Intervistato da Sky Sports, l'attaccante belga ha raccontato le differenze dall'Inghilterra all'impatto in Serie A: "Nessuno si allena quanto noi. Conte? Dice tutto in faccia, ha rafforzato la mia fiducia. E lo fa con tutta la squadra". Chiacchierata nella quale Romelu si è concentrato anche sul tema del razzismo: "Dobbiamo prendere in mano la situazione"
Non può che essere uno degli eroi dell’Inter di Antonio Conte, allenatore che l’aveva fortemente voluto in estate. E l’affare da 65 milioni di euro concessi al Manchester United non si è fatto attendere: 18 gol in 26 presenze totali, lui che è il partner ideale di Lautaro Martinez e fa sognare i tifosi nerazzurri. Parliamo ovviamente di Romelu Lukaku, 26enne attaccante subito protagonista al primo impatto in Italia. Intervistato da Sky Sports, il nazionale belga ha toccato diversi argomenti a partire dalle differenze con l’ultima stagione in Inghilterra: "È stato difficile per me dal punto di vista professionale, perché le cose non andavano come volevo. Ho dovuto trovare dentro di me ciò che mancava, quindi ho capito che era il momento di cambiare ambiente. Avevo preso la mia decisione intorno a marzo: credo che separarsi sia stata la cosa giusta per entrambe le parti". Da lì il trasferimento a Milano e una nuova avventura in Serie A, entusiasmo che non manca davvero all’Inter: "I tifosi intorno a noi sono davvero eccitati, e noi come giocatori siamo concentrati perché l’allenatore è motivato e incoraggia ogni giocatore. Quando sono arrivato, nelle prime sessioni di allenamento, non ero abituato al lavoro fisico ma nessuno si lamentava e per me è stato qualcosa di speciale. Nessuno si allena tanto quanto noi e nessun giocatore si arrenderà dando quell’energia per continuare. Ciò dimostra l'intensità in campo: siamo la squadra che corre di più".
"Conte ti dice in faccia quello che pensa"
La chiacchierata tra Lukaku e Sky Sports si è quindi soffermata su Antonio Conte, allenatore del quale Romelu ha raccontato: "Ti dice dritto in faccia se stai facendo bene o male. Ricordo una delle mie prime partite in Champions League contro la Slavia Praga nella quale avevo giocato davvero male, come se fossi 'spazzatura' quel giorno. E lui mi rimproverò di fronte a tutta la squadra. Non mi era mai successo in carriera: mi disse che mi avrebbe cambiato dopo cinque minuti se avessi continuato così. Poi ho giocato una delle mie migliori partite al derby: Conte ha rafforzato la mia fiducia e mi ha svegliato allo stesso tempo. Lo fa con tutti, non importa chi sei. Tutti sono uguali: lavori sodo, ti alleni duramente e giochi. E se non fai quello che dice, non giochi".
“Mai avuto problemi con gli allenatori"
Da Conte agli altri allenatori avuti in carriera il passo è breve: "Penso che lui come Roberto Martinez e Ronald Koeman abbiano ricevuto il meglio di me. E José Mourinho, se avesse avuto i giocatori che voleva, avrebbe fatto meglio di quanto ottenuto. Non posso non citare Steve Clarke, perché mi ha dato l’opportunità di giocare in Premier League a 19 anni. Lui come Ariel Jacobs, il mio primo allenatore all’Anderlecht che mi lanciò a 16 anni. Ricordo che mi chiamò a scuola dicendomi: 'Devi venire con la prima squadra'. Non ho mai avuto problemi con nessun allenatore, ciò dimostra la mia professionalità e la mia disponibilità a lavorare". Paul Gilmour, giornalista di Sky Sports, si è poi concentrato sul profilo tecnico dello stesso Lukaku: "Penso di poter segnare con entrambi i piedi e di testa - la risposta di Romelu -, sono pericoloso in area. E quando c’è molto movimento, all’Inter come in Nazionale, mi trovo al meglio con giocatori vicini a me. In particolare all’Inter devo occupare una certa posizione, ma alla fine hai delle opportunità. Con il Belgio invece ho molta più libertà".
"Razzismo? Fuori gli ignoranti dallo stadio"
L’intervista di Sky Sports ha quindi affrontato un ritratto personale dello stesso Lukaku: "Sono circondato da poche persone e la gente lo sa. Sono un ragazzo di famiglia: mi prendo cura di mia mamma, di mio figlio e di mio fratello oltre al resto della famiglia nel miglior modo possibile. Questa per me è la mia motivazione principale. Sono una persona semplice, mi piace anche divertirmi. Ecco, so coniugare il divertimento e il ruolo di padre e ragazzo di famiglia". Particolarmente importante il tema del razzismo affrontato in conclusione da Romelu: "Penso che l’anno scorso sia stato un anno triste per il mondo in generale, sono accaduti molti incidenti specialmente nel calcio. Quest’anno dobbiamo fare meglio e agire. Dobbiamo educare le persone, l’istruzione è la chiave: sono fortunato ad essere stato in una scuola dove eravamo più di 50 nazionalità diverse. E io non ho mai discriminato nessuno: se sei gentile con me, io lo sarò con te. Questa è una lezione che insegnerò a mio figlio: nessuno è diverso, tutti sono uguali e bisogna rispettarsi. Se a qualcuno non piaci, semplicemente non parlargli. L’Italia è un Paese bellissimo dove vivere e ha un grandissimo potenziale per essere il campionato di una volta, ma occorre lavorare insieme per tenere gli ignoranti fuori dallo stadio. Quello che è successo a me, è capitato anche a Balotelli e Pjanic. E si è verificato anche in Olanda, quando ho visto una partita in seconda divisione. A quel ragazzo ho detto: 'Hai fatto bene a uscire dal campo e festeggiare davanti a quegli ignoranti'. Dobbiamo prendere in mano la situazione".