Paratici e l'accordo saltato con il Milan: i perché del dietrofront

Un dietrofront quasi inspiegabile. Difficilmente comprensibile, seguendo la logica, ma di dietrofront si tratta. Paratici-Milan erano all’ultimo miglio della trattativa, una trattativa durata 2 mesi, una trattativa in cui virtualmente si erano stretti la mano. Ora toccava soltanto ai legali stilare il contratto, verificare le ultime questioni legate alla squalifica e nel giro di qualche giorno/settimana sarebbe diventato tutto ufficiale, si sarebbe aperta un’altra era. Su questo non ci sono dubbi. Non si è trattato di una trattativa abbozzata, di una manifestazione di interesse, di un approfondimento arrivato soltanto in queste ultime ore. Ci sono stati incontri, colloqui, confronti. E con tutte le componenti, attualmente in forza, al Milan: da Cardinale a Furlani, passando per Ibrahimovic. Paratici insomma era il prescelto. Era stato individuato come direttore sportivo del Milan delle prossime stagioni. Poi - all’improvviso - il Milan cambia posizione. La prima reazione, quando arrivano i primi segnali di questa novità in redazione, è che non possa essere possibile. “Occhio che il Milan sta riflettendo su Paratici, per via della squalifica”. Impossibile, dai. Dopo aver parlato per settimane intere con un candidato, ti rendi conto solo ora che è squalificato? Anzi, ti rendi conto solo ora che problematiche comporta il fatto che sia squalificato? Però nel frattempo la vicenda viene approfondita e continua a montare. Ed effettivamente è proprio così: il Milan decide di fare un passo indietro, Paratici non è più il direttore sportivo in pectore della società rossonera. Tanto per fare un esempio è come se si trattasse per mesi un giocatore con un infortunio, si guardassero le cartelle mediche, si valutasse il danno, si raggiungesse un accordo e poi all’improvviso l’operazione saltasse perché il calciatore nel primo mese non sarà ancora a completa disposizione. Dove si pone il problema Il problema - cerchiamo di essere chiari - non è nella scelta. Il Milan può scegliere di non prendere in considerazione Paratici perché squalificato, ma una volta che diventa un candidato non puoi non avere chiaro in testa quali sono i limiti che esistono in caso di squalifica. I limiti della squalifica sono noti da 3 anni : ovvero da quando la giustizia sportiva ha emesso le sue sentenze riguardo all’inchiesta sulle plusvalenze Juve. Un dirigente squalificato: non può rappresentare la società: quindi non può partecipare alla assemblee di Lega, a commissioni Uefa e non può apparire nei referti arbitrali non può partecipare a qualsiasi attività degli organi federali non può accedere agli spogliatoi durante le gare ufficiali o anche amichevoli non può partecipare a riunioni con tesserati o agenti sportivi È evidente che siano restrittive e che debbano essere rispettate. Ma alla luce anche di esperienze passate da parte di altri dirigenti sospesi, questo non impedisce di poter lavorare. Un dirigente squalificato infatti può operare all’interno del club: può effettuare delle riunioni programmatiche con i dirigenti, può andare al centro di allenamento per seguire la giornata della squadra e confrontarsi con allenatore e giocatori. Questa fotografia non poteva non essere chiara al Milan. È evidente che ci siano delle limitazioni. Paratici per esempio, fino al 20 luglio sarebbe potuto andare a Casa Milan o a Milanello, ma non avrebbe potuto incontrare procuratori per impostare o chiudere trattative. Avrebbe dovuto parlarne con Furlani, Moncada e Ibrahimovic che a loro volta avrebbero poi dovuto portare avanti la strategia eventualmente condivisa. Sicuramente una parte, decisamente importante, del lavoro di un direttore sportivo, sarebbe venuta meno. Ma le regole sono regole, vanno rispettate. E il Milan non poteva non conoscere questi divieti e immaginiamo che aveva valutato di supportare questa prima fase di difficoltà, con coscienza. E allora che è successo? Non possiamo pensare che dopo due mesi di chiacchierate, di titoli sui giornali, di confronti ed incontri, il Milan abbia scoperto ieri di queste limitazioni. Altrimenti saremmo davvero nel mondo della commedia. Possiamo solo pensare che - come successo già in passato, per esempio con Lopetegui - abbia pesato il mondo esterno. E se allora erano stati i tifosi a condizionare le scelte della dirigenza, stavolta - probabilmente - ci sono state considerazioni arrivate dalle autorità calcistiche che hanno messo in allarme il Milan. Che quindi ha preferito fare marcia indietro: in maniera preventiva, per non trovarsi di nuovo, nell’anno che dovrebbe essere di ricostruzione, ancora una volta al centro delle attenzioni e in mezzo a limitazioni le cui conseguenze magari non erano state valutate al 100%. Ma alla fine la scelta era stata fatta. E allora la domanda è: è possibile tornare nuovamente alla posizione iniziale, dopo questo dietrofront?

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