo era già in campo. Era il 19 febbraio 2006 quando l’intervento da dietro di Vanigli dell’Empoli gli fratturava il perone; l’11 maggio, bruciando le tappe, gioca la finale di Coppa Italia, a luglio sarà tra gli eroi Mondiali di Berlino

13. Perché per decidere di tirare sotto l’incrocio quel rigore all’ultimo minuto in un ottavo di finale Mondiale ci vogliono degli attributi grossi come l’Australia

14. Perché esultare facendosi un selfie sotto la Curva dopo due gol con cui hai riacciuffato il pareggio in un derby in cui eri sotto 0-2 sembra il copione di un film che ti sei scritto da solo

15. Perché fa coppia con Ilary da anni. Il solito calciatore che si mette con la solita velina, si diceva all’inizio. Soliti a chi?

16. Perché ha seguito ogni moda, provato ogni pettinatura: capelli corti, poi lunghi, con la fascetta bianca, ingellati e persino le treccine

17. Perché dopo aver chiamato il primogenito Cristian tutti esultarono: finalmente un calciatore che dà al figlio un nome “normale”! E allora lui la seconda l’ha chiamata Chanel

18. Perché quando Ilary era in attesa di Chanel, ci guidò per mano facendoci vivere tutti insieme le fasi della gravidanza con le sue esultanze: dal finto pancione al parto (del pallone), fino all’ormai famosissimo pollice in bocca

19. Perché poi si scoprì che il pollice in bocca era per Ilary (“è un mio vizio”, ha confessato) e non per i figli

20. Perché quando ancora non c’era Twitter lui lanciava messaggi con le sue magliette: “Ragazzi carica!” (dopo un gol nel derby del novembre ’98), “Vi ho purgato ancora” (sempre ai cugini laziali, nella stagione successiva), “6 unica” e “6 sempre unica” (per Ilary, a distanza di 9 anni uno dall’altro), “Stai sempre a parla’, ora che te voi inventa’” (rivolto a Lotito, dopo le polemiche per lo spostamento della data del derby), “The king of Rome is not dead” (quando segnando il gol numero 206 in A superò Baggio). Come li chiameremmo oggi, se non tweet?

21. Perché è il primo vero 10 moderno, l’evoluzione della specie. Maradona era basso e grassottello, Platini magro e spigoloso, Baggio fragile e sgusciante. Poi arriva lui: tecnica superiore abbinata a un fisico da atleta. Corre, lotta, dribbla, inventa, segna tanto. Si può chiedere di più?

22. Perché quel gol di sinistro al volo alla Sampdoria forse non lo fa neanche un mancino naturale

23. Perché lui, invece, dice che il suo gol più bello è il pallonetto da fuori area contro l’Inter: parte da metà campo in azione solitaria, salta due avversari, dà un’occhiata a Julio Cesar fuori dai pali e, giunto al limite dell’area, lo beffa con un “cucchiaione” da applausi

24. Perché anche i tifosi avversari hanno sempre riconosciuto la sua grandezza: ha ricevuto le standing ovation di San Siro (proprio con quel pallonetto), Marassi (il sinistro al volo), Bernabeu. L’ultima domenica scorsa all’Olimpico di Torino, al momento di entrare in campo

25. Perché gioca in A da 25 stagioni: un quarto di secolo

26. Perché segna in A da 23 stagioni

27. Perché compare nei fumetti di Topolino (come Papertotti), in un film (L’allenatore nel pallone 2) e ha doppiato anche una puntata dei Simpson

28. Perché Ferguson lo vide quando non aveva ancora 20 anni durante un’amichevole estiva contro la Roma e capì immediatamente che sarebbe diventato un grande. Anni dopo gli chiesero da cosa l’avesse intuito. Facile: “Tutti passavano sempre la palla a quel ragazzino”

29. Perché Carlos Bianchi nel 1996, appena arrivato alla Roma, voleva venderlo alla Sampdoria. Lo riteneva immaturo e incapace di essere decisivo. Indovinate chi verrà esonerato in quella stagione?

30. Perché chiedete a un qualsiasi tifoso della Roma di elencarvi i monumenti della Capitale, e vediamo se non mette Totti tra i primi 3

31. Perché nasce trequartista e diventa prima punta, vincendo la classifica cannonieri (26 gol nel 2006/2007) e la Scarpa d’Oro

32. Perché voi, dopo aver vinto il Mondiale, vi presentereste sul palco a ricevere la Coppa con la bandiera italiana come copricapo a mo’ di befana?

33. Perché festeggia 40 anni avendo appena segnato il gol numero 250 in Serie A: voi che regalo vi siete fatti per i quarant’anni?

34. Perché anche da fermo fa la differenza: record di rigori segnati in A (71), ben 21 le punizioni trasformate

35. Perché nella scorsa stagione, in piena polemica con Spalletti, rispose sempre sul campo. Da favola quel Roma-Torino con i granata avanti 2-1 e Totti mandato in campo a 4’ dalla fine. Dopo 22 secondi fa 2-2, 2 minuti dopo segna il rigore del 3-2. Sugli spalti dell’Olimpico qualcuno addirittura si commuove

36. Perché con Zeman c’era poco da svariare: il suo posto nel tridente era a sinistra, o lì o niente. Totti accettò la scommessa, come ha sempre fatto: inizia a lavorare sodo, diventa più forte, più resistente. Un attaccante moderno

37. Perché quel piede magico lo usa in tutti i modi, sfruttandone ogni centimetro quadrato: interno per accarezzare il pallone, esterno per inventare, collo pieno per le conclusioni, collo esterno per le punizioni di potenza, tacco per arrivare dove non arrivano gli occhi

38. Perché ti devono temere davvero tanto per piazzarti addosso Poulsen e una telecamera dedicata per una partita intera, quella del famoso sputo. O forse faceva tutto parte di un diabolico piano danese?

39. Perché le ha anche combinate grosse, in carriera. Ma poi ha chiesto scusa

40. Perché, in fondo, in tutti c’è un po’ di Totti