Il gol (atteso) di Arnautovic e la (solita) intensità di Barella: l'Inter ci crede ancora

Il senso delle cose a volte lo capisci dalle facce, dagli sguardi. Un’espressione può anticipare un fatto, un’azione, determinare una conseguenza. La gara dell’Inter con la Fiorentina è stata una fotografia di tutto questo, perché tanta era la voglia di riscattare una prestazione infedele nel risultato e nella continuità del percorso. Alla fine una serata dai nervi tesi, con una conduzione arbitrale eufemisticamente rivedibile, regala all’Inter 3 punti fondamentali di rincorsa a un Napoli reduce dalla frenata con l’Udinese. L’orgoglio dei singoli, la forza dell’organizzazione, la tensione emotiva fanno la differenza ed esaltano, nel secondo lunedì calcistico di febbraio, la prestazione anche di chi ha raccolto poco in termini di minuti e soddisfazioni individuali. Marko Arnautovic è l’esempio delle montagne russe che si possono attraversare in una stagione o anche nella stessa partita. Entrare a freddo per sostituire un totem come Thuram che in campionato ha già segnato 13 reti e provare a essere decisivo in un campionato invece in cui non aveva ancora segnato un gol. Una cosa strana per una squadra che ha realizzato il maggior numero di gol in Serie A, 58, più di qualsiasi altra squadra. I numeri certo aiutano a spiegare le cose ma possono anche nascondere una lacuna. Di queste reti infatti solo 25 sono arrivate dagli attaccanti, di cui 22 da Thuram e Lautaro Martinez. Ma con la Fiorentina è arrivato anche il primo gol in campionato per Arnautovic, dopo 9 mesi dalla doppietta di Verona del maggio scorso a scudetto vinto. Un digiuno spezzato in soli 162 minuti giocati in campionato, non molto per un giocatore che avrebbe bisogno di trovare ritmo. Ma la rete del Meazza per Arnautovic può avere ha un sapore nuovo e differente e anche un significato diverso se avrà il seguito che tutti i tifosi nerazzurri sperano, a cominciare dagli scontri diretti con Juventus prima e Napoli poi. E forse proprio alla sfida del Maradona avrà pensato anche Nicolò Barella per l’intensità e la cattiveria con cui ha giocato la gara contro la squadra di Palladino. Un calciatore cercato dal Napoli in passato, proprio nei mesi in cui lo prese l’Inter. Uno che con Antonio Conte è diventato grande, ha trovato fiducia e preso consapevolezza della propria forza segnando un gol pesante in una super sfida con la Juventus che determinò la strada verso il diciannovesimo scudetto nerazzurro. Adesso quella partita con il Napoli a inizio marzo è un obiettivo, l’orizzonte verso il quale puntare decisamente la prua di una nave nerazzurra attesa da una navigazione complicata e tanti impegni. Ecco perché chi è abituato da sempre a perdere e vincere come Barella di mollare non ne ha proprio voglia, con un rifiuto totale della sconfitta e una fiducia massima nelle possibilità di una squadra alla quale si è legato quasi a vita . E’ lui in una serata in cui brilla meno la luce di Calhanoglu e Mkhitaryan a rischiare di far esplodere San Siro con una rovesciata meravigliosa che si spegne di poco al lato. E’ lui che dà la carica al gruppo e si carica sulle spalle la voglia di non abbassare la guardia, di credere con forza nell’obiettivo di riconfermarsi campioni. L’audacia della speranza di un nuovo scudetto che i campioni e le grandi squadre non perdono mai, anche quando l’autostima viene leggermente scalfita da una sconfitta, figuriamoci dopo una vittoria.

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Andrea Paventi