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Formula 1: il lavoro delle scuderie ai tempi del coronavirus

Formula 1

Mara Sangiorgio

La Ferrari ha deciso per la chiusura dell'attività produttiva fino al 25 marzo: niente lavoro in fabbrica ma solo da remoto con analisi dei dati dei test, progettazione virtuale e simulazioni. Mercedes, Red Bull, Renault e McLaren hanno lasciato le loro factory aperte, come l'Alfa Romeo (in Svizzera): l'emergenza sanitaria sta imponendo nuove modalità di approccio alla stagione. Vediamo quali

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La Formula Uno ripartirà appena sarà garantita sicurezza. Chasey Carey lo ha scritto nero su bianco indirizzando una lettera ai tifosi, chiedendo pazienza perché in questo momento la priorità è diventata la salute di tutti. In un momento particolare in cui i piloti devono inventarsi una nuova vita a casa, anche le squadre sono costrette ad affrontare un periodo ricco di problematiche e incognite. Tutti sono rientrati con molte difficoltà nei rispettivi Paesi d'origine, dove l'emergenza Coronavirus è affrontata in modi diversi. A Maranello la Ferrari ha deciso per la chiusura dell'attività produttiva almeno fino al 25 marzo. Decisione che vale anche per la Gestione Sportiva: niente lavoro in fabbrica ma solo da remoto con analisi dei dati dei test, progettazione virtuale e simulazioni. Il lavoro verrà poi ulteriormente riorganizzato. In Gran Bretagna il governo non ha imposto nessuna chiusura, e così Mercedes, Red Bull, Renault e McLaren hanno messo in quarantena chi era in Australia ma lasciato le rispettive factory aperte. Stessa decisione per Alfa Romeo in Svizzera.

Normale però che il Coronavirus stia imponendo nuove modalità di approccio alla stagione. Ci sono molte discussioni in corso su come le squadre potranno affrontare collettivamente questo periodo, ma ancora nessuna decisione e soprattutto restrizione. La normale chiusura dei reparti corse, quella che di solito si fa ad agosto, potrebbe così essere anticipata alle prime due settimane di aprile, visto che la partenza della stagione 2020 subirà uno slittamento importante con la cancellazione di altre gare dopo l'Australia.

Il 2020 sarebbe già stato un anno delicato, l'ultimo prima di un nuovo ciclo tecnico. Questa rivoluzione forzata ne farà diventare la gestione ancora più complessa.

Senza più nessuna certezza.