Calciomercato amarcord: "Affaracci", Vampeta all'Inter (2000)

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Vanni Spinella

Doveva essere il "Tardelli moderno", fu fatto fuori dal Tardelli "antico". Il brasiliano voluto da Lippi e amico di Ronaldo arrivò all'Inter nell'estate 2000 per sistemare il centrocampo: a gennaio il triste addio, brindando con un vino speciale

IL TABELLONE DEL CALCIOMERCATO

Recoba lo definì “il rigore più brutto che abbia calciato in carriera”. Quella sera, tanti tifosi interisti gli diedero ragione, probabilmente utilizzando espressioni molto più colorite. Con un sinistro non all’altezza della sua fama, il 23 agosto 2000 il Chino si faceva parare al 90° la qualificazione ai gironi di Champions, nel preliminare raggiunto con tanta fatica pochi mesi prima, grazie alle magie di Baggio nello spareggio con il Parma. Passa l’Helsingborg, semisconosciuta squadra svedese capace di fare 1-0 nella sua terra e di difendere lo 0-0 a San Siro fino al 90°, rigore incluso. Insomma, la stagione nerazzurra, la seconda con Lippi in panchina, non sembra partire nel migliore dei modi.

La speranza, però, sta lì seduta in tribuna, e già si lecca i baffi (non solo in senso figurato) visto che si stanno creando tutti i presupposti per un ingresso in squadra da “salvatore della Patria”. Marcos André Batista Santos, ma per tutti semplicemente Vampeta, è da poco sbarcato a Milano per 30 miliardi di lire (a lui 4 per 4 stagioni) e già immagina come metterà ordine in quella mediana senza idee. L’ha voluto Lippi, ha dato il suo ok Ronaldo che ci ha giocato insieme nel Psv. “Tranquilla Inter, adesso ci sono io…”.

Il termine "crack", per indicare un potenziale fuoriclasse, è di uso piuttosto recente. Già nel 2000, però, la Gazzetta dello Sport è profetica nell'accostarlo alla foto di Vampeta e all'aggettivo "pauroso"

"Lippi mi conosce"

Baffetto alla Clark Gable, pettinatura che ci riporta al calcio in bianco e nero, completo grigio che lo fa più vecchio dei suoi 26 anni, quattro anelli d’oro alle dita, orecchino al lobo sinistro e un nome, Vampeta, che è la crasi di “vampiro” e “capeta”, in portoghese “diavolo”: atterra così a Malpensa, con mezz’ora d’anticipo, come se avesse fretta di iniziare la sua nuova avventura nel calcio italiano. “Lo conosco già, Ronaldo me ne ha parlato tanto: non avrò problemi di ambientamento”, assicura subito. E poi le solite frasi di rito: “Sono qui per vincere”, “Posso giocare in tutti i ruoli del centrocampo, ma Lippi mi conosce bene e saprà come sfruttarmi al meglio”. Quest’ultima la dice in aeroporto mentre raccoglie i bagagli dal nastro, accompagnandola con un sorrisetto da vampiro. Sa quanto sia importante avere un allenatore che ti conosce bene. Presto ne avrà la conferma.

Poco dopo parla Oriali: “Un campione”. Il Ct del Brasile, Luxemburgo, si spinge oltre: “Un po’ Rivelino e un po’ Dunga”. Resta inarrivabile, però, quella di Giancarlo Antognoni: prima del blitz interista c’era la Fiorentina su Vampeta e l’allora dirigente viola aveva sentenziato: “Un Tardelli moderno”. Probabile che al Tardelli originale non sia piaciuta, come scopriremo.

Subito in gol

Arriva al top della forma, in Brasile ha già disputato un quarto di campionato e diverse partite con la nazionale, segnando due gol all’Argentina in una partita di qualificazione mondiale finita 3-1; senza di lui, squalificato, la settimana dopo il Brasile ha perso 3-0 contro il Cile. Pochi dubbi: l’Inter ha preso il perno della Seleçao. E all’esordio, nonostante la sconfitta contro la Lazio in Supercoppa, sembrano arrivare le prime conferme. Lippi gli dà subito le chiavi, lui va alla moviola ma riesce persino a segnare con una specie di trivela ante-Quaresma, complice una dormitona di Peruzzi. Stai a vedere che questo fa pure i gol.

Arriva il Tardelli "antico"

Poi però accade che Lippi, dopo la prima di campionato (sconfitta con la Reggina), se ne esce con quella frase sui giocatori da appendere al muro e prendere a calci nel sedere, suggerendo a Moratti di cacciare l’allenatore (che poi sarebbe lui) e la storia di Vampeta prende una direzione inaspettata.

Moratti infatti raccoglie l’invito di Lippi e mette in panchina Tardelli, il Tardelli antico, che dopo il primo allenamento, con le parole di Antognoni che gli risuonano ancora nelle orecchie, dice al Tardelli moderno qualcosa tipo “Scusa ma io non ti conosco proprio”. Vampeta, mezzo vampiro e nell’occasione molto capeta, replica “Nemmeno io ti conosco” e forse non è la risposta ideale, se vuoi cercare di conquistare la fiducia di un nuovo allenatore. Tardelli infatti lo prende così tanto in simpatia che da quel giorno, ogni domenica, lo vuole accanto a sé, in panchina. A gennaio la cessione è una liberazione per tutti: l’Inter cerca di piazzarlo in ogni modo e alla fine lo scambia con Dalmat del Psg, poi a fine stagione lo rispedisce in Brasile al Flamengo in cambio di Adriano. Tutto sommato, hanno fatto affari peggiori, in casa inter.

Un ricordo di...vino

Di Milano gli restano pochi ricordi, il più nitido – nonostante per sua stessa ammissione quella sera fosse ubriaco – è quello di una festa a casa dell’amico Ronaldo in cui si scolò una bottiglia di vino… santo. “Ero già sbronzo quando andai a pigliare una bottiglia dalla sua cantina. Purtroppo era il vino regalatogli da papa Giovanni Paolo II durante una visita in Vaticano... Ronaldo si incazzò, voleva che gliela pagassi. Ma il vino sapeva d’aceto...”. Delusioni così le può capire solo chi ha speso 30 miliardi convinto di aver preso il regista della Seleçao e invece…