Inter, Lautaro Martinez e gli altri bomber argentini della storia nerazzurra. Video

Serie A

Certamente lo Scudetto è arrivato per merito di una squadra forte in tutti i reparti. Ma questo successo dell'Inter non può prescindere dal suo trascinatore incontrastato, Lautaro Martinez. El 'Toro' si inserisce così nella straordinaria storia dei bomber interisti d'Argentina. E il prossimo obiettivo di Lautaro è eguagliare, per titoli vinti, il suo amico Diego Milito. Eccoli tutti

Leader, trascinatore, capitano e soprattutto goleador. Lo Scudetto della seconda stella dell'Inter porta incancellabilmente la firma di Lautaro Martinez. El 'Toro' si inserisce nella florida tradizione di attaccanti argentini che hanno vinto con la maglia dell'Inter. Con l'Inter è già stato campione d'Italia nella stagione 2020-21 durante la quale contribuì al successo nerazzurro di Conte con 17 gol in 38 partite. Ma questa volta è diverso: Lautaro è il capitano di questa squadra che in Italia è sembrata invincibile, più maturo, più uomo squadra nonostante abbia continuato a mantenere intatta la sua straordinaria vena realizzativa: i 23 gol in 28 partite fino a questo momento certificano una maturazione avvenuta e consacrata da questa stella. Di buon diritto entra nella tradizione interista di attaccanti argentini sulla scia, soprattutto, del suo amico Diego Milito che con l'Inter conquisto il triplete. Prossimo obiettivo anche di Lautaro?

Antonio Valentin Angelillo: l'angelo dalla faccia sporca

Un'altra epoca, immagini in bianco e nero, ma dal vico più nerazzurre che mai. Antonio Valentin Angelillo è stato il primo della lunga tradizione di attaccanti argentini che hanno affascinato e fatto gioire i tifosi dell'Inter. Indelebile il suo marchio nella storia nerazzurra, anche se non ha vinto lo Scudetto: 4 stagioni, con 127 gare e 77 gol tra cui spiccano quei 33 segnati in altrettante gare nel 1957-58. Un record che rimase tale per anni e anni fino all'arrivo di un altro argentino, tale Gonzalo Higuain che ne segnò 36 nella stagione 2015-16 e anche lui senza Scudetto.

Ramon Angel Diaz, addio all'Italia con lo Scudetto dei record

In Italia arrivò nella stagione 1982-83, direttamente a Napoli e forse fu il precursore di un certo Diego Armando Maradona. Tra Avellino e Fiorentina fece magie: gol e prestazioni che convinsero il presidente Ernesto Pellegrini a portarlo alla corte di mister Giovanni Trapattoni per costruire quell'Inter che diventò successivamente la squadra dei record. In nerazzurro una sola stagione, ma che stagione! Un addio all'Italia (giocherà poi ancora nel Monaco, nel River Plate e negli Yokohama Marinos) vincendo lo Scudetto dei record, quello della stagione 1988-89 che vide la Serie A tornare a 18 squadre dopo 21 anni. Ancora nell'epoca dei due punti a vittoria, l'Inter ne conquistò ben 58 davanti al Napoli staccato di 11 lunghezze. In campo33 partite e 12 gol nell'anno in cui il capocannoniere fu Aldo Serena (22 centri)

Julio Ricardo Cruz: 'El jardinero' perfetto comprimario

Un bomber atipico, goleador (fino a un certo punto) ma preziosissimo per la squadra. Tre anni di gavetta al Bologna prima dell'approdo in una big, l'Inter appunto. Due anni di 'apprendistato' (dal 2003 al 2005) e poi l'esplosione improvvisa, amuleto prezioso nella squadra di Roberto Mancini, campione d'Italia nella stagione 2005-06, quella condita dallo scandalo di Calciopoli con tanto di Scudetto assegnato ai nerazzurri. Nonostante tutto e indipendentemente da questo, fu la stagione più prolifica per Cruz con i 15 gol segnati in campionato e i 21 totali nell'annata. Da lì altri tre Scudetti, qualche gol in meno ma un uomo squadra a tutti gli effetti. In totale 75 gol in 195 gare

 

Hernan Crespo, una storia nerazzurra divisa in due

E' stato l'acquisto che avrebbe dovuto far dimenticare un certo Ronaldo, il Fenomeno. I 39 gol in 54 partite con la Lazio erano un biglietto da visita più che sufficiente per portare avanti un'eredità pesantissima. Nove gol in Champions, ma solo 7 in campionato per una stagione che, di fatto, per lui finì a gennaio a causa di un infortunio. Poi il Chelsea, il Milan, ancora il Chelsea e di nuovo l'Inter per proseguire una storia forse finita troppo presto. La stagione del ritorno (2006-07) è quella migliore con il Mancio in panchina con 14 gol in 29 gare di campionato e un totale di 20 in 40 partite. Campione d'Italia così come nelle due stagioni successive ma con un bottino di soli 6 gol, magro, troppo magro per uno come lui.

Diego Milito, 'El Principe' diventato Re

Probabilmente, almeno fino all'arrivo di Lautaro Martinez, l'attaccante che ha reso più felici i tifosi di qualsiasi altro i tifosi nerazzurri. Cresciuto nel Racing, proprio come Lautaro, gli anni al Genoa (intervallati da una stagione al Real Saragozza) e poi l'avventura all'Inter. L'uomo faro di José Mourinho e dell'Inter del triplete. 22 gol in 35 partite per contribuire allo Scudetto ma soprattutto i 6 in 11 partite di Champions League tra cui la doppietta segnata al Bayern Monaco nella finale di Madrid che valse all'Inter il titolo di Campione d'Europa e assicurò a se stesso un posto speciale nella soria nerazzurra e nel cuore dei tifosi. Due Coppe Italia, una Supercoppa Italiana, il Mondiale per Club furono le altre grandi soddisfazioni personali e di squadra fino al 18 maggio 2014, data della sua ultima gara in nerazzurro prima di chiudere la carriera proprio da lì da dove era partita, dal Racing di Avelaneda. In totale: 75 gol in 171 gare.

Palacio, l'erede di Milito ma senza corona

Argentino e acquistato dal Genoa, sarebbe stato forse troppo ripercorrere le stesse tappe del suo connazionale, ma Rodrigo Palacio resta comunque nel cuore dei tifosi interisti nonostante in nerazzurro non abbia conquistato trofei. Al suo arrivo mantiene il trend realizzativo che lo aveva identificato come erede di Milito: 22 reti totali alla sua prima stagione nerazzurra (2012-13) e 19 nella successiva. Ma l'Inter era alla fine di un'epopea vincente. Fosse arrivato in un'altra epoca, forse, avrebbe ottenuto anche lui molti successi, ma rimane impresso il sacrificio, l'attaccamento alla maglia e l'amore dimostrato verso i colori nerazzurri

Mauro Icardi, amore e odio: le due anime del successo

Anche lui senza successi ma con una media-gol impressionante. Forse con poca continuità, un carattere controverso, le bizze con la società e con i tifosi ma non si può prescindere da Mauro Icardi se si vuole raccontare completamente la storia dei bomber argentini dell'Inter. La tripletta nel derby della stagione 2017-18 con cui l'Inter batte il Milan 3-2 è forse il punto più alto dell'idillio con la tifoseria nerazzurra. Poi, troppo spesso, alti e bassi. Prima e dopo i titoli di capocannoniere della Serie A: nella stagione 2014-15 segna 22 gol a pari merito con Luca Toni, in quella 2017-18 ben 29 anche in questo caso a pari merito ma con Ciro Immobile. Poi i dissapori, le frizioni, la fascia di capitano che gli viene tolta e un addio scontato. In totale 222 partite e 124 gol.