Lazio-Torino, respinto il ricorso: il recupero va giocato

corte d'appello
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La gara era stata rinviata dopo il divieto imposto dalla Asl di Torino ai granata di partire per Roma. Il prossimo grado della giustizia sportiva è l'eventuale ricorso al Collegio di garanzia presso il Coni

La Corte d'appello sportiva della Figc ha respinto il ricorso della Lazio sulla mancata disputa del match del 2 marzo Lazio-Torino, confermando dunque che la partita non disputata per la mancata presentazione della squadra granata va giocata. Al processo andato in scena questo lunedì, l'avvocato della Lazio Gian Michele Gentile chiedeva l'omologazione del 3-0 a tavolino, tesi a cui si era opposto il legale dei granata Eduardo Chiacchio, sostenendo l'impossibilità del Torino di presentarsi all'Olimpico a causa dello stop imposto dalla Asl competente a seguito di diversi casi di positività al Covid.  

Le motivazioni della sentenza

La prima sezione della Corte Sportiva Nazionale (presidente Sandulli) evidenzia come lo stesso organismo non possa "disapplicare i provvedimenti amministrativi adottati da un’autorità statale o, come nel caso di specie, territoriale". Si tratterebbe in particolare di "atti amministrativi – si legge ancora - di fonte superiore rispetto alle norme federali, che cedono di fronte ai medesimi” (cfr., in tale senso, Collegio di Garanzia del CONI – Sezioni Unite, decisione 7 gennaio 2021, n. 1)". Nelle ipotesi di contrasto tra diversi ordinamenti, aggiunge la Corte "quello statale, in quanto sovrano, prevale perché esso si pone rispetto a qualunque altro ordinamento derivato (tra cui quello sportivo) come garante dei diritti fondamentali riconosciuti dalla Costituzione, nel caso di specie il diritto alla tutela della salute sia essa individuale che collettiva".

La Corte e i comportamenti del Torino

"Ciò posto, non vi è dubbio che la Società F.C. Torino S.p.A. abbia tratto profitto dal provvedimento adottato dall’autorità sanitaria torinese, peraltro, su richiesta della stessa Società granata. Al proposito, non può che richiamarsi, ancora una volta, il principio secondo il quale 'il fine ultimo dell’ordinamento sportivo è quello di valorizzare il merito sportivo, la lealtà, la probità e il sano agonismo’.  Tale principio non dovrebbe mai essere vanificato, neppure nella presente situazione di emergenza sanitaria, con comportamenti che, come nel caso della Società F.C. Torino S.p.A., sembrano finalizzati, invece, all’unico fine di ottenere, nelle ipotesi di calciatori risultati positivi al COVID-19, il rinvio della disputa delle gare che potrebbero essere, tranquillamente, disputate, atteso, peraltro, il consistente numero delle rose di calciatori a disposizione delle Società professionistiche. Comportamenti, questi ultimi, improntati ad una sorta di “furbizia” che non sono, in alcun modo, in linea con i principi di lealtà, probità e correttezza che devono, invece, sempre ispirare chi partecipa a competizioni che, sebbene abbiano natura professionistica, riguardano sempre un gioco, o meglio un "giuoco" per ricordare la parola ricompresa nella definizione della Federazione".