Vitale e l'Ascoli da record: "Ho studiato da Buffon, Phil Jackson un'ispirazione"

Sorriso, forse anche un po’ di emozione. “È un bel record” dice subito Samuele Vitale. Lui che, a 23 anni e da portiere dell’Ascoli, è al momento l’unico giocatore che alla voce dei gol subiti vanta ancora il numero 0. Un risultato incredibile: nelle prime tre divisioni professionistiche, nessuno è come lui tra Italia, Inghilterra, Spagna, Francia e Germania. “Fa un po’ effetto” dice ridendo a Sky Sport Insider. “Ma il merito è di tutti”. La frase forse è un po’ scontata, ma non può essere diversamente: se un portiere non prende gol è perché è efficace tra i pali, sì, ma anche perché è protetto molto bene. Quindi, chi è bravo? “Tutti! È una statistica che fa davvero piacere, ma è un lavoro di squadra. Parte dagli attaccanti, che tornano e pressano; prosegue dal fatto che in generale proviamo a recuperare palla appena la perdiamo; finisce con il dato legato al possesso palla. Se una squadra si concentra su questo aspetto, è più difficile che gli avversari arrivino al tiro. E quindi non prendo gol” A proposito di possesso: il tuo allenatore, Tomei, ha detto che il portiere è il primo playmaker della squadra. Tu stesso, il giorno della tua presentazione, hai confermato che il calcio moderno richiede la costruzione dal basso. Come ti trovi a interpretare questo ruolo? “Mi alleno molto per questo. È vero, il mister chiede tanta attenzione al mio gioco con i piedi e in settimana passo molto tempo a concentrarmi su questo aspetto: bisogna capire i meccanismi, vedere quando posso forzare la giocata e quando è meglio non rischiare. Non è facile, ma più si lavora, più si è a proprio agio. Rispetto all’inizio mi sento di essere migliorato. Ma lo siamo tutti” Torniamo indietro di qualche anno e andiamo nella tua Bologna. Come nasce la passione per il ruolo di portiere? Di solito i bambini vogliono segnare, non parare. “È colpa di mio fratello Mattia! Anche lui gioca e, come ogni fratello maggiore che si rispetti, mi metteva in porta per farmi i tiri. Scherzi a parte, faccio il portiere davvero da quando sono piccolo: avrò avuto 7, 8 anni al massimo. In quell’età si provano tutti i ruoli, ma stare tra i pali mi piaceva più degli altri” Anche tu sei cresciuto nel mito di Buffon? “Certo, come ogni portiere italiano penso. Quando sei piccolo e lo vedi in campo te ne innamori. Sarebbe bello conoscerlo in futuro: è davvero una figura di riferimento” E i tuoi idoli di adesso? “Non ne ho. Mi piace vedere i portieri di altissimo livello per studiarli, capire come reagiscono in determinate situazioni. È utile per crescere” Funziona? “Molto. Se poi hai la fortuna di conoscere il portiere che studi, di lavorarci insieme nel quotidiano, funziona anche di più. Ma vedere anche solo in tv quel gesto, quella giocata, quell’intuizione del campione ti fa capire meglio cosa puoi fare tu in campo” Allora proviamo a costruire il portiere perfetto. “Valutiamo tre parametri: gioco di piedi, parate e uscite. Per il primo, dico Ederson. Per il secondo, Donnarumma. Il terzo, Neuer” E tu? Come ti sei ‘costruito’ negli anni? “Quando ero piccolo e giocavo nel Persiceto, la squadra del mio paese, ho cominciato a fare un lavoro molto preciso: è una società dilettantistica ma davvero molto bene organizzata, e già da piccoli preparava i futuri portieri non soltanto a stare tra i pali, ma a essere fisicamente ben predisposti. Poi, crescendo, ho lavorato anche molto a livello personale. I portieri devono essere molto performanti, strutturati a livello fisico ma in maniera diversa rispetto ai giocatori di movimento: a noi è richiesta esplosività e potenza” Quando non sei in campo, cosa ti piace fare? “Stare con la mia famiglia. E leggere” Ultimo libro letto? “Cito quello che sto leggendo ora: la biografia di Phil Jackson. È stato tra i coach più vincenti dell’NBA, ha fatto la storia dei Chicago Bulls e dei Lakers. È un’ispirazione” Segui il basket? “Molto, ma non solo. Sono un grande appassionato di Formula 1” E hai un pilota preferito? “Leclerc. Spero davvero che possa riportare la Ferrari in alto” A proposito di chi è salito anche grazie all’Ascoli: il Genoa ora si affida a Leali, che in bianconero ha fatto la storia. Doveva essere solo il secondo, invece ora non lo toglie più nessuno da lì. “Qui ad Ascoli di lui si parla ancora. È un grande stimolo per me: questa piazza è esigente e stiamo lavorando giorno dopo giorno per capire anche noi dove potremo arrivare. Il fatto che da qui siano passati portieri molto forti è un motivo di orgoglio. Spero di poter lasciare il segno anche io. È il mio obiettivo personale”

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Valentino Della Casa