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L'impressionante debutto del Milan "rinnovato"

l'analisi

Fabrizio Moretto

Partenza di grandissimo livello per il Milan di Pioli, "rinnovato" e non "nuovo" come spiegato dall'allenatore. Funziona la vecchia guardia, con Giroud leader tecnico e Maignan quello spirituale, eccellente l'impatto dei nuovi: subito in gol Pulisic, Reijnders è l'olandese che mancava

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Giroud leader tecnico

Pioli non ha dubbi e ha ribadito anche a Bologna l'importanza di avere un giocatore come Olivier Giroud: è il francese a stappare la stagione del Milan con la rete del vantaggio al Dall'Ara, ma ridurre il suo valore solo al gol sarebbe ingeneroso. La sua heat map a fine partita mostra il centro del campo come posizione media occupata, sintomo di chi finalizza sì ma senza piantar radici in area d'attacco. Giroud segna e fa segnare - come nella triangolazione per il 2-0 -, partecipa all'azione, fa salire la squadra, apre il campo alle avanzate degli esterni. È un punto di riferimento quando tutti i compagni girano col motore giusto, lo resta nei momenti di difficoltà e sofferenza collettiva. E se la mette dentro anche di destro - a Bologna il primo centro col piede debole dei 33 gol totali in rossonero - allora Pioli può dormire davvero sonni tranquilli. Nonostante i 37 anni da festeggiare tra poco più di un mese, Giroud c'è ed è una garanzia.

Maignan il leader spirituale

Se l'allenatore ha individuato in Giroud il leader tecnico, Maignan è quello citato da Pioli quando gli si chiede chi abbia ereditato il ruolo di voce forte dopo l'addio di Ibra. L'aveva detto lo scorso luglio in un'intervista a Peppe di Stefano, l'ha ribadito dopo la vittoria di Bologna. L'uomo che tiene alta l'attenzione della squadra, che si fa 'sentire' negli spogliatoi, che trascina e fa crescere per mentalità l'intera squadra, proprio come faceva il gigante svedese. A Bologna Maignan è stato protagonista anche in campo: dopo aver tremato all'inizio sulla traversa di Lykogiannis, le sue 5 parate hanno contribuito al primo clean sheet stagionale. Perché alle parole Maignan accompagna sempre i fatti: quest'anno vuole esserci dall'inizio alla fine e l'avvio è di quelli giusti.

L'intensità di Pulisic

I vecchi aiutano anche l'inserimento dei volti nuovi. E l'impatto a Bologna è stato di quelli che lasciano il segno. In particolare da parte di Christian Pulisic, autore del bellissimo gol del raddoppio. Una prestazione di grande intensità, una prova a tutto tondo per l'americano che a Londra e prima ancora con la maglia del Borussia Dortmund aveva già fatto vedere la stoffa del campione. Non a caso ha messo le mani ancora 20enne sulla Champions League. Tecnica, velocità, personalità: il Milan sembra aver trovato un altro crack, potenzialmente paragonabile a Leao. Duttile tatticamente (può giocare a destra, ma anche trequartista o sulla sinistra), un giocatore che potrà spostare gli equilibri in Serie A.

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Il ballerino Reijnders 

Oltre a Pulisic - e ai giocatori entrati dalla panchina (Okafor e Chukwueze) -  altri due nuovi hanno debuttato da titolari in campionato: bene Loftus-Cheek, che ha subito fatto sentire la sua fisicità, quel peso in campo lasciato vuoto dalle partenze di Kessié prima e Tonali poi; benissimo Reijnders, che non ha paura col pallone tra i piedi, sa quando effettuare lo strappo e con i suoi inserimenti rappresenta un'arma in più a disposizione di Pioli. 

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Un olandese che sogna di riscrivere la storia del Milan: quello per cui tifava il papà di Tijjani (innamorato di Van Basten) negli anni '90 era costruito a suon di milioni per vincere in Italia e in Europa. Anche questo ha lo stesso obiettivo, ma per arrivarci la proprietà ha scelto una strada diversa: "Una gestione finanziaria accorta e sofisticata, per vincere 'in modo intelligente', perché vogliamo vincere a lungo, non una sola volta". Parola di Gerry Cardinale