L’unico Esposito che Napoli teme

Il primo Esposito pare che si chiamasse Fabritio. Nei registri dell’ospedale dell’Annunziata era segnalato nel 1623 “di anni due”, era uno di quei trovatelli che finivano abbandonati sul sagrato della basilica o sui suoi scalini. L’ospedale fece costruire allora una ruota girevole che consentiva alle madri l’abbandono del bambino nato fuori dal matrimonio in forma protetta e il suo affido all’orfanotrofio. I napoletani del tempo erano spagnoli, sudditi della corona di Filippo IV e ‘la ruota degli esposti’ ha dato alla città il cognome più diffuso. Quando i francesi tornarono al governo con Gioacchino Murat, maresciallo dell’impero di Napoleone, trovarono discriminatorio quel cognome. Imposero allora che gli abbandonati ne prendessero un altro, oggi si direbbe per privacy, per non essere individuati come illegittimi. Ma gli Esposito nel frattempo erano diventati imparabili, imprendibili, onnipresenti, come dimostra pure la firma sopra queste righe. Un Esposito avrebbe creato nell’Ottocento la pizza Margherita, un altro avrebbe resistito fino all’ultimo come generale a Caporetto, un terzo ha dedicato pensieri e riflessioni da filosofo all’impersonale e all’impolitico. Arrendetevi, siete circondati. Ora, quattrocento anni dopo quel piccolo Fabritio, può accadere perfino che un Esposito venga da avversario di Napoli, in uno di quegli ambiti dove Napoli mal sopporta voltafaccia, traditori e cuori ‘ngrati: vedi alla voce Altafini e Higuain. Contro il Napoli, da napoletani, hanno giocato e perfino segnato in tanti. Ciro Immobile sette volte, Fabio Quagliarella otto e otto pure Antonio Di Natale, ma solo uno al San Paolo, trasferta saltata in quattro occasioni negli ultimi sei anni della carriera. Addirittura due reti le ha segnate Armando Izzo, difensore. Mai Ciro Ferrara e mai Fabio Cannavaro, ma Pasquale Schiattarella - per esempio - nella sua carriera in A ne ha fatti in tutto un paio, e uno proprio al Napoli: così che aritmeticamente possa vantarsi di aver segnato la metà dei suoi gol contro la sua città. Eppure, segnare con quel cognome, segnare da Esposito sarebbe proprio un’altra cosa. L’ha fatto Carmine con la maglia dell’Empoli, ma Pio si trasformerebbe in un sublime peccatore - lui che è nato a 5 km dal santuario della Madonna di Pompei. Di un Esposito questa città si prende in genere i riflessi della gloria. L’ultima è stata Manila alle Olimpiadi, la ginnasta d’argento nel concorso a squadre e di bronzo alla trave. Francesco, canottiere del circolo Stabia, ha portato nove ori dai Mondiali di canottaggio fra anni Ottanta e Novanta. Vincenzino veniva da Caserta, ma quando è diventato il primo italiano a segnare un canestro in NBA, un brivido si è sentito pure a Napoli. Gli Esposito sono fatti così, si infiltrano. Larry è professore di astronomia in Colorado, Robert un consulente informatico di Wall Street, sua figlia Jennifer l’attrice newyorchese super premiata per Crash. La Francia ha portato a casa quattro titoli europei di nuoto, un argento mondiale e un bronzo olimpico con Franck, solo che lui si fa chiamare ‘Espositò’. La cosa strana è che nelle commedie di Eduardo non ci sia neppure un personaggio con quel cognome. Esiste un Soriano , un Amoroso , c’è un Musella, c’è un Lojacono, c’è pure un Campese . Un Esposito no. Forse perché Eduardo da figlio di Scarpetta, nato fuori dal matrimonio, sentiva sulla sua pelle il graffio di una storia. Esposito Gennaro, netturbino, è invece il protagonista di ‘A livella, la poesia di Totò che celebra la pari dignità fra gli uomini, trovatelli abbandonati e aristocratici. Un Esposito ha giocato anche nel Napoli mezzo secolo fa, si chiamava Salvatore detto Ciccio, soprannominato ‘O Prufessore per i suoi piedi buoni: Bernardini da Ct lo chiamò in Nazionale. Peraltro si chiama Esposito l’attore che interpretò proprio il ruolo del professore in Scusate il ritardo di Troisi. Esposito è il vero cognome di Alessandro Siani, Esposito è il percussionista Tony che ha inciso quattro dischi con Pino Daniele, Esposito è il Salvatore che ha dato faccia e corpo al Gennaro Savastano di Gomorra. Un’invasione. Gli Esposito dovrebbero essere oggi in 35 mila famiglie, di cui 18 mila in tutta la provincia. Ma uno, solo uno, adesso fa paura a Napoli.

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L’unico Esposito che Napoli teme

Lavinia Esposito