Le squadre di Simone Inzaghi e Gian Piero Gasperini hanno un'identità tattica forte, costruita negli anni, e spesso hanno dato vita a partite spettacolari. Tra i biancocelesti saranno molto importanti le prestazioni di Luis Alberto e Parolo, chiamato a sostituire Leiva davanti alla difesa, l'attacco nerazzurro deve invece trovare alternative all'assenza di Zapata
Atalanta e Lazio sono ormai realtà consolidate della Serie A, due squadre dalle identità forti e con pochissimi ballottaggi nei titolari, e negli ultimi anni hanno dato vita a sfide spettacolari. L’ultimo scontro diretto, il più importante, è stato in occasione della finale di Coppa Italia 2018/19, piena di aggiustamenti tattici anche in corso d’opera e molto equilibrata nonostante il divario a favore dell’Atalanta emerso durante la stagione. Si tratta inoltre di una sfida in cui i duelli assumono una rilevanza primaria, sia per il sistema di marcature dell’Atalanta sia per le caratteristiche fisiche e atletiche di entrambe le squadre.
La Lazio può colpire i punti deboli dell’Atalanta
Così come visto contro lo Shakhtar in Champions League, i bergamaschi legano il funzionamento della loro fase di non possesso quasi interamente alla capacità dei giocatori di anticipare il diretto avversario, ma soprattutto di non farsi saltare in dribbling, per non generare scompensi a catena che comportano scalate molto complicate. Storicamente l’Atalanta accresce la propria condizione col trascorrere dei mesi, acquisendo più lucidità per la gestione delle situazioni di campo aperto, ma in questa stagione ha comunque già messo insieme buoni numeri difensivi, che spiegano in parte l’ottimo piazzamento in classifica.
La squadra di Gian Piero Gasperini è al primo posto per recuperi palla nella metà campo avversaria (18,10 a partita) e si trova al quarto posto (12,70) per PPDA, l’indice che misura il numero di passaggi concessi per azione all’avversario. Questi parametri ci dicono molto sullo stile difensivo degli orobici, ma se li incrociamo con il numero di xG concessi a partita su azione (0,96, settimo posto), e alla media tiri concessi su azione (7,90, secondo posto) otteniamo anche quest’anno l’immagine perfetta dell’Atalanta: una squadra asfissiante nel portare il pressing alto, che difficilmente concede all’avversario l’uscita pulita dalle zone arretrate, ma che proprio a causa di questo approccio può incorrere nel rischio di subire poche ma chiare occasioni da gol.
La Lazio di Simone Inzaghi, una delle squadre più verticali del campionato, può colpire l’Atalanta vincendo i duelli individuali ma anche attraverso il gioco sul lungo, pescando alto Milinkovic-Savic o una delle punte tra le linee, oppure aprendo il campo per isolare Lazzari.
Quest’anno la Lazio è una squadra tutto sommata equilibrata nella distribuzione del possesso, grazie all’impiego simultaneo di tutti i giocatori più tecnici in diverse zone del campo che permettono di diversificare il palleggio. Tuttavia, vi è una preminenza della catena di sinistra (che emerge in maniera netta solo in alcune partite) composta prevalentemente da Radu, Lulic e Luis Alberto, mentre la catena di destra sembra essere più coinvolta con i lanci o i cambi di gioco per Milinkovic-Savic e Lazzari.
Luis Alberto è la chiave di questo atteggiamento: dopo una stagione in chiaroscuro, quest’anno lo spagnolo sembra aver ritrovato l’efficacia e la costanza che gli consentono di essere tra i giocatori più determinanti del campionato in fase di possesso. Oltre al quarto posto per key pass a partita (2.9), è anche il quinto centrocampista per media di passaggi (63.9) con una precisione dell’88.8%. Si tratta indubbiamente del principale regista della manovra della Lazio, e in una partita in cui Lucas Leiva sarà rimpiazzato da Parolo potrebbe essere determinante anche la sua capacità di ricevere al di qua del centrocampo per sfuggire al pressing estenuante dell’Atalanta e garantire ai biancocelesti la giusta imprevedibilità in fase di avvio della manovra, evitando che ogni azione finisca per essere una ricerca costante di Milinkovic-Savic sul lungo (emblematico il secondo tempo della finale di Coppa Italia, con Strakosha che ha giocato lungo il 93% dei palloni). Si tratta sicuramente di uno dei punti di forza della squadra di Inzaghi, che è capace di allungare le avversarie senza troppi patemi, ma contro dei centrali particolarmente allenati sull’anticipo potrebbe essere necessario non arrivare troppo in fretta a questo tipo di verticalizzazione, preferendo anzi prendere qualche tempo di gioco in più per mandare fuori giri le uscite aggressive degli atalantini.
Anche l’Atalanta punta molto sul suo regista offensivo, il “Papu” Gomez. La Lazio è solo quindicesima nella classifica del PPDA (18,70) e decima in quella dei recuperi palla offensivi (12), anche perché sceglie di essere molto aggressiva sulla costruzione avversaria solo in determinate partite, preferendo spesso il ricompattamento, senza disdegnare anche fasi medio-lunghe senza la palla, ma rimane abbastanza temibile nel pressing. Gli abbassamenti di Gomez potrebbero essere decisivi sia per uscire dal pressing, sia per portare fuori posizione le marcature della Lazio creando spazio tra le linee, oltre che per le doti di conduzione e distribuzione dell’argentino, ormai definitivamente regista a tutto campo.
L’Atalanta distribuisce la maggior parte dei recuperi palla su zone mediamente più avanzate rispetto alla Lazio, che tuttavia ha dei picchi molto alti nel primo e nell’ultimo terzo. Insomma, due squadre molto efficaci nel recupero.
L’assenza di Zapata sarà una grossa opportunità per Muriel che, oltre alle sue tipiche fiammate che potrebbero far male in transizione, dovrà essere puntualissimo nell’orientamento della pressione sui difensori, ma soprattutto dovrà cercare di smarcarsi anche in maniera molto “aperta” per dar spazio agli inserimenti dei centrocampisti e alle incursioni col pallone di Ilicic. Se Gomez dovesse essere chiamato ad abbassarsi troppo spesso, potrebbe mancare un po’ di collante tra le punte, e senza la fisicità di Zapata bisognerà compensare con un palleggio corto adeguato a tenere su tutta la squadra, dunque la tecnica di Muriel dovrà essere ineccepibile anche nello stretto.
Oltre alla presenza in area, Zapata tende a defilarsi molto sul centro-sinistra, creando spazi in mezzo. Muriel, che in carriera ha spesso giocato da punta esterna, può dare un’interpretazione simile.
Parolo, dall’altra parte, si troverà di fronte a una partita molto complicata contro una squadra tremenda nell’isolare il regista avversario. Per tutta la carriera è stato uno dei centrocampisti più bravi in Serie A a trovare spazi da attaccare, e questa sua consapevolezza tattica lo ha reso progressivamente sempre più un jolly per i suoi allenatori, per ultimo Inzaghi che, pur avendogli tolto il posto da titolare arretrando Luis Alberto e Milinkovic-Savic, lo ha già impiegato sia davanti alla difesa che sulla fascia.
L’ex Cesena dovrà essere bravo nella gestione dei movimenti incontro, senza congestionare troppo gli spazi (portando dietro anche il marcatore), consapevole dell’apporto preziosissimo di Luis Alberto alla sua sinistra. Infine, la Lazio dovrà chiedere molto al cinismo delle sue punte, che oltre al solito prezioso lavoro a “elastico” per allungare e allargare la difesa, potrebbero ritrovarsi tra i piedi poche ma buone opportunità di segnare. In questo senso, un upgrade è chiesto soprattutto a Correa, ormai tanto centrale nella fase offensiva quanto inconsistente sotto porta.
Insomma, il campionato è appena all’inizio e le ambizioni delle squadre non sono ancora chiare, ma questa partita potrà darci qualche indicazione sulla consistenza della Lazio e dell’Atalanta, due teoriche rivali per le zone medio-alte della classifica.