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Ferrari, Vasseur: "Buone sensazioni per il 2024. Hamilton da noi per chiudere il cerchio"

ESCLUSIVA SKY

Il team principal Ferrari: “Red Bull non è un incubo. In Bahrain avremo un’idea più chiara di dove siamo. Ho la sensazione che stiamo progredendo e ci stiamo muovendo nella direzione giusta”. Su Hamilton: “Credo che il suo arrivo qui sia naturale per chiudere il cerchio. Sainz? Telefonata difficile, ma ha capito e so che ora spingerà al massimo”. Infine Leclerc: “La vive come una opportunità”. Il Mondiale scatterà il 2 marzo: tutto live su Sky e streaming su NOW

F1, LA TERZA GIORNATA DI TEST IN LIVE STREAMING

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La vigilia del Mondiale secondo Frederic Vasseur. Il team principal della Ferrari è il protagonista dell’intervista esclusiva SkyFaccia a faccia” realizzata da Carlo Vanzini. Vasseur spiega aspetti importanti sull’organizzazione del team, ma anche quelle che sono le sue sensazioni verso la stagione 2024 che avrà inizio in Bahrain dal 2 marzo (anticipata dai test). Soffermandosi poi sui piloti, Leclerc e Sainz, soprattutto alla luce dell’annuncio dell’arrivo di Hamilton in rosso dal 2025. 

La logistica prima di tutto…
La chiacchierata con Vasseur parte da un’area importante di Maranello, che è quella della logistica, snodo ancor più cruciale ora che il team si trasferirà in Bahrain per test e poi per il primo appuntamento del Mondiale. “Da qui inviamo le componenti agli aventi – spiega il team principal - poi è da qui che le parti delle monoposto partono per essere imbarcate sugli aerei. Anche in temini di tempo e di prestazioni la logistica ha un peso affinché tutto venga fatto appunto con le tempistiche giuste. E poi anche dal punto di vista del tetto dei costi perché dobbiamo essere efficienti”.

Ci sono scatole diverse, alcune vanno ora in Bahrain e altre sono destinate all’Australia. Altre ancora in tutto il mondo

“Sì, inviamo i vari kit per il box e siamo già pronti per i primi 6 eventi”.

In queste scatole ci sono componenti tecnologiche ma anche tante speranze, come quelle dei tifosi

“E non solo quelle dei tifosi. Anche il progetto del team al quale abbiamo lavorato tanto negli ultimi dodici mesi. Sicuramente c’è una certa eccitazione prima della gara inaugurale, ma scopriremo tra pochi giorni a che punto siamo”.

Tutti aspettano di capire a che livello è la Ferrari. Hai già un’idea?

“No, non si può avere un quadro chiaro. Persino in Bahrain sarà difficile averlo (fa riferimento ai test, ndr), anche se già lo scorso anno era chiaro che la Red Bull era davanti a tutti gli altri. Ma noi sappiamo ciò che abbiamo fatto; abbiamo ricavato delle sensazioni dalla nostra macchina, effettuato i primi giri in pista. E da questo punto di vista sappiamo più o meno a che punto siamo, ma non sappiamo il livello degli avversari. C’è bisogno di questo confronto per fare un paragone in Bahrain al fine di capire il risultato del lavoro svolto”.

E’ la tua seconda stagione da team principal Ferrari. L’anno scorso forse sei partito per il Bahrain con l’idea che la Ferrari potesse lottare per il campionato. Poi, dopo i test, hai dovuto ricostruire tutto

“Il livello delle aspettative era molto alto la scorsa stagione, però già prima di andare in Bahrain, dopo aver effettuato le prime sessioni al simulatore, abbiamo capito che sarebbe stato un po’ più difficile rispetto alle aspettative. Direi che fa parte della vita di ogni team, ci sono circostanze per cui quando vai in pista per la prima volta hai buone o brutte notizie e devi agire di conseguenza. L’anno scorso durante il campionato abbiamo avuto una reazione della quale possiamo essere piuttosto fieri dopo una partenza difficile. Ma abbiamo capito fin dal primo giorno in Bahrain che sarebbe stata molto dura per noi. Le aspettative erano alte ed è stata dura perché sapevamo che dovevamo fare altre 22 gare in quella situazione”.

Hai probabilmente dovuto cambiare la mentalità e il modo in cui ti aspettavi di lavorare con la Ferrari dopo i primi test. Anche tu hai dovuto svolgere un lavoro diverso?

“Non io, onestamente. Perché non ho avuto molto tempo per pensare alla stagione dato che sono entrato nel team un paio di settimane prima del lancio della vettura. Per cui ho dovuto fare così tante cose nel primo mese che non ho potuto pensare troppo ai risultati che potevamo raggiungere. Però è vero, è stato un percorso difficile per noi come team perché i risultati non sono stati quelli che tutti si aspettavano, i tifosi, il team, i piloti, la dirigenza. D’altra parte è stato un percorso positivo in termini di apprendimento, per la reazione che è stata positiva dopo Miami e Barcellona. Non è stata sufficiente, ovvio, perché vuoi sempre di più. Ma almeno a fine stagione siamo riusciti ad avere delle pole position consecutive, a lottare con Verstappen a Las Vegas e a Singapore. Persino a Budapest e Abu Dhabi siamo andati bene. Abbiamo costruito il 2024 partendo da quelle basi. Sappiamo che sarà una nuova sfida e dovremo partire da zero in termini di prestazioni e di paragone con gli altri. La mentalità è stata molto positiva in quei momenti”.

Pensi che lo scorso anno con Red Bull abbiamo visto la macchina più forte nella storia della F1? È un punto di riferimento? E dov’è questo punto di riferimento?

“Il dominio è stato enorme, ma non sempre con un distacco perché in alcune situazioni non eravamo troppo lontani. Ma credo abbiano fatto un ottimo lavoro in ogni aspetto, a livello di piloti, di team, delle operazioni in pista, nello sviluppo e nell’affidabilità che hanno sempre avuto. Nel nostro lavoro c’è anche una sorta di effetto psicologico: quando le cose vanno bene si ha la motivazione, e credo che Verstappen la tenga alta all’interno del team, si crea una spirale positiva; mentre quando non ottieni risultati, hai la tentazione di fare grossi passi in avanti e magari perdi il percorso da fare nel corso della stagione. Loro sono stati fortissimi nel 2023, però devo anche dire che quando li abbiamo messi un po’ sotto pressione, anche loro hanno dimostrato che non tutto era sempre eccezionale. È una competizione, tutti hanno lo stesso obiettivo, sappiamo che ci sono 5 o 6 team che possono vincere gare e campionati. Noi dobbiamo esprimerci al massimo fin dall’inizio della stagione, in modo da cominciarla con un approccio positivo”.

Forse la Red Bull è una sorta di incubo per qualcuno. Vorrei sapere se tu dormi…
“Sì, io molto bene (sorride, ndr)”.

Quindi al mattino cosa ti preoccupa quando ti svegli? Oppure cosa ti dici quando capisci che è una buona giornata?

“Non c’è da preoccuparsi, perché noi abbiamo intrapreso un progetto lungo, iniziato con dieci mesi d’anticipo e i piloti totalmente impegnati su questo progetto. Hanno seguito lo sviluppo in gran parte sulla base di sessioni al simulatore. Non so se sarà sufficiente in termini di tempo sul giro, lo vedremo dalla classifica delle qualifiche. E quindi dal venerdì in Bahrain avremo già un’idea più chiara, ma la cosa più importante è stata mettere tutto al posto giusto. Passo dopo passo per migliorare, senza trarre conclusioni o avere troppe aspettative. Bisogna cercare di svolgere un lavoro migliore giorno dopo giorno nelle varie fasi del nostro lavoro. E ho la sensazione che siamo progredendo. Non so se lo stiamo facendo abbastanza rapidamente perché nella mia posizione vuoi sempre ottenere qualcosa di più e vuoi sempre farlo più velocemente. Ma almeno ci stiamo muovendo nella direzione giusta”.

Chi è Fred Vasseur? A volte sembri timido, forse non ti piace parlare di te stesso. Ma hai avuto una carriera incredibile

“Beh, chiedilo a mia moglie chi sono… Il vero Fred è uno che ama il suo lavoro, ho cominciato a creare la mia azienda quando ero ancora a scuola. Molto spesso la gente mi chiede se ho sempre sognato la Formula 1, ma la riposta onesta è ‘no’. Quando ero un ragazzino e ho cominciato nella Formula Renault, sognavo di vincere una gara di quel campionato. E così in Formula 3… Non ho mai pensato alla Formula 1 perché per me è stata sempre qualcosa di molto lontano. Mi sono goduto davvero il percorso nelle categorie inferiori perché avevo delle squadre incredibili in Formula 3 e in Formula 2”.

Quando è iniziato il tuo amore per le corse?
“Nel 1995 ho creato la mia azienda, un po’ prima ero in Formula Renault e andavo ancora a scuola. È stata piuttosto dura. Perché il motorsport? Avevo guidato nei kart e non avevo il talento per diventare campione lì, a un certo punto mia madre mi disse di tornare a scuola, ma ero ancora innamorato di questo ambiente e i piloti che guidavano con me nei kart stavano per cominciare la loro avventura in Formula Renault. Per cui sono tornato lì, è stato un percorso incredibile quello della mia vita e me lo sono goduto talmente tanto da essermi costruito così la passione che mia ha portato fin qui”.

Quindi sei cresciuto come ‘boss’, come team principal?
“Sì, ma ho dovuto fare anche il meccanico, l’ingegnere e a volte anche il cuoco. Oppure guidare il camion… Conosco ogni ruolo e credo che un team principal debba conoscere un po’ tutti i ruoli all’interno della squadra”.

Hai avuto molti piloti, quanti di loro sono arrivati in Formula 1?

“Credo siano 25 in totale”.

Ce n’è uno che pensavi potesse diventare campione e invece non è arrivato a quel livello?

“David Saelens era incredibile in termini di performance, ma poi le cose non sono andate bene. Poi non tanti altri, anche perché credo che le strutture di oggi siano molto più professionali, per cui diventa più difficile che un bravo pilota non arrivi in Formula 1”.

C’era un ragazzo la cui storia dice che McLaren volesse licenziarlo dal programma di sviluppo piloti. Ma poi arrivò un uomo dalla Francia, Fred Vasseur, che disse: “Lo tengo come me e vi dimostrerò che è un bravo pilota”. Di chi sto parlando?

“Non ricordo… (scherza e sorride Vasseur, ndr). Ma non fidarti delle voci che girano perché Lewis Hamilton faceva parte del programma. Ecco, tornando a questo percorso, quello che è stato davvero impressionante da parte di Lewis è stato convincere McLaren a lavorare con un team francese. Senza dubbio è stato un bel percorso”.

Cosa hai visto in Hamilton?
“Innanzitutto, eravamo avversari, entrambi in Formula Renault, poi lui è passato alla Formula 3. Noi abbiamo vinto il campionato. Lewis era con la Manor, fece una bella stagione ma non magica e a fine anno era convinto di dover passare con noi. Da parte mia, quando ho ricevuto la chiamata di Martin Whitmarsh a settembre del 2004, ero un po’ scioccato ma era una grande opportunità per noi. Ed è stato l’inizio di due ottime stagioni insieme. Cosa ho visto in lui? Il primo anno in Formula 3 ha vinto 18 gare su 21, ma al di là di questo penso sia il livello alto di quanto sia esigente con se stesso e con chi lavora con lui. Credo sia una caratteristica dei campioni. E se devo paragonare tutti i grandi piloti che ho avuto nella mia vita, credo che questo sia un aspetto comune. Non è solo una questione di talento, perché ci sono tanti piloti talentuosi che poi non sono diventati campioni del mondo”.

Quindi anche per questo arriverà in Ferrari?
“Sì, forse”.

Ora tutti stanno parlando di questo passaggio che è storico per Hamilton e per la Ferrari. Probabilmente ancor di più per lui

“Credo che sia stata una mossa piuttosto naturale alla fine. Ha fatto parte della famiglia McLaren e poi di quella Mercedes con due percorsi, ma penso che abbia sempre avuto in mente l’idea che, per chiudere il cerchio, sarebbe dovuto venire a Maranello. E penso altresì che da parte nostra sia stato sensato avere un pilota della sua esperienza e dal palmares così prestigioso. Credo possa essere un punto di riferimento per lo sviluppo del team in futuro”.

Cosa vi siete detti quando l’hai chiamato la prima volta? O magari ha chiamato lui…
“Nel corso degli ultimi 25 anni ci siamo sempre telefonati regolarmente…”.

Venendo a questa stagione, forse non sarà semplice per Sainz. Anche se ha guidato la McLaren sapendo di dover passare in Ferrari ed è un grande professionista

“Non è stata la telefonata più semplice della mia vita come potete immaginare. E anche la telefonata a Toto Wolff non è stata la più facile della mia vita. Ma poi credo che Carlos abbia compreso la situazione, sa che ha una stagione davanti a sé. Sa perché abbiamo dato l’annuncio così presto, anche per cercare di voltare pagina senza interferire con la stagione. Anche come forma di rispetto nei confronti di Carlos per cercare la migliore soluzione per il suo futuro piuttosto rapidamente. Per tutti questi motivi abbiamo deciso di dare l’annuncio così in anticipo. Ma ora sono sicuro che spingerà come un pazzo fino all’ultima curva della stagione e lo sosterremo più che mai. So cosa ha dato alla squadra, anche lui ha dato il via alla nostra rimonta a Monza, a Singapore. Ha fatto più della sua parte del lavoro. Avrà il mio pieno supporto”.

E Leclerc, cosa ti ha detto quando gli hai detto di Hamilton?

“E’ un ragazzo intelligente, ha capito molto rapidamente cosa poteva ottenere e imparare da questo tipo di collaborazione. La sta vedendo come un’opportunità. Contratto lungo quello di Charles? Una strategia non comunicare il dettaglio della durata per non rivelarlo ai concorrenti. Potrebbe aiutarli”.

Come ti senti ogni giorno quando arrivi in Ferrari?
“Evito di pensarci troppo per concentrami sul lavoro, ma è piuttosto difficile. Con il lancio della macchina c’erano migliaia di tifosi sul ponte a Fiorano, tante all’uscita della fabbrica con il loro entusiasmo. Puoi anche comportarti con arroganza e dire ‘non m’interessa’, ma alla fine interessa a tutti. Perché questa è la passione e la pressione. È l’atmosfera eccezionale che c’è qui e da nessuna altra parte trovi qualcosa di simile”.

Sarai felice a fine stagione se?

“Se avremo fatto un lavoro migliore del 2023”.