Ciclismo, Tour de France, Froome e Thomas non convocati da Ineos: è la fine di un'epoca

Ciclismo
Francesco Pierantozzi

Francesco Pierantozzi

Per la prima volta il Team Ineos, sarà al Tour de France con un solo britannico, non quello più famoso, Geraint Thomas, ma Luke Rowe. Una decisione presa anche per non mettere Froome a fare il gregario, mestiere tra l'altro a cui si adatta con la solita dedizione

FROOME E THOMAS, NIENTE TOUR

È finita un'epoca. È finito il periodo di dominio britannico nel ciclismo. Una decina di anni con la pista a fare da sfondo ai successi nelle grandi corse a tappe. Una rivoluzione fatta con l'attenzione ai dettagli, ai cosiddetti "marginal gains", i piccoli vantaggi da sommare per averne poi uno più grande. Costruire corridori e successi, da Wiggins a Geraint Thomas, inseguitori che hanno poi inseguito la maglia gialla. Tutto secondo una pianificazione precisa, maniacale, manageriale, tutto secondo il pensiero di Sir Dave Brailsford.

 

Per la prima volta il Team Ineos, ex Team Sky, sarà al Tour de France con un solo britannico, un gallese, non quello più famoso, Geraint Thomas detto "G", vincitore del Tour 2918, ma Luke Rowe, passista, aiutante, "domestique"…I leader sono centro-sudamericani, Bernal-Carapaz. Una decisione presa lunedì sera, per la scarsa condizione di Thomas, un po' "rotondo" per l’esigente bilancia del Team Ineos, e per non mettere Froome, 4 Tour vinti, a fare il gregario, mestiere tra l'altro a cui si adatta con la solita dedizione e che tuttavia non è decisamente il suo. Thomas al Giro, con Carapaz che ha visionato 4 tappe la scorsa settimana pensando di essere il capitano, e Froome alla Vuelta.

 

Chris lascerà il Team Ineos a fine stagione per andare nella squadra israeliana del ricco Sylvan Adams e la cosa non è piaciuta a Sir Dave Brailsford, soprattutto per tempi e modi, con una fantomatica richiesta, ora impossibile per il regolamento, di passaggio alla Israel Start up-Nation a stagione in corso. Chris Froome non viene dalla pista ma da una gioventù trascorsa tra Kenya e Sudafrica, è uno abituato a non mollare mai, anche dopo il terribile incidente di 14 mesi fa al Delfinato, con femore, vertebre, gomito e costole ko. Certo nel suo futuro, con la sua grinta sarà ancora tutto possibile, un vero fachiro dell’allenamento però tutto sarà più difficile per l’età e per non avere alle spalle una squadra sempre all’avanguardia, sempre al top, sempre alla ricerca del nuovo come il Team Ineos. La squadra che guarda avanti, da battere prima ancora di pedalare, anche se i suoi leader non avranno l'Union Jack accanto al loro nome.