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Roma, Olsen come Alisson: stessa media voto e stesso numero di parate, ma 8 gol subiti in più

Serie A

Dopo un avvio tra molto scetticismo il nuovo portiere della Roma ha iniziato ad aumentare il proprio rendimento sfoggiando diverse parate decisive e collezionando numeri importanti. Che addirittura non sembrerebbero farlo sfigurare di fronte al suo fenomenale predecessore, ora al Liverpool. Anche se il numero di gol subiti è diverso, ma non per colpa sua

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E' arrivato a Roma da totale sconosciuto. Sbucato quasi per caso, e di certo a sorpresa, dalle porte degli arrivi di Fiumicino di fronte a centinaia di tifosi che in realtà aspettavano Malcom, poi finito al Barcellona. In più aveva il fardello del compito più arduo di tutti, sostituire quello che si era definitivamente consacrato come uno dei migliori portieri al mondo. Scetticismo e pesante eredità, due ostacoli coi quali Olsen ha dovuto imparare a convivere sin dai primissimi attimi della sua avventura romana, realtà diametralmente opposta per calore, aspettative e pressioni rispetto alla fredda Copenaghen nella quale giocava e viveva. Un altro mondo insomma, lo stesso col quale si sono dovuti confrontare anche i suoi nuovi tifosi, che improvvisamente si ritrovavano tra i pali un portiere 'normale' e non più il supereroe brasiliano protagonista nella passata stagione di prestazioni sensazionali. Paure, ansie e dubbi alimentati inoltre dalle primissime apparizioni dello svedese non ancora volante, che, piccoli errori a parte, manifestava anche con la mimica facciale una insicurezza alla quale i tifosi e i suoi compagni di difesa non erano abituati. Sembrava quasi spaurito durante la prima partita ufficiale allo stadio Grande Torino, quando solo un colpo di fortuna gli evitò la clamorosa topica che avrebbe reso ancora più complicato il suo avvio di stagione giallorosso.

Ma il prode Robin, che non sarà mai paragonabile in quanto a talento tecnico e fisico a Batman Alisson, col tempo e con le partite piano piano ha imparato a farsi apprezzare anche dai critici (e dai tifosi) più esigenti, cominciando a sfoderare parate decisive e iniziando a imprimere sul proprio volto quella cattiveria agonistica che solo i più determinati possono assumere. Al punto da far dimenticare il ricordo del funambolo brasiliano? Questo forse no, ma almeno al punto da collezionare numeri che non lo allontanano dal suo collega, anzi lo eguagliano. Confrontando le statistiche dei due portieri nelle ultime due stagioni dopo dieci giornate (quelle che ha giocato lo svedese con i giallorossi), infatti, emerge un dato assolutamente inatteso che premierebbe addirittura lo svedese.

Isolando solo il numero totale delle parate si vede come Olsen ne abbia effettuata una in più del suo collega ora al Liverpool, 33 contro 32, a fronte però di molti più tiri in porta subiti, 46 contro 37, che ovviamente fanno pendere a suo sfavore il dato dei gol subiti (i tiri in porta meno le parate), ovvero 13 contro 5. Già da questi dati, considerato che il numero di interventi decisivi è praticemente lo stesso, si capisce come il vero problema dello svedese in questa stagione sia la tenuta difensiva della squadra, crollata rispetto a quando a difendere i pali c'era Alisson. 

Leggendo i dati più in profondità ecco che le differenze tra i due, a ovvio favore del brasiliano, emergono più chiaramente, anche se non con quel distacco che il talento dei due estremi portieri farebbe pensare. se allarghiamo il dato delle parate alle percentuali delle stesse rispetto alle conclusioni subite, infatti abbiamo il brasiliano sempre in vantaggio. L'86,49% contro il 71,74% il computo della percentuale delle parate totali dei due, con la forbice che si allarga se si dividono i tiri per modalità: Alisson si è opposto all'80% delle conclusioni che gli erano arrivate dall'interno dell'area e al 100% di quelle da fuori, mentre per Olsen le percentuali si abbassano al 62,5% e al 92,86%. Numeri, numeri, numeri. Che non sempre dicono tutto, ma che spesso confermano le impressioni che si percepiscono sul campo. Olsen non sarà mai Alisson, ma quel volto quasi esterrefatto che salutava con timidezza i suoi nuovi tifosi in una calda serata d'agosto di certo non c'è più.