Giro d’Italia, il ritorno di Van Aert. Del Toro e Ayuso… Il commento dopo le prime 9 tappe

E poi finalmente Wout, ancora Wout. Van Aert non è finito, e questa è la prima grande notizia di questo Giro d’Italia. Il belga trionfa in una delle tappe più suggestive, la nona, da Gubbio a Siena, con le strade bianche, il colle Pinzuto, Montaperti e la meravigliosa Piazza del Campo. Sulla salita finale di via Santa Caterina, nella nobile contrada dell’Oca, ci è arrivato da solo con Isaac Del Toro e il timore era che il messicano ne avesse di più su quell’ultima, terribile, rampa. E invece Van Aert sfodera grinta, classe, testa e gambe, che poi nel ciclismo sono quelle che più contano. Quelle braccia aperte e un’espressione di sofferta felicità che volevano dire tutto: liberazione, redenzione, gratitudine, sollievo dopo 264 giorni, quasi 9 mesi, di digiuno dal successo, pieni di piazzamenti, quarti posti, vittorie gettate alle ortiche. Il ritorno di Van Aert alla vittoria è una gran bella notizia per il ciclismo, perché il timore, a dir la verità fondato per l’andamento sin qui della sua stagione, era quello di vedere un campione ormai in declino. Invece da vero cavallo di razza si è preso la scena sotto la Torre del Mangia. Ha battuto nell’arrivo a due un giovanissimo ‘puledro’, uno che ‘ha appena liberato il freno’ come Del Toro. Secondo al traguardo, ora indossa la maglia rosa: primo messicano leader di un grande Giro. Isaac ha 21 anni e un talento dal futuro radioso. Al via, il suo ruolo era quello di super gregario di Juan Ayuso, giovanissimo anche lui e capitano designato della UAE Emirates-XRG. Ora la situazione potrebbe farsi divertente, per noi spettatori, perché Del Toro ha 1’13’’ sul compagno e sappiamo, lo dice la storia del ciclismo, che talvolta le battaglie più pazzesche e le rivalità più appassionanti nascono in famiglia. Ayuso e Del Toro, anime latine del team emiratino, ragazzi che hanno già dimostrato un talento fuori del comune. Il Giro è ancora lungo e probabilmente le gerarchie si ristabiliranno tappa dopo tappa. La UAE ha dimostrato più volte di saper gestire alla perfezione la squadra, quasi inesorabilmente. Ma un po’ per lo spettacolo, un po’ per romanticismo, ci piacerebbe che i due si trovassero a darsi battaglia. E poi ci sono anche altre belle notizie: gli italiani. Antonio Tiberi terzo in classifica generale. Per ora, il capitano della Bahrain-Victorious sta correndo un Giro molto concreto, ben centrato sull’obiettivo finale di un piazzamento prestigioso in classifica generale. E quinto per ora c’è Giulio Ciccone , che invece sta correndo senza pensieri, con la giusta pressione e quest’ultimo aspetto non è di poco conto. Notizia bella anche se un po’ a metà è pure quella del ritorno di Egan Bernal. Il colombiano della Ineos Grenadiers nel gennaio 2022 ha rischiato la vita in un terribile incidente in allenamento, ha subìto numerosi interventi chirurgici, ha rischiato di non poter più camminare. E invece eccolo tra gli attaccanti verso Siena. Nel finale non è riuscito a tenere il passo di Van Aert e di Del Toro ed è giunto al traguardo con il gruppetto di Ayuso. A voler guardare il bicchiere mezzo pieno, già il solo averci provato è comunque un segnale di fiducia. Un Bernal di nuovo competitivo, vale lo stesso discorso di Van Aert, può far diventare questa corsa rosa meno prevedibile e più spettacolare. Il deluso La delusione invece è tutta sulle spalle di Primož Roglič: va bene la caduta innescata da Chris Hamilton, va bene la foratura, il cambio di bici, ma lo sloveno non è mai riuscito a colmare il distacco accumulato dal gruppo di Ayuso, nonostante il lavoro dell’ottimo Giulio Pellizzari. Lo sloveno è partito con i favori del pronostico e ora invece ha 2’25’’ da Del Toro e 1’12’’ da Ayuso. Si dice, luogo comune ciclistico, che alcune tappe non fanno vincere il Giro ma lo possono far perdere. Per carità, è ancora presto e nell’ultima settimana ci sono salite che possono far ribaltare in pochi chilometri distacchi e gerarchie. Ma nel secondo giorno di riposo, in casa Red Bull-Bora-hansgrohe dovranno ricaricare pile, energie e gambe, perché da martedì inizia un’altra corsa, comunque all’inseguimento. Ci sarà la prima occasione: la cronometro di 28,6 km da Lucca a Pisa. Recuperare secondi, e con essi la serenità, è fondamentale. Non sarà il terreno ideale per Richard Carapaz, un altro che è lì in top 10 e confida in una crescita di condizione. Così come lì c’è anche l’uomo di classifica della Visma|Lease a Bike, Simon Yates. La settimana passata ci lascia invece il sorriso, dopo 4 anni di attesa , di un italiano in maglia rosa. Diego Ulissi ha coronato il sogno di una vita, seppur per un giorno soltanto. Era dal 12 maggio 2021, quarta tappa, con arrivo a Sestola e maglia rosa ad Alessandro De Marchi, che non vedevano un italiano sul palco della premiazione per il leader della classifica generale. A 35 anni il toscano della XDS-Astana non è il più anziano ad averla indossata, il primato appartiene ancora ad Andrea ‘Brontolo’ Noé che la indossò nel 2007 a 38 anni, 4 mesi e 8 giorni. Ma per Ulissi è comunque il coronamento di una carriera all’insegna di una esemplare continuità. Per il resto, la prima settimana completa di corsa ci ha regalato i meravigliosi paesaggi della Puglia e del Salento, la bellezza di Matera, le solite fughe poi riprese e i consueti arrivi in volata. La tappa Potenza-Napoli, la più lunga , neutralizzata dopo la maxi-caduta e il ritiro di Jai Hindley, che inevitabilmente ha scatenato polemiche. Giusto neutralizzare i tempi, o quei 19 chilometri su una superstrada larga e asciutta potevano permettere di continuare normalmente? La sicurezza dei corridori prima di tutto è un dovere purché non sconfini nell’eccesso di zelo, rischio sempre dietro l’angolo. Poi, Tagliacozzo e gli Appennini. Ma per lo spettacolo, quello vero, abbiamo dovuto aspettare le crete senesi: sulle strade bianche toscane non si scherza. Adesso aspettiamo la crono di martedì e la tappa di domenica – col Monte Grappa – ad Asiago. Poi sarà ultima settimana e ogni strategia si riduce a pochi fondamentali: le gambe, la cilindrata e il recupero. Il resto, quando le strade cominceranno a salire vertiginosamente, rimane a ruota. Ps. Il 13 maggio scorso è morto Pepe Mujica. Ex presidente dell'Uruguay. Da ragazzo fu corridore nelle categorie giovanili. Da presidente adottò un fantasioso provvedimento per contrastare l'aumento dell'acquisto di armi da parte dei privati cittadini. Chiunque avesse riconsegnato l'arma avrebbe ricevuto in cambio un bicicletta. Gianni Brera diceva che la bicicletta è “una meravigliosa astronave dei poveri. La casta bicicletta fa ancora la rivoluzione”. Astronave e strumento prezioso di libertà e cultura, sarebbe stato d'accordo anche Mujica.

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