Il segreto di Runjaic: "Lavoro, sorrisi e un buon bicchiere di vino friulano"

Mister, grazie per essere qui con noi. Come sta? "Sto bene. Sono felice e soddisfatto. La classifica è buona, a Udine si vive e si lavora bene". E con l'italiano? "Non penso di avere un grande talento con le lingue. Diciamo che lo parlo e lo capisco meglio di quanto facevo nove mesi fa. Ma sto ancora imparando". Lei è un grande lavoratore. L'ufficio è una sua precisa richiesta alla società e ci passa 10/12 ore al giorno. Vero? "Come allenatore il mio lavoro si focalizza sulla squadra. Ho voluto costruire questo spazio, con l'aiuto del club, per avere un ambiente che creasse un'atmosfera positiva. Ci passo quasi tutte le mie giornate, alcune volte mi fermo addirittura fino a tarda sera. Per me è molto importante sentirsi bene sul posto di lavoro, gira tutto intorno alle sensazioni". Come si sta trovando in questi primi mesi in Italia, e nello specifico a Udine? Quali sono le sue impressioni del calcio italiano? "Mi trovo benissimo. La Serie A è uno dei più importanti campionati al mondo. È un torneo molto impegnativo, dalle grandi esigenze tattiche, con tante buonissime squadre. Ogni partita è imprevedibile e eccitante. Sono felice e orgoglioso per questa opportunità professionale, sento che ogni giorno sto imparando qualcosa di nuovo". L'Udinese dopo 29 giornate è già a 40 punti: quota salvezza raggiunta. Sa che non andava così bene da più di dieci anni? "Ne avevo sentito parlare. È un dato importante. Quando abbiamo iniziato a lavorare ci eravamo imposti l'obiettivo di arrivare alla salvezza il prima possibile. 40 punti è un'ottima quota ma ci sono ancora nove giornate da giocare. Ci stiamo godendo il momento ma la stagione non è finita". Alla ripresa del campionato affronterete l'Inter. I nerazzurri sono la squadra più forte della Serie A? "Penso di sì. Anche Napoli e Atalanta sono ottime squadre ma finora l'inter sembra avere qualcosa in più: hanno esperienza, grande qualità individuali, un'organizzazione solida e dei tifosi molto appassionati. Sono un grande club. Abbiamo perso con loro già due volte in stagione, speriamo di fare meglio al terzo tentativo". Alla prima conferenza stampa da allenatore dell'Udinese dovette presentarsi, perché in molti non la conoscevano. Pensava di poter avere questo impatto sulla Serie A? "Non me lo aspettavo, perché ero consapevole della sfida che avevo davanti. La mia speranza era di riuscire a far notare l'impatto del mio lavoro sulla squadra: in questi mesi abbiamo fatto molto, concentrandoci sui dettagli. Oggi credo che qualcosa si riesca a intravedere, ma c'è ancora margine per migliorare. Ero fiducioso di poter conquistare i tifosi, penso di essere sulla stada giusta". So anche che ha fatto molti lavori prima di diventare allenatore. "È vero. Ho iniziato a 12 anni consegnando i giornali. Poi, mentre ero studente, facevo il turno serale in un aeroporto. In seguito ho lavorato anche come agente immobiliare e agente assicurativo. Ho cominciato come allenatore amatoriale nella sesta lega austriaca mentre avevo un impiego nel settore della gastronomia. E ho avuto anche una piccola esperienza da giornalista con una rete televisiva austriaca. Diciamo che prima di diventare professionista nel calcio ho vissuto tante esperienza, ognuna di esse mi ha lasciato qualcosa di buono per il lavoro che faccio oggi". Piace molto per come si pone durante le interviste e le conferenze stampa. Anche dopo l'episodio del rigore di Lucca ha riscosso molti consensi sostituendo il giocatore. "Si tratta di rispettare le regole della squadra. Credo molto nel valore della disciplina. Se vuoi avere successo, devi rispettare le regole. Lui in quell'occasione se n'è dimenticato, ma sono sicuro che ne ha fatto tesoro e ha saputo tirarne fuori il lato positivo. Sia per me sia per il giocatore è stata un'esperienza da cui imparare, vincendo quella partita tutta la squadra ne è uscita più forte". Tra l'Udinese e la famiglia Pozzo c'è da sempre un legame molto stretto. Com'è il suo rapporto con la proprietà? "Si percepisce ogni giorno che l'ambiente è molto famigliare. Ancora oggi, a 83 anni, il presidente arriva presto ogni mattina, fa la sua camminata per l'impianto e poi si mette alla scrivania. Molte volte quando lascio il centro di allenamento la sua macchina è ancora parcheggiata. Mi ricorda l'impegno che c'è dietro un piccolo club come l'Udinese. Non si sopravvive per tutti questi anni in Serie A senza il duro lavoro, è un grande esempio di leadership e passione". Qual è stata la sua reazione quando il club le ha proposto di venire a Udine? "Non ci ho pensato molto. Sapevo che sarebbe stata una grande opportunità e l'ho colta subito. Sapevo anche delle difficoltà dell'incarico e di quanto potesse essere faticosa una stagione in Serie A. Ma sono contento di avere accettato e sono molto grato con l'Udinese per avermi dato questa possibilità". Il Friuli è terra di confine. Per la sua storia personale, si sente connesso in qualche modo a questa terra? "Assolutamente sì. Gli abitanti di Udine sono stati molto gentili con me fin dal primo momento, in qualche modo mi sono sentito a casa da subito. Sarà perché la Slovenia e la Croazia sono vicine, mentre io sono nato a Vienna ma le mie origini e le mie esperienze professionali mi connettono anche ad altri Paesi. Ho legato molto con il Friuli, non mi sono mai sentito 'straniero' qui". C'è qualche squadra per cui simpatizza? Non solo in Serie A. "Difficile dirlo, perché da allenatore seguo molte squadre, fa parte del mio lavoro. Da bambino amavo Maradona, quindi andare a giocare a Napoli, dove Diego ha portato tanta gioia, ha rappresentato un bel momento. In Europa mi piacciono Bayern Monaco, Manchester City e Barcellona, perché sono state in grado di creare dei cicli vincenti. Cerco di prendere qualcosa da questi grandi club, unirla alla mia idea di calcio e portarla ogni giorno in allenamento con la squadra. Oggi, ovviamente, sono un grande tifoso dell'Udinese". L'estate scorsa, durante il ritiro estivo, l'abbiamo vista usare delle fitball con i giocatori, una novità per il calcio italiano. Che idea c'è dietro? "Trovo siano molto utili, soprattutto durante la preparazione, quando si hanno due sessioni di allenamento al giorno. Sono un modo alternativo per fare attivazione muscolare rapidamente ma divertendosi. Iniziare con un sorriso è un modo per creare un legame con i giocatori e creare un bell'ambiente all'interno della squadra. Ho anche avuto una brutta esperienza con questo tipo di esercizio: una volta a Varsavia un giocatore dovette stare fuori per tre mesi, in quell'occasione non è stato così divertente ". Si arrabbia mai con i suoi giocatori? Sembra sempre così composto in campo. "Capita. Sono molto emotivo nel calcio, perché ho tanta passione per il gioco. Da allenatore è importante essere chiaro con i giocatori, non credo che urlare abbia molto effetto. Preferisco essere diretto nel mio modo di comunicare: durante la settimana parlo tanto con i ragazzi, mi piace invitarli qui nell'ufficio e confrontarci faccia a faccia con ognuno di loro. Quando fai questo lavoro, soprattutto durante le partite, le emozioni sono tante. Credo nell'importanza di creare un ambiente stabile e positivo intorno ai calciatori, di emanare verso di loro sensazioni positive. Se sono il primo a perdere il controllo, loro ne saranno influenzati negativamente; se mantengo l'ottimismo e la positività, ne usciranno più forti". Sono tutti molto curiosi di Kosta Runjaic, ci dica un suo segreto. Cosa la fa sorridere? "I segreti preferisco tenerli per me . Apprezzo molto il Friuli e il suo vino bianco. Credo molto nel valore della risata, sempre per il discorso fatto in precedenza di creare un'atmosfera positiva per la squadra. Ci tengo a iniziare e finire ogni giornata con un sorriso, perché qui siamo tutti professionisti, viviamo del lato più bello del calcio. Siamo in una posizione per cui possiamo dare più di quanto riceviamo. Dobbiamo sempre ricordarcelo". La domanda più 'cattiva' alla fine: l'Udinese potrà tornare in Europa? "Con calma. Ci godiamo il momento. Sappiamo di dover giocare ogni partita al massimo delle nostre possibilità. E anche oltre. Abbiamo ancora tanto lavoro da fare, la Serie A è un campionato molto duro, ci sono tante squadre superiori a noi al momento. Cerchiamo di fare un passo alla volta nella giusta direzione e di fare le scelte giuste per il bene dell'Udinese, anche per la prossima stagione. Meno parole, più lavoro, la strada che abbiamo intrapreso è positiva".

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