Perché sentiremo parlare a lungo di Honest Ahanor

“Sono Honest Ahanor… cresciuto nel quartiere di Cornigliano”. La presentazione l’aveva fatta da sé ai nostri microfoni qualche mese fa. Del resto, avevamo già la certezza che ben presto si sarebbe parlato di lui. Chiunque lo avesse visto giocare già da bambino non aveva dubbi sul futuro di Honest Ahanor. Ah, giusto per la cronaca: si pronuncia Ahanòr, con l’accento sulla ò. Lui lo dice molto chiaro, con un accento – scusate il gioco di parole – meravigliosamente genovese. Nello speciale di Sky Sport aveva provato a cantare De André. Perché non c’è ligure, non c’è genovese, che non venga associato a Faber. Il canto, non si offenda, forse non è la sua specialità. Ma il calcio, invece, la è eccome. Il futuro, si diceva, sembrava già scritto. Lo conosceva in qualche modo anche Ivan Juric, che quando allenava il Genoa lo aveva notato, anche se allora era di fatto un Pulcino del settore giovanile. Per averlo a sua disposizione ora l’Atalanta è arrivata a offrire 20 milioni, bonus compresi. Cifra record per un diciassettenne. Talento purissimo Venturino, Ekhator e Ahanor. Fra i giovani debuttanti cresciuti nel settore giovanile del Genoa, e fatti esordire in quest’ultima stagione, lui è il più piccolo. Primo 2008 diventato titolare nella nostra Serie A. Lui che è cresciuto nei campi dell’oratorio ed è stato pescato giovanissimo dagli scout del settore giovanile rossoblù. Lui che, da fuori quota, a 15 anni è stato protagonista dello scudetto conquistato con l’Under 18 allenata da Gennaro Ruotolo. La sua prima volta non è stata scontata. In uno stadio a porte chiuse, dopo il derby perso in Coppa Italia: uno dei momenti più delicati dell’intera stagione rossoblù. Eppure, Alberto Gilardino non esitò a schierarlo dal primo minuto contro la Juventus. Anche se allora, lo scorso settembre, non aveva giocato ancora un secondo in prima squadra. Non bastò per far risultato, ma servì per iniziare a far conoscere questo talento. Che si pone sulla scia di altri con destino molto simile. C’è una storia che accomuna alcuni genoani e la Juventus: prima di Ahanor, infatti, già Mandragora, Romero e Sturaro avevano esordito con la maglia della prima squadra rossoblù proprio contro i bianconeri. La carriera che hanno fatto parla per loro: Honest di fatto è solo all’inizio, ma la personalità non gli manca. Proprio dopo la partita contro la Juve, il Genoa scelse lui: il giocatore da far parlare nel momento più complicato. Nessun imbarazzo per Ahanor. Era pronto a diventare già un titolare a 16 anni, ma la rottura del menisco ha rallentato per qualche mese la sua ascesa. La fiducia gliel’ha rinnovata Patrick Vieira, pronto a farlo giocare non appena ha potuto e non solo da terzino, il suo ruolo, ma anche in posizione più avanzata: esterno sinistro nel 4-2-3-1. Risultato? Un palo da posizione impossibile in trasferta contro il Como, e al ‘Maradona’ contro il Napoli un quasi gol che a tutti gli effetti è stato considerato un’autorete di Meret. Ma che Ahanor invece rivendica con orgoglio. Lo ha detto a tutti nel post-partita: “È mio e nessuno mi cancellerà quell’emozione”. Ora, di emozioni, è pronto a viverne anche a Bergamo. Una città che non ha scelto per caso. Lo ha corteggiato anche il Milan, ma ha scelto l’Atalanta di Juric. Che quando Honest era un bambino, per lui era l’allenatore dei grandi. Ora, invece, Ivan è l’allenatore con cui è pronto a diventare grande.

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Riccardo Re