Sotto il mio colpo la muraglia crolla: terzo trionfo di Pogacar nelle Strade Bianche

“Clangit ad arma”, chiamata alle armi: è il motto della Nobile Contrada dell’Oca, è da qui che si entra a Siena nel finale della Strade Bianche, da via Santa Caterina con il muro finale ripido e vertiginoso. La Strade Bianche è una chiamata alle armi ciclistica, una corsa meravigliosa ma durissima, logorante, sfiancante. La chiamata alla battaglia per il gruppo è arrivata molto prima, intorno ai -78 km all’arrivo. Pidcock ha acceso la corsa, lo sloveno ha risposto, Swift ha provato eroicamente a stare dietro ai due. Poi il colpo di scena che poteva cambiare il corso di una storia che sembrava segnata già dalla partenza. Monteaperti richiama la storica battaglia in cui i ghibellini senesi sconfissero i guelfi fiorentini. E queste terre di Siena, con tutta quella polvere alzata che si fa fatica a vedere, a riconoscere corridori ammiraglie e pubblico , richiamano scontri epici e medievali. Al posto dei cavalli, delle fiammanti tecnologiche e costose biciclette, e per fortuna l’unica arma è quella a pedali. Il paesaggio lo vediamo noi davanti alla tv, cipressi ulivi colline che sembrano qualcosa di vicino al Paradiso. Per i corridori non c’è tempo, in questo “Inferno del Sud” che ormai è una Classica Monumento per diritto. Anche i più forti possono cadere, questa volta succede ai -50 km proprio a Tadej Pogacar. Taddeo che cade è già una notizia in sé, la caduta è pazzesca e lo sloveno finisce sull’erba dopo aver sbattuto sull’asfalto ed essere rotolato pericolosamente vicino a un paletto stradale. Nel capitombolo un bel po’ di fortuna gli consente di non subire troppi danni. Si rialza e riprende subito la sua Colnago, poi dopo poco la cambia e si lanca all’inseguimento di Pidcock rimasto solo. Il britannico lo vede arrivare dopo pochi chilometri e saggiamente si rialza per aspettarlo: un po’ per fairplay, un po’, forse, per non scatenare la furia del contrattacco immediato del campione del mondo. Gomito e ginocchio sanguinanti, maglia e divisa abrase dal colpo subito, ma la pedalata resta la stessa. A quel punto è corsa a due ma Pogacar dà la sensazione di aver giocato al gatto con il topo per tutto il tempo, nonostante il colpo di scena della caduta. Ai meno 18 o giù di lì, sul Colle Pinzuto, Pogacar saluta anche il britannico Pidcock. “Oltre la forza, la potenza”: è il motto della contrada della Torre, storica nemica dell’Oca. Ed è la caratteristica di Pogacar: non è solo forte, fortissimo, è anche il più potente. Sprigiona watt tali da poter scalare la Torre del Mangia, scendere e battere Aceto o il Pesse al Palio di Provenzano e dell’Assunta. Potrebbe competere con Folco, Ruello o Panezio, cavalli che hanno fatto la storia di Siena. L’adrenalina della corsa non fa sentire il dolore della botta, c’è anche il tempo di dare il cinque ai tifosi all’ingresso di via Santa Caterina. Si gode l’arrivo e la Piazza del Campo. Sono in migliaia per applaudire questo purosangue del ciclismo. “Sotto il mio colpo la muraglia crolla”: è il motto della contrada di Valdimontone. Sembra descrivere ogni corsa dello sloveno: lui parte, gli altri cedono, la crepa si apre e i muri cadono inesorabilmente. Terza Strade Bianche in carriera come Cancellara, il primo a vincerla con la maglia iridata. Gli dedicheranno un tratto di sterrato. Difficile, oggi, trovare nel mondo dello sport un atleta così dominante. Tra due settimane la Milano-Sanremo: è la corsa che lui vuole fortissimamente. Quindi non prendete impegni: comunque vada, sarà battaglia, sarà spettacolo, sarà Tadej Pogacar. C'è dell'epica anche al femminile Anche nella corsa femminile di epica ce n’è stata parecchia, tra Demi Vollering e Anna Van der Breggen. Quest’ultima si era ritirata nel 2021 per intraprendere la carriera di DS. Poi la decisione di tornare a gareggiare quest’anno. E che rientro: è lei che infiamma la gara lanciando il guanto di sfida alla connazionale, più di una semplice compagna di tante corse, Demi Vollering, di cui è stata anche direttrice sportiva. Storie nelle storie di questo sport meraviglioso. Prima ci aveva provato, da lontano, un’altra grande campionessa, la francese Pauline Ferrand Prevot , che poi finisce terza al traguardo. La corsa si decide sul muro finale di via Santa Caterina: le due olandesi si sfidano nel duello finale ma la Vollering ne ha di più, saluta la sua ex compagna, direttrice . Anche nella corsa femminile c’è stata una caduta, a farne le spese Kasia Niewiadoma. La trionfatrice del Tour 2024 cade ai meno 50 km ma ha meno fortuna di Pogacar ed è costretta al ritiro. Giornata da dimenticare invece per Elisa Longo Borghini, lo si era capito quando la sua compagna Silvia Persico le si è avvicinata dandole una carezza sulle spalle. Può capitare anche a una fuoriclasse come la nostra azzurra. Ma siamo sicuri che sta già pensando alla prossima avventura, alla prossima sfida.

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Alberto Pontara