Il Bologna ha iniziato il processo di 'Italianizzazione'

Ora sì, ora possiamo dire che il nuovo Bologna ha davvero iniziato il suo percorso di cambiamento, di "Italianizzazione". Non è arrivata la vittoria contro l’Udinese nella gara di apertura ma la squadra di Vincenzo Italiano ha dominato come voleva fare alla viglia la gara, leggendo bene i momenti della stessa e trovando spesso soluzioni adeguate e vincenti, salvo poi sbattere il muso sull’unico dato non a favore: la precisione al tiro! Bravo Okoye certo, ma i numerosi errori sottoporta hanno permesso all’Udinese di pareggiare una gara che ha quasi sempre rincorso. Troppo poco, per il Bologna, il 31% di precisone nel fondamentale in questione: 22 tiri di cui solo 5 nello specchio e un solo gol dicono che questa è ad oggi la cosa che per prima va sistemata, lavorando sui singoli ma anche sull’attacco dell’area avversaria, non sempre così ben riempiti di uomini come avrebbe voluto Italiano. Ma il nuovo Bologna è già più di Italiano che non di Motta, nonostante abbia patito assenze per infortuni , per ritardi di preparazione e impegni di nazionale , oltre al fatto che il mercato non abbia ancora regalato il grande centrale difensivo di qualità tanto atteso. Vincenzo Italiano avrà pure "smoccolato" a lungo nel post gara più per i gol sbagliati che per quello preso nell’unica distrazione su palla inattiva, poi però ha convenuto che la prestazione sia stata confortante sotto tanti punti di vista. Saggiamente ha impostato il suo lavoro su quanto di buono il Bologna aveva fatto lo scorso anno, ha mantenuto quell’idea di possesso e palleggio qualificato con cui Motta, in maniera più fluida ed imprevedibile, risaliva il campo. Allora i centrali difensivi garantivano la possibilità di un uomo in piu nella costruzione, qui vengono invece pensati come elementi offensivi, come succedeva a Spezia e ultimamente anche a Firenze . Il Bologna di Italiano ha dunque cominciato bene cercando di restare alto, di giocare nella metà campo avversaria e da lì recuperare subito il pallone per trasformarlo in attacco, sia in verticale che con il cambio veloce di campo dopo aver isolato gli esterni. Sta sfruttando bene una caratteristica che fu già del Bologna dello scorso anno, quando fu la migliore in serie A per recupero palla in fase di pressing e riaggressione. Esterni in evidenza contro l’Udinese: Orsolini, Ndoye e Cambiaghi danno ampiezza alla manovra e si alternano con i terzini con sovrapposizioni spesso immarcabili, liberi di scegliere se venire a giocare dentro al campo o meno. Tanti i cross e questa è una delle novità. Ma questi palloni necessiterebbero di una maggiore presenza in area soprattutto da parte delle mezzali. Contro l’Udinese questo è mancato, come sono mancate le conclusioni dei centrocampisti, ma lì in mezzo ad oggi le scelte sono obbligate: 4 uomini per tre posti. Con Fabbian che il meglio di sé lo ha dato in inserimento e non restando nella terra di mezzo alle spalle del centravanti. Ecco, il 9: non c’è più Zirkzee e nessuno sarà mai come lui. Per ora tocca a Castro in attesa che Dallinga faccia vedere le cose fatte al Tolosa nelle ultime due stagioni. Infine una nota sulla difesa, la terza della serie A passata, che di fatto fu la vera chiave della stagione da record . Italiano tiene la linea alta, lavora su letture e coperture preventive qualificate. Nessuna sbavatura nella prima uscita, e anche questo è un punto a suo favore.