Vingegaard, Evenepoel, Van Aert: quante cadute, ma nel ciclismo ci sono sempre state

Ciclismo
Giovanni Bruno

Giovanni Bruno

Dop Van Aert la scorsa settimana, ieri la paurosa caduta al Giro dei Paesi Baschi di altri tre fuoriclasse del ciclismo: Vingegaard, Evenepoel e Roglic. 4 corridori della top ten mondiale coinvolti. Ma nel ciclismo è sempre stato così

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Il ciclismo è uno sport pericoloso, da sempre. Sono due piccole ruote su cui si cerca di fare velocità. Non solo nel mondo del professionismo ma anche in quello del semplice movimento cittadino. È sempre stato così e non ci dobbiamo meravigliare, se si ripercorre la storia di questo sport abbiamo un variegato ed immenso mondo di cadute…in discesa, in gruppo, in volata, in fuga e persino in salita…e poi contro moto, macchine, fotografi per continuare con strada bagnata, sporca, polvere, sassolini, tombini, marciapiedi e tanto altro. Quindi? Di che stiamo parlando quando nella prima edizione del Giro d’Italia, ai primi del '900, nella prima tappa che partiva all’alba, finì nel fiume Lambro una buona parte del gruppo? Cade uno, cadono tutti. È sempre stato così, ogni anno in ogni corsa. Come pure i campioni, l’elenco è lunghissimo. Certo tre super fuoriclasse in un colpo solo è raro. Si parla e si scrive di esasperazione dei materiali: bici troppo rigide e leggere o ruote tubeless, posizione in bici con rischi elevati. Tutto giusto o corretto ma se esiste un'evoluzione questa non esiste con il concetto di adeguamento del percorso…anche qui è sempre stato così. Scendere a tutta dallo Stelvio, dal Galibier dal Poggio o da qualunque montagna è sempre stato rischioso ma è nelle corde del vero discesista: Moser, Savoldelli e oggi Pidcock ne sono un esempio lampante.

Il paragone con lo sci

Possiamo fare lo stesso paragone con lo sci attuale. Mai come quest’anno vi sono state cadute illustri…e allora? Sotto accusa materiali, piste, calendario e persino la Tv spettacolo. Esiste anche la casualità come per il ciclismo, però esiste un distinguo assai importante: se si muove un capitano e questo capitano è un top si muovono anche altri capitani ed anche le squadre degli altri capitani. È uno sgomitare micidiale, avviene spesso prima di una salita dura dove la squadra pilota il proprio leader nelle prime posizioni, avviene prima degli ultimi 3 chilometri per evitare sciocche penalizzazioni, avviene in discesa quando si cerca di fare la scia giusta per le curve. Di sicuro in pochi giorni out i migliori corridori fa specie, come pure il giocarsi la stagione prima delle grandi corse a tappe: vanno in fumo preparazione e obiettivi, ma sono anche i rischi del mestiere. Non si può generalizzare con l’accusa ai materiali, basti pensare al coinvolgimento casuale di una caduta, chiunque può essere colpito anche se si procede con attenzione o piano, si cade e basta. Una moltitudine di corridori in discesa con chi vuole recuperare, chi vuole stare davanti, chi guida il proprio capitano, può succedere di tutto. Se lo sci ha trovato forse la ragione nella stanchezza muscolare delle troppe prove e gare da calendario, il ciclismo è troppo soggetto ad influenze esterne e soprattutto non hai difese. Se sei il migliore ti puoi ritrovare per terra e non capire come hai fatto. Nessuna differenza, l’asfalto non riconosce il nobile grado di appartenenza.   

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approfondimento

Il VIDEO della caduta al Giro dei Paesi Baschi