Nuovo appuntamento con L’uomo Della Domenica, in onda oggi alle 18.30 su Sky Sport Uno e disponbile on demand. Protagonista è Ibra. E il perché ce lo spiega Giorgio Porrà: “E’ in tempi come questi che si moltiplicano le responsabilità dei fuoriclasse. Quelli che nel buio agitano le fiaccole della propria differenza. Quelli che sanno come restituire voce, respiro, al calcio silenziato, reso più fragile dalla pandemia”
Da giovedì 2 luglio - primo appunatmento alle ore 18.30 su Sky Sport Uno- “L’Uomo della Domenica” racconta il genio esplosivo di Zlatan Ibrahimovic, ormai una bandiera rossonera, in occasione del suo rientro in campo dopo il Covid e un infortunio, molto atteso sia dal Milan proiettato verso l’Europa, sia da tutti gli appassionati di calcio.
Quella di Ibra è una storia forse unica, di certo non banale, che ripercorriamo dalle origini nel cosiddetto “ghetto” di Rosengard, alle grandi squadre europee dove ha militato e illuminato con il suo gioco, raccogliendo una gran messe di trofei.
“E’ in tempi come questi che si moltiplicano le responsabilità dei fuoriclasse, – scrive Porrà - quelli che nel buio agitano le fiaccole della propria differenza. Quelli che sanno come restituire voce, respiro, al calcio silenziato, reso più fragile dalla pandemia. Quelli come Zlatan Ibrahimovic, che ha attraversato il suo tempo facendo più rumore possibile, esportando spettacolo ovunque, riaffiorando da qualunque tempesta, scatenando sempre sentimenti contrastanti. Una storia, la sua, costruita attorno al senso della sfida. Una storia di gol sublimi, di collere mitologiche. Una storia perfetta per esaltare l'epica di questo gioco. Perché Ibrahimovic ormai il calcio lo incarna, lo rappresenta.”
La messa in onda della puntata di giovedì 2 luglio coincide anche con la riapertura del Museo Nazionale della Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano (dal 2 luglio, su prenotazione, ogni giovedì, sabato e domenica), che anche per questa stagione ospita stabilmente il set de “L’Uomo della Domenica”.
Parola di Ibra
Io ho aperto tutte le porte, dimostrando che tutto è possibile. Basta lavorare e credere in se stessi.
La mia famiglia è un grande mix. Sono cresciuto con mio papà che lavorava e mi aiutava come poteva. Ma io dovevo sopravvivere facendo le cose da solo.
Al Malmö se c’erano problemi era sempre colpa mia. Ero sempre lo straniero - non straniero. Però questa è una cosa politica che io non accetto, perché per me il razzismo non deve esistere perché non c’entra niente con calcio, non c’entra niente con la vita.
Quando ero giovane dicevo a me stesso che per avere successo dovevo essere dieci volte più bravo di quello di fianco a me. Dovevo lavorare dieci volte di più e dimostrare dieci volte di più di tutti gli altri. Per questo quando ho vinto il decimo pallone d’oro di Svezia ho detto adesso mi sento più forte di tutti.
Guardavo Ronaldo il Fenomeno, Romario, Roberto Baggio, mi ricordo bene i mondiali in America, erano quelli i giocatori che puntavo da ragazzo.
Il fratello di mio papà faceva boxe come professionista e perciò guardavo Muhammed Alì e queste cose, ero fissato, non era per difendermi, era solo perché mi piaceva.
Vivere e giocare in Italia mi ha fatto diventare quello che sono oggi. Ero un ottimo attaccante anche in Svezia ma non così maturo, non decisivo. Capello, Mancini, Mourinho, allenatori duri, come piacciono a me, mi diedero l’impronta decisiva.
Quando la Juve andò in serie B pensai: se vado all’Inter, che non vince da 17 anni, e vinco, allora rimango nella storia. Perché se vai in una squadra che sempre vince sei uno dei tanti.
Arrivando al Milan dal Barcellona, dove non ero stato bene, sentivo che San Siro era carico, i tifosi erano carichi, si sentiva che poteva essere l’anno buono. Per me l’Italia - tutti lo sanno - è come una seconda casa, io a San Siro sto bene. E ho promesso: quest’anno vinciamo noi.
Mi chiedo: se vincevo la Champions diventavo un giocatore più forte? Dico no. Non avendola mai vinta sono diventato peggiore? No. Voglio vincerla certo, ogni anno. Però se giro la cosa vedo giocatori che hanno vinto la Champions, hanno fatto un anno-wow, poi sono spariti, non hanno vinto altro. Invece io, in continuità, ho vinto sempre, ogni anno, proprio ogni anno.
“Che cosa è il calcio? E’ quando fai la differenza, quando non sei uno come tanti, quando sei unico. Il mio obiettivo è sempre stato quello di diventare il calciatore più completo del mio tempo. Penso proprio di esserci riuscito.
La programmazione
Appuntamento dunque con "L'Uomo della Domenica" dedicata a Zlatan Ibrahimovic, giovedì 2 luglio alle 18.30 e venerdì 3 luglio alle 21.30 su Sky Sport Uno. Sabato 4 su Sky Sport Serie A alle 15.30 e alle 01.00 dopo Sky Calcio Club e su Sky Sport Uno alle 23.00. Domenica 5 luglio alle 18.00 su Sky Sport Serie A e alle 20 su Sky Sport Uno. Infine, martedì 7 luglio a mezzanotte su Sky Sport Serie A, al termine di Milan-Juventus. Sempre disponibile on demand.