San Siro, la lunga storia dello stadio di Milan e Inter in 20 momenti storici
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Milan e Inter in campo a ore per scrivere una nuova pagina della storia di San Siro, gigante di quasi cent'anni costruito nel 1925. Gli anelli, le torri e il primo gol del milanista "Pin" Santagostino, ma vince 6-3 l'Inter (che fino al 1947 non ci giocava). Le luci di Vecchioni e il mondo nella cerimonia di apertura del 1990, Pelé, la boxe e Bob Marley, pieno a luglio con la samba per Dinho e pieno all'alba post triplete. Storia e aneddoti in 20 momenti cult
di Marco Salami
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- Quando ti alzi la mattina, quel giorno, è un giorno diverso da tutti gli altri. È il giorno che vai allo stadio. È il giorno che vai a San Siro. Zaino in spalla, sciarpa d'ordinanza, rossonera o nerazzurra. Il cuscinetto anni Ottanta, sempre lo stesso. E quindi si parte, in macchina dalla provincia, col treno, in tram o col metrò, con l'accento sulla o finale. Una parola che richiama una Milano d'altri tempi, nostalgica, andata.
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- La nuova pagina, la prossima pagina. Stesso stadio, stesso campo. Sei giorni in mezzo. Come in quello del 2003 e in quello del 2005. Luci a San Siro, sì, anche di questa sera. Tutti là.
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- Altri tempi, perché lì ad attenderti c'è un gigante di quasi cent'anni. È il 1925 quando il Presidente del Milan, Piero Pirelli, sollecita la costruzione di uno stadio calcistico vicino a quell’Ippodromo per il Trotto tornato estremamente attuale (sponda, sempre, rossonera). L'ispirazione è inglese, lontano da come lo conosciamo oggi. Ci vogliono tredici mesi e cinque milioni di lire. Le tribune sono quattro, rettilinee, la prima capienza è di 35mila spettatori.
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- Alcuni, appunto, oggi lo raggiungono da via Ippodromo. Si chiama così perché lì ci corrono i cavalli. Due grandi parcheggi, si fa angolo svoltando a sinistra lungo via Patroclo. Una lunga camminata mentre l'odore di carne alla griglia inizia ad avvolgerti come una coperta. Per sempre sarà l'odore della partita, una madeleine di Proust. Tutti a sinistra, lungo un muro sormontato dall'edera. Io dell'Inter, lei del Milan, cantava Celentano in Eravamo in 100.000
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- Entri nella stretta via Achille. Amici che parlano, un bimbo tiene la mano del papà. Sta per succedere qualcosa, è una strana sensazione, sfumata. Uno sfarfallio alla periferia dei sensi. Giri l'angolo. Lo vedi. San Siro è un gigante che ti guarda. I suoni ti arrivano in faccia come se qualcuno avesse aperto una porta. Tantissime persone, tantissimi colori. È il luogo dei sogni, dove la realtà e l’illusione si mescolano, come nei film surreali di Lynch.
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- Oggi come ieri, il profumo di storia ha accompagnato generazioni di tifosi. Gli interisti come Gaber e i milanisti come Jannacci. Tutti simboli di una città sempre in movimento. Lo era anche il 19 settembre del 1926, l'inaugurazione. La prima partita, ovviamente, un derby. Il primo gol assoluto nella storia di San Siro (non ancora "Meazza" che avrebbe iniziato la sua storia con l'Ambrosiana Inter solo l'anno dopo) lo firma il milanista Giuseppe ‘Pin’ Santagostino. Ma vince l'Inter 6-3.
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- Nel 1935 il Comune di Milano acquista lo stadio. Iniziano i primi lavori. Più posti, più spazio, perché Milan l'è un gran Milan, Milano è una grande Milano. Nascono quattro curve di raccordo tra le tribune. La capienza aumenta a 55mila. E ancora, la grande linea del tempo parla: nel 1947-48 arriva anche l'Inter (perché inizialmente ci giocava solo il Milan), mentre i nerazzurri erano di casa all'Arena.
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- Nel 1955 viene realizzato il secondo anello. I posti diventano quelli attuali (o quasi): 85mila, 60mila a sedere. Nascono anche le rampe elicoidali (ma non ancora le torri) che ne fanno icona.
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- Tra Cinquanta e Sessanta si veste di luce come le sue due squadre, che di lì a poco saliranno sul tetto d'Europa (l'Inter in una finale giocata proprio lì): prima l'impianto di illuminazione (1957), dieci anni dopo il tabellone luminoso. Il maxi-schermo oracolo che, smartphone ante litteram, annuncerà i gol delle altre partite d'Italia. Pochi anni dopo lo canta anche Vecchioni, Luci a San Siro di quella sera, che c'è di strano siamo stati tutti là
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- Gli anni Ottanta a Milano sono un'altra cosa. Milano è da bere, la moda e la finanza, il fenomeno yuppies e i paninari, il fitness, si fa un passo nella direzione opposta delle lotte del decennio precedente. Si corre e si guarda a una nuova era mentre, lo stadio della città, guarda al passato. Muore Giuseppe Meazza, e lo stadio, nel 1980, diventa il suo stadio.
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- Intanto il pallone all'italiana diventa l'El Dorado del calcio. Nel 1990 si giocano i Mondiali a casa nostra al termine di una stagione dove il Milan di Sacchi ha appena vinto la seconda Coppa Campioni consecutiva, un anno prima l'Inter dei record di Trapattoni ha frantumato qualsiasi primato conosciuto. La Juve ha vinto la Coppa Uefa in finale contro la Fiorentina e la Samp ha vinto la Coppa delle coppe. In Serie A si gioca un Mondiale ogni weekend. E la Coppa del mondo arriva a San Siro.
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- C'è tutto il mondo, quel giorno, a Milano. 8 giugno 1990, la cerimonia di apertura. Intanto lo stadio è cambiato: proprio per il Mondiale il Meazza si rinnova ancora. Terzo anello, nascono le torri che, popolate da tifosi, danno vita a un'illusione ottica psichedelica. I seggiolini diventano 85.700, tutti a sedere. Gianna Nannini e Edoardo Bennato cantano (in playback) la hit diventata colonna sonora di un'estate, di una generazione: Forse non sarà una canzone, a cambiare le regole del gioco
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- L'alta moda veste made in Italy il mondo e il mondo del pallone. Ogni stilista simbolo del Paese veste un continente in una festa di colori, passioni, un abbraccio tra la vista e le emozioni di chi assiste allo spettacolo: l'America in rosso Valentino, l'Europa in verde griffata Ferrè, l'Africa nera di Missoni. Poi la grande sorpresa arriva sul campo: François Omam-Biyik vola nel cielo milanese e batte col suo Camerun l'Argentina di Maradona campione in carica.
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- San Siro, quindi, è come lo conosciamo oggi. Il terzo italiano in attività per anzianità, dopo il Penzo di Venezia (1913) e il Tardini di Parma (1924). Si giocano quattro finali di Coppa dei Campioni/Champions League, nel 1965 il secondo successo della Grande Inter di Herrera è a Milano: 1-0 al Benfica, segna Jair. Si giocano anche quelle del 1970, 2001 e 2016, vincono Feyenoord, Bayern e Real. E quattro finali di Coppa Uefa (che si giocava su andata e ritorno), tre dell'Inter nel 1991, 1994 e 1997, ma anche una della Juventus nel 1995.
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- La prima volta nel 1963, Brasile contro Italia, amichevole. Pochi giorni dopo il Milan festeggia la sua prima Coppa dei Campioni sfidando il Santos. Fu una festa popolare, sembrava un marziano atterrato tra i terrestri. Una leggenda, già due volte campione del mondo, che arrivava da un calcio molto lontano, di quello che devi correre a vedere coi tuoi occhi per poterci credere. O Rei ci tornerà anche nei Novanta per il suo cinquantesimo compleanno e per un Brasile contro Resto del mondo.
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- Cinzia cantava le sue canzoni, Piero suonava solo la musica reggae. E poi altri personaggi storici, come lo è stato Pelé. Perché San Siro è ed è stato vita, colori, musica, felicità e concerti: era il 27 giugno del 1980, in centomila per Bob Marley, tutti a cantare un inno di libertà. Nel caldo torrido del pomeriggio aprirono la giornata due giovani esordienti, Roberto Ciotti e Pino Daniele. E si che Milano quel giorno era Jamaica avrebbe cantato Venditti.
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- E poi, prima o dopo, David Bowie, i Genesis, Madonna, Dylan, Santana, i Rolling Stones, gli U2, Michael Jackson, i Depeche Mode. Bruce Springsteen, il primo storico concerto milanese del Boss si intreccia col pallone, visto che soli due giorni dopo Milan e Inter scendono in campo per una semifinale di Coppa Italia. 2-1 per i rossoneri con gol partita di Icardi, non il futuro interista Mauro ma il milanese Andrea.
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- San Siro è uno stadio che attraversa la storia. Nel 1961 80mila persone assistono alla sfida per il titolo mondiale dei pesi welter junior tra lo sfidante italiano Duilio Loi e il detentore portoricano Carlos Ortiz. Saranno mille in più quelli che nel 2009 fissano un nuovo record nazionale d'affluenza per un incontro di rugby, Italia contro Nuova Zelanda, l'haka risuona al Meazza.
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- E altre grandi occasioni, anche quando la città non lavora. Erano in 40mila persone, a Milano, a luglio. Per la presentazione di Ronaldinho al Milan: ad attendere quel campione brasiliano - il cui motto era giocare a calcio con allegria - c'erano anche le ballerine di samba. San Siro colorato di verdeoro, di luce, di divertimento.
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- Oppure quasi tutto esaurito, quando la città si sta ancora risvegliando. Milano punta la sveglia presto ma non quella notte: nessuno aveva dormito per non svegliarsi da un sogno chiamato triplete. Vero come le lacrime del popolo nerazzurro che riempì lo stadio in attesa di Zanetti e della coppa più attesa. C'erano tutti, ed erano le sei di mattina.
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