Pantani vs Armstrong, il duello da Far West sul Ventoux al Tour del 2000

“Non è folle chi sale sul Ventoux. È folle colui che ci ritorna”. Un vecchio detto provenzale racchiude l’essenza del Gigante Pelato. Lo sapeva anche Petrarca, che l’aveva scalato con il fratello nel 1336. Guardandolo da lontano, sembra uno scherzo della natura, un mostro sul quale anche la vegetazione si rifiuta di crescere. Da un cafè di Carpentras, sorseggiando un pastis rigorosamente allungato con acqua fredda, quando il Mistral crea l’effetto di un forno acceso ventilato, se chiedi del Ventoux i vecchi del paese ti rispondono: “Fa male alle gambe anche solo guardarlo…”. Qui tragedia e gloria corrono parallele. Tom Simpson muore nel 1967 a causa di un attacco cardiaco, provocato dal caldo soffocante e dal mix di cognac e anfetamine, prima vittima del doping. Si accascia a terra nel momento di massimo sforzo dei 21 km al 7,5% di pendenza media che portano in cima al Pelato di Provenza, dopo che un gregario si era fermato in un bar e aveva rimediato l’unica bevanda disponibile: una bottiglia di cognac. D’altra parte, come scriveva il saggista Roland Barthes, “il Ventoux ha la pienezza della montagna, è un dio del male al quale bisogna offrire sacrifici”. Ma è anche la montagna che ti offre il passaggio verso il mito. Quel Tour per innamorarsi del ciclismo E’ il 13 luglio del 2000, si corre la dodicesima tappa del Tour de France, da Carpentras al Mont Ventoux. Un solo padrone in maglia gialla, lo statunitense Lance Armstrong. Ancora in corsa, al 24° posto, c’è Marco Pantani. Poco più di un anno prima, nella tragica mattinata di Madonna di Campiglio, il romagnolo aveva perso molto più di un Giro fin lì dominato. Aveva perso la poesia del ciclismo, l’arte della bicicletta e della fatica. E i demoni si erano impossessati del suo talento. Ci aveva lottato Marco, con tutte le sue forze. Nelle sue migliori intenzioni, quel Tour gli sarebbe dovuto servire per provare a innamorarsi di nuovo del suo sport. Ma con una preparazione approssimativa , il Ventoux non lo scali. A meno che non ti chiami Marco Pantani… La folle idea del Pirata: vincere sul Ventoux Quando mancano 7 chilometri alla cima, il Pirata sembra trasfigurato dalla fatica. Il caldo provenzale non perdona, i fuggitivi sembrano irraggiungibili anche se i secondi di ritardo sono solo una trentina. I battistrada sono anche coloro che si stanno giocando la maglia gialla: il boss Lance Armstrong, il suo rivale Jan Ullrich, ma anche l’idolo dei francesi, l’uomo a pois Richard Virenque. Davanti al romagnolo ci sono solo pietre e polvere. Meno di due chilometri dopo, Pantani è sul gruppetto dei migliori. Uno scatto, due, tre, quattro, cinque. Leggero sui pedali, come a Oropa, a Les Deux Alpes, sulla Cipressa. La folle idea di raggiungere e staccare i rivali aveva preso vita e con lei tutti gli italiani che davanti alla televisione riscoprivano a ogni pedalata l’essenza del ciclismo, risvegliandosi da un brutto incubo che durava da 14 mesi. Armstrong, prova di forza e la vittoria 'regalata' Lance Armstrong, padrone e tiranno di quel gruppo , parlotta alla radio. Aumenta i watt e in poche pedalate si riporta sull’italiano. Era il duello che tutti aspettavano dall’anno prima, mancato a causa dell’esclusione di Marco dal Giro e dalle sue drammatiche conseguenze a livello personale. E’ la finale Alcaraz-Sinner al Roland Garros, è l’1vs1 Jordan-LeBron che non abbiamo mai visto per motivi anagrafici. Il texano raggiunge Pantani e gli dice qualcosa di incomprensibile. Marco e Armstrong corrono fianco a fianco gli ultimi due chilometri, i più duri, che portano ai 1.912 metri dell’osservatorio meteorologico. La maglia gialla non attacca, sembra anzi rallentare la pedalata e concedere così passerella e vittoria a Pantani. E’ una legge non scritta del ciclismo: tappa a chi l’ha cercata con insistenza, tra scatti e controscatti, concessa dal leader della classifica generale, sempre più padrone di quel Tour. Armstrong regala, il Pirata attacca A fine tappa, davanti ai giornalisti di tutto il mondo, Armstrong però dimostra tutta la sua ‘classe’: “Pantani ha attaccato tante volte, era giusto che vincesse lui, anzi aveva il diritto di vincere, per come ha corso e per quello che rappresenta”. Boom. Un modo nemmeno troppo velato per comunicare a tutti di una vittoria 'regalata'. Pantani reagisce a modo suo, attaccando a testa bassa a ogni cavalcavia nei giorni seguenti. Ne uscirà in gloria e tragedia, come suo solito. L’Elefantino rifila il 16 luglio, nella Briancon-Courchevel, sempre sulle amate Alpi, la sconfitta più cocente della carriera all’insolente texano, davanti a 7 milioni di italiani inchiodati davanti alla tv. “Oggi ho vinto da solo perché al Mont Ventoux non mi piaceva la compagnia...”, disse alla fine della tappa ad Alessandra De Stefano, inviata della Rai. Due giorni dopo a Morzine, Marco attacca sulla prima salita disponibile, quando mancano ben 129 chilometri dall’arrivo. Resta in fuga per 81 chilometri, di cui 25 in solitaria, costringendo la tv di stato ad anticipare di un’ora la diretta. Vuole far saltare il banco, prendersi la maglia gialla e il Tour, fargliela pagare al texano sbruffone. Salterà lui, arrendendosi alla dissenteria, che lo costringerà al ritiro, nel suo ultimo, orgoglioso, guizzo da fuoriclasse. La redenzione di Lance: "Pantani era una rock star" Armstrong, poi privato di tutte le sette vittorie alla Grande Boucle per l’uso sistematico di doping, cercherà di mettere una pezza a quell’uscita da spaccone, le prese in giro seguenti, con una lettera a cyclingnews.com in occasione del decennale della morte di Pantani. “Se io fossi il falegname, Pantani sarebbe l'artista – scrisse il texano -. Aveva molto stile per essere un corridore. Era un complicato enigma. In sella era silenzioso. Dimenticate l'apparenza delle star. Pantani non era una star, era più come una rock star, aveva un'aura. Aveva tutta l'eleganza del mondo, tutta l'eleganza che è possibile infilare in un piccolo scalatore che io, se devo essere onesto, non avevo”. Finalmente uno scatto da campione, uno dei rari della sua carriera, anche se arrivato a tempo scaduto.

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Pantani vs Armstrong, il duello da Far West sul Ventoux al Tour del 2000

Claudio Barbieri