Chiamatelo triello

Chiamatelo triello. Almeno fino a domenica sera. Poi se l’Inter sarà stata capace di vincere a Bergamo si ritornerà a parlare di duello, di Inzaghi e Conte allo sprint finale. Ma se l’Atalanta riuscirà a interrompere la serie di sette sconfitte consecutive contro la capolista attuale, allora diventerà, almeno a parere di chi scrive, più del Napoli, l’avversaria da battere per i favoriti d’obbligo di questo che è diventato il campionato più aperto, più equilibrato - in testa come in coda, nella corsa alla Champions come in quella per le altre piazze europee - da quasi un quarto di secolo. Cioè dalla Serie A stagione 2001-2002, quando all’ultima giornata si presentarono ancora tre squadre in lizza per il titolo e lo scivolone dell’Inter di Cuper e di Ronaldo all’Olimpico contro la Lazio consentì alla Juventus, di nuovo affidata a Lippi, un insperato sorpasso in extremis, con la Roma di Capello, campione uscente, alla fine seconda per un solo punto di distacco. Resta tuttora difficile pensare che l’Inter possa buttarsi via come fece 23 anni fa: è comunque la più forte, la più completa, la più consapevole, la più abituata a vincere delle tre contendenti. Dice: sì ma è anche l’unica ad avere da qui a fine stagione una spaventosa densità di impegni infrasettimanali, fra Champions e persino Coppa Italia, con il doppio derby prosciuga-energie in semifinale. E’ un discorso convincente solo fino a un certo punto. Da una parte, il fatto che sia l’unica delle tre ad essere andata avanti nelle coppe conferma come sia di gran lunga la più attrezzata ad affrontare impegni diversi. Dall’altra, nel calcio contemporaneo, la profondità delle rose, accompagnata dalla consolidata possibilità di procedere nel corso delle partite ai cinque cambi, rende meno dispendioso di un tempo, da un punto di vista fisico, il doppio impegno settimanale. Non è un caso che tutte le grandi d’Europa, in questa stagione, siano ai vertici dei rispettivi campionati e ancora in corsa in Champions, mentre chi è andato in crisi in campionato, come il Manchester City, o il Lipsia, o le stesse Milan e Juventus, è già fuori dalla Champions. Piuttosto, talvolta, nelle partite successive agli impegni europei, si può risentire di un certa stanchezza mentale, più che atletica. Che può portare a rilassarsi, a perdere concentrazione: l’Inter, per esempio, ha avuto difficoltà in campionato dopo le euro-prestazioni più brillanti e determinanti, compresa quella dell’andata con il Feyenoord cui hanno fatto seguito gli stenti con il Monza ultimo in classifica, probabilmente per eccesso di sicurezza, mentre ha vinto in Serie A in modo anche travolgente dopo le peggiori partite di Champions: ha demolito la Lazio, 6-0 in trasferta, dopo la sconfitta di Leverkusen, e ha vinto 4-0 a Lecce dopo avere faticato a Praga contro il modesto Sparta. Nello stesso tempo, il Napoli, che dall’estate scorsa ha potuto prepararsi per giocare soltanto nei weekend , nelle ultime settimane, cioè quando si sarebbe dovuta cominciare ad avvertire la sua maggiore freschezza, ha perso punti sia nei confronti dell’Inter, sia nei confronti dell’Atalanta. Intendiamoci, il Napoli sta facendo miracoli: nei pronostici di inizio campionato nessuno lo dava in corsa per lo scudetto e non tutti credevano nelle sue chances di arrivare fra le prime quattro. In più, a gennaio ha perso il suo giocatore di maggiore qualità, Kvaratskhelia, senza sostituirlo in alcun modo. Questo per dire che il lavoro di Conte è stato straordinario, comunque vada a finire, considerando da dove era partito, con una squadra smembrata dopo lo scudetto del 2023 e con i giocatori forti rimasti in piena di crisi d’identità, vedi Di Lorenzo e il suo Europeo disastroso. Eppure, pronti, via e dopo un paio di giornate di assestamento addirittura una corsa in solitaria in vetta alla classifica, almeno fino all’infortunio di Neres, il simil-Kvara che rendeva efficace il 4-3-3 cui un po’ a sorpresa Conte si era finalmente votato. Ora Neres sta per tornare e comunque il modulo alternativo - il 3-5-2 con Raspadori accanto a un Lukaku in fase di risveglio primaverile - dopo le delusioni iniziali, 4 punti in 5 partite, sta cominciando a dare le prime risposte positive. Così come l’Atalanta, dopo un piccolo sbandamento, che è costato l’eliminazione dalla Champions, comunque sfortunata e determinata anche da un grave errore arbitrale, sembra ora pronta allo sprint finale. I giocatori a disposizione di Gasperini sono di più e sembrano più pronti di quelli di Conte a competere per un grande risultato. Il trionfo nella scorsa Europa League ha dato alla squadra una consapevolezza superiore: vincere aiuta a vincere. La qualità del gioco espresso, nei momenti migliori, è anche superiore alla qualità del gioco dell’Inter di Inzaghi. Nelle ultime cinque partite di campionato, terminate senza subire un gol, la squadra ha mostrato una solidità difensiva che prima un po’ era mancata. L’Atalanta sta disputando un campionato straordinario: sarebbe bastato trasformare i due rigori malamente buttati via nelle due partite con il Torino, o sfruttare una delle tante occasioni avute nelle recenti gare casalinghe con Cagliari e Venezia per vederla già in testa alla classifica. Chiaro che tutto passa per la sfida di domenica sera. L’Inter di Inzaghi finora è stata la bestia nera di Gasperini e, tutto sommato, abbiamo visto come ancora si debba dire che, al di là del pregresso, è tuttora una squadra complessivamente più forte dell’Atalanta. Eppure, non tutto in questa stagione ha funzionato come si pensava: l’Inter ha 14 punti in meno rispetto alla stessa giornata dello scorso campionato e ha trovato difficoltà impreviste nei confronti diretti. Basti pensare che in sei partite contro Napoli, Juventus e Milan non ha mai vinto e ha perso due volte. La politica dei cambi di Inzaghi poi non sembra più funzionare come un tempo se è vero, come è vero, che l’Inter ha subito nell’ultimo quarto d’ora il 52% dei gol incassati finora. Ecco perché il campionato è ancora così aperto. Sulla carta il calendario da qui alla fine sembra essere un po’ più agevole per il Napoli. E questo sarà certamente un fattore, anche se abbiamo imparato che il valore del calendario delle ultime giornate è molto condizionato dal diverso significato che certe partite potrebbero avere per squadre che hanno già raggiunto il loro obiettivo o che, al contrario, sono affamate di punti. In ogni caso la sfida di domenica a Bergamo se non decisiva sarà determinante: chi la vincesse sarebbe anche psicologicamente lanciatissimo verso il titolo, in caso di pareggio le ambizioni di un Napoli vincitore a Venezia verrebbero rilanciate. Ultima annotazione. Atalanta-Inter sarà comunque decisiva nella fantasmagorica eventualità di una classifica finale con tre squadre a pari merito: per la classifica degli scontri diretti, la squadra di Gasperini vincendo si garantirebbe l’opportunità di giocare lo spareggio scudetto, mentre in caso di pareggio o sconfitta a contendersi il titolo sarebbero Inter e Napoli.

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Gianfranco Teotino