Nigel Mansell raccontato ai giovani

Nigel Ernest James Mansell, l’inglese dal piede pesante, festeggia i suoi 71 anni in pienissima forma fisica e sempre con il suo inconfondibile sorriso, a metà tra il sornione e quello del vero personaggio irriverente. Un personaggio di quelli che non esistono più, vero, puro, schietto, a volte simpatico e ironico, ma sempre pronto al confronto duro. Nato ad Upton-Upon-Seven, ha esordito nel Mondiale di Formula Uno il 17 agosto del 1980 in Austria, nove giorni esatti dopo aver compiuto 27 anni. Non fu una gran gara e il piedone di Nigel dovette ben presto smettere di pestare giù duro: ergo, un desolante ritiro... Era soprannominato durante le gare il Leone d’Inghilterra per la grinta e la sua guida spesso irriverente, spettacolare e di forza. Era il pilota forse più dotato di talento mai visto, ma spesso non leggeva sino in fondo la gara, le situazioni difficili, i rischi in corsa, anche se è rimasto per anni il recordman di vittorie inglese, prima dell’avvento di Sir Lewis Hamilton. Insomma, uno col quale fare i conti non era sempre facile anche se il suo titolo Mondiale nella stagione 1992 con la Williams FW14B se lo guadagnò dominando alla grande. Così come si riguadagnò la fiducia di due veri ossi duri come Sir Frank Williams e Patrick Head, ritornando alla Williams appunto, dopo una parentesi Ferrari, proprio per vincere il Mondiale. Il prototipo dei piloti di altri tempi, quando per altri tempi s’intendeva la Formula Uno “pane e salame, nella quale tutti siamo in pista per regalare emozioni e spettacolo ai tifosi”, come proprio lui raccontava. Spesso un duro, legatissimo alla sua famiglia, non era sempre facile avvicinarlo, ma se si entrava nelle sue grazie allora si apriva ed era l’uomo più simpatico e dolce del mondo. Il suo passaggio in Ferrari non fu come avrebbe voluto. I tifosi italiani lo accolsero alla grande, purtroppo i risultati non furono quelli sperati. Due anni di gioie e aspettative deluse quelli a cavallo tra il 1989 e il 1990, dove subito andò a centrare un super successo in Brasile, con un mezzo innovativo e particolarmente competitivo. La Ferrari 640 F1 successivamente ribattezzata F1-89, progettata da John Barnard che era anche la prima della Casa di Maranello con il cambio al volante, detto anche cambio semiautomatico. Al Jacarepaguà l’inglese vinse la prima gara della stagione, infiammando i cuori dei tifosi italiani e anche britannici. Il “tricheco” Mansell faceva sognare e sul podio brasiliano fu inseguito e accompagnato dalla McLaren di Alain Prost che si aggiudicò il terzo titolo di Campione del Mondo al termine del 1989. Purtroppo, poi la stagione non si rivelò così brillante come durante la prima gara per Mansell e la Ferrari. E tra i mille aneddoti di quel Gran Premio, mi piace ricordare l’inedita situazione di un’intervista del grande Giorgio Piola, proprio a Nigel Mansell, come ha raccontato in Formula Zeta, il podcast di Mauro Pibiri. Situazione impensabile ai giorni attuali, ma che regalava un fascino tutto particolare a quella Formula Uno. In quegli anni i quotidiani erano chiaramente la forma più importante e quasi unica di comunicazione, soprattutto se le notizie arrivavano da così lontano. E proprio in quel frangente Piola lavorava per la Gazzetta e, poco prima delle prove, era stata decisa una doppia pagina con i due piloti McLaren e Ferrari che si facevano conoscere un po’ meglio, in attesa di vedere la gara stessa e il risultato in pista. Dei due inviati in pista per il quotidiano sportivo uno era appunto Giorgio Piola. Ma Mansell non si vedeva e la pagina doveva essere riempita. Ormai mancavano pochi minuti all’inizio e dell’inglese neanche l’ombra, sino a quando con casco e tuta, apparve la sua camminata un po’ goffa e dall’andatura strusciante all’uscita del box. Piola preso un po’ in contropiede, dato che aspettava di vedere Nigel almeno senza casco, fece riferimento al capoufficio stampa Ferrari, dicendogli che era in difficoltà e doveva necessariamente chiudere la pagina. Bastò un gesto come a dire di seguirlo e Nigel già seduto in macchina con le cinture allacciate, tranquillamente rispose a tutte le domande di Giorgio appoggiato alla sua ruota anteriore. Domande anche abbastanza lontane dal momento topico di concentrazione che avrebbe dovuto essere quello di un pilota seduto nella sua monoposto. “Quale film per te è il più bello? Che musica preferisci? Cosa ti piace mangiare?...” e via di questo passo. Cortesemente da buon gentleman e anche perché Piola gli stava simpatico, Nigel esaurì ogni singola risposta e poi alzò la mano sinistra con il classico gesto di accendere il motore e partì, portando a casa il primo successo Ferrari, targato Nigel Mansell. A Giorgio Piola, rimase solo correre al primo telefono disponibile per dettare in Italia il pezzo.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Nigel Mansell raccontato ai giovani